1964, Giuseppe De Santis.
E' vero, c'era questa nomea. Bella, ho volutamente scritto il titolo in un maiuscolo che vuol essere auspicio e speranza. Forse c'è ancora chissà, nonostante bunga bunga, fascisti e razzisti, tutti insieme al governo fino a poco tempo fa. Non lo so oggi, ma allora c'era. Eravamo spaghetti, pizza, mandolino, poeti e naviganti, ma fondamentalmente operai e contadini, Brava Gente certo, come lo erano gli operai e contadini sovietici che ci videro invadere il loro paese a rimorchio dei tedeschi.
La Brava Gente è uguale dappertutto, non ha nazionalità, è una Classe nobile e sovranazionale, non capisce la guerra anche se la deve combattere. Capita che un italiano vuol dare del pane a un russo prigioniero dei tedeschi e da un tedesco viene ostacolato brutalmente, ma l'italiano per quanto piccolo fisicamente gli salta addosso e lo prende a testate fin quasi ad ammazzarlo, alleato militarmente ma non complice di quel comportamento. Capita che un soldato-contadino italiano vede grano da mietere a perdita d'occhio e vorrebbe aiutare la raccolta prima che le pioggie lo rovinino ma sente rispondersi dai russi che raccoglierlo è inutile perché lo userebbero tedeschi ed italiani. Capita che un partigiano russo si mette a bere e a ridere con gli italiani che lo tengono ostaggio mentre il medico italiano va a soccorrere un russo ma il medico non farà ritorno all'ora stabilita e gli stessi compagni di goliardia impiccheranno il russo. Capita che un ufficiale tedesco lascia agli italiani, al loro "onore", il compito di fucilare dei sabotatori e tra questi c'è una bella e giovanissima ragazza, che il plotone risparmierà, e il tedesco insisterà perché venga uccisa ma l'ufficiale italiano sarà fermissimo e impavido, così la ragazza potrà fuggire nei campi di girasole. Capita che da una trincea gli italiani riescano a colpire un coniglio sulla neve e poi che dalla trincea opposta sbuchi un russo che con l'italiano faranno una specie di rubabandiera a chi riuscirà a prendere il coniglio, correranno, cadendo goffamente, cominceranno a ridere entrambi, le trincee come spalti di uno stadio a tifare, ma un idiota dalla trincea italiana sparerà al russo e dalla trincea opposta ricambieranno la cortesia...
Capitano un sacco di cose in questo lungo e meraviglioso film corale ed epico di Giuseppe De Santis, con un cast di primordine e perfetto nell'opera. Doveroso citare i principali: Andrea Checchi onnipresente in quegli anni nei film italiani che contano e sempre di smisurata bravura, il mio amato Riccardo Cucciolla qua soldato pugliese di Cerignola al solito malinconico e riflessivo, un romanissimo e vivace Raffaele Pisu, Peter Falk in un medico "gagà" napoletano ovviamente doppiato. C'è anche la splendida Tatiana Samoilova che abbiamo già incontrato qua in un altro capolavoro che parla della guerra in Russia: "Quando volano le cicogne".
Il soggetto è ricavato dalla somma di alcune testimonianze di reduci della sciagurata campagna in Russia, tra il 1941 e il '42. Le riprese effettuate sui luoghi reali che furono teatro di quelle tragedie. Un vero kolossal nel miglior senso del termine. Si vedono anche quelli che Brava Gente non sono, un branco d'imboscati che si facevano chiamare "superarditi" e che in realtà le sole azioni "eroiche" che compivano erano razzie e stupri nei villaggi messi a sacco. Erano i degni sodali dell'infame duce che comodamente stava a Roma. C'erano anche quelli, e ci sono ancora. Alcuni, privi persino del senso della vergogna, li vogliono persino celebrare lo stesso giorno in cui si festeggia la liberazione. Per questa gente ho già speso troppe parole. Però erano e sono italiani anche quelli, non dimentichiamolo.
E' così bello questo film, talmente perfetto, che non riesco nemmeno a dire due parole sulla pur eccellente tecnica rappresentativa. Mi devo rassegnare: non sono un critico. L'emozione su di me ha sempre il sopravvento. Due ore e mezza e ti paiono poche, non un momento di noia, non una frase o dialogo inutile. Vorrei scriverne per ore, scena per scena, ma non ne ho il tempo.
Mi ritaglio "un angolo" sulla scena che vedete rappresentata nella locandina qui a dx, e perdonate lo spoiler ma non temete, io l'ho riguardata non meno di 5 volte e potevo continuare ancora a lungo... La ragazza risparmiata dal plotone che dicevo prima, scappa in un campo di girasoli e viene inseguita dal soldato-contadino che citavo. Sono entrambi massima espressione di gioventù e bellezza, lui non chiede di meglio che di poter vivere in quel paradiso di terra fertile. Lei comprensibilmente prima ha paura e scappa, poi capisce, gli si affida, lo abbraccia. Un amore che sboccia in piena guerra con dei sogni semplici, nella difficoltà di scambiare parole, ma ne servono poche. Purtroppo arriverà una raffica da un aereo, fulmine a ciel sereno in quel momento d'idillio, e il ragazzo sarà involontario scudo per lei... ti viene da urlare "Noooooo!!!" con la ragazza. Tra le scene più strazianti che abbia mai visto, ti si ferma il cuore, ti nasce un odio per la guerra incontenibile. In questo senso è molto educativa.
Olimpo in excelsia, senza indugi. Visione godibile anche più e più volte.
Buon 25 Aprile a tutti.
Robydick
Magazine Cinema
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