Posted on novembre 6, 2011 flavia
Nel suo discorso Bersani fa spesso riferimento in modo più o meno esplicito al concetto di “Italiani brava gente“. Come nasce questo epiteto?
L’espressione “Italiani Brava Gente” nasce nell’inconscio popolare nel 1964 quando viene prodotto il film dallo stesso titolo in una straordinaria coproduzione italo sovietica (sarebbe meglio dire PCI-PCUS). Il titolo russo è infatti Они шли на Восток. La storia narra della campagna di Russia dell’Armir attraverso le vicende di un contadino emiliano, un idraulico romano, un minatore pugliese e un colonnello (mi pare campano, ma non sono sicura. Io il film lo vidi allora.). Tra gli episodi due soldati italiani salvano una partigiana russa dai tedeschi che volevano fucilarla. Il film, vista la coproduzione, era un manifesto del PCI che doveva sdoganare (con l’aiuto dell’URSS che si era appena liberata di Chruščëv) l’immagine dell’Italia. Fu in quel periodo, quando erano già cominciati a venir fuori i misfatti di Stalin, che cominciarono a fare capolino le cosiddette vie nazionali al socialismo di cui Tito era considerato un antesignano. Oltre a tutto al PCI serviva differenziarsi dal SED, il Partito comunista della DDR, che aveva appena fatto costruire il muro di Berlino. Per rendere appetibile la sua immagine popolare cominciò allora una revisione storica per cui gli Italiani erano appunto “brava gente” da sostituire alle precedente vulgata del periodo partigiano per cui l’esercito italiano era “s’agapò” un termine greco che significa “ti amo” e che bollava i soldati italiani come stupratori (lo so perché la mia prof di italiano del ginnasio, rifugiata in quanto antifascista in Grecia e poi in Bulgaria prima e durante la guerra, ce lo spiegò molto chiaramente). Il concetto di “Italiani brava gente” differenziava in modo quasi “razziale” gli italiani dai tedeschi. I primi erano naturalmente persone “di cuore”, i secondi irrimediabilmente nazisti (e le bombe in Alto Adige/Sud Tirol favorivano dal punto di vista italico il concetto). Ricordo che negli anni Cinquanta e Sessanta c’era nei confronti dei tedeschi in odio “razziale” da parte dei militanti del PCI, una cosa che mi disturbava parecchio in quanto la sentivo in contraddizione col mio antirazzismo. I pochi cattivi italiani erano ovviamente “camice nere”. L’idea era anche di far passare la vulgata che la Resistenza era stata un fenomeno di massa presso i giovani (ovvero quelli della mia età che all’epoca avevano circa 15 anni e che poi avrebbero fatto il Sessantotto). Peccato che a casa io mangiavo pane e avventure di guerra tutte le sere visto che mio padre (che portò due camion di armi alla neonata brigata Garibaldi della Carpegna pochi giorni dopo l’8 settembre) e mia madre ci raccontassero come era andata veramente. Col procedere delle teorie delle via nazionali al comunismo la teoria degli “Italiani Brava Gente” si raffinò per sfociare nella famosa “differenza antropologica dei Comunisti“, teorizzata da Berlinguer negli anni Settanta. Considerando che il modello del PCI degli anni Sessanta e Settanta era la Romania di Ceausescu mi viene da piangere. Ora il povero Bersani è rimasto ad allora, al fatto che il Comunismo che ha dato una tragica prova di sé ovunque abbia preso il potere, da noi sarebbe stato e sarebbe diverso vista la “differenza antropologica dei comunisti italiani” (e questo è anche un bel tié agli ex margheriti perché la teoria di Berlinguer aveva il corollario non dichiarato che i democristiani erano antropologicamente corrotti). Il concetto viene ribadito perché a fronte di un Partito Comunista Cinese (il cui appeal qui in occidente ha uno “spread politico” rispetto agli USA di 1 miliardo), di Rifondazione, PCdI e anche SEL che si richiamano al Comunismo, è importante tranquillizzare. E’ vero che il concetto ha attecchito sia in Italia che all’estero grazie a una accurata censura, a un accanito revisionismo storico e a una diffusa propaganda tramite i media e soprattutto Cinecittà. Il pressapochismo un po’ vigliacco e l’atteggiamento alla Sordi /Verdone è l’idea che hanno gli stranieri degli Italiani e solo le attuali missioni di pace (soprattutto l’Iraq 2 e l’Afganistan) hanno cominciato a intaccare questo discredito di cui soffre l’Italia. Per gli stranieri Berlusca è solo l’epitome del carattere italico, la rappresentazione più pura del carattere italiota cosa che ha di fatto detto Obama quando ha fondamentalmente detto che non conta chi è al governi in Italia, ma che il problema è l’Italia in sé. Che poi il concetto di “Italiani brava gente” faccia a cazzotti col fatto che la Mafia, la N’drangheta e la Camorra siano considerate tra le organizzazioni criminali più feroci e il fatto che gli italiani siano tra i mercenari una delle nazionalità più presenti e stimate (solo di poco inferiori ai balcanici, ma di gran lunga più apprezzati dei tedeschi, oggi) è un fatto che sarebbe degno di una seria analisi antropologica (e psichiatrica se si parla di partiti e persone).