Mario De Biasi – Gli italiani si voltano – Milano 1954
“La servitù, in molti casi, non è una violenza dei padroni, ma una tentazione dei servi”. Indro Montanelli
Taluni osservano, in parte a ragione, che in quanto italiani non siamo in grado trasmutare l’indignazione nella necessaria e conseguente azione a coronamento della stessa. Buoni solo a parlare, a dar sfogo al piagnisteo, arte a dir poco patetica e inconcludente.
Taluni, obiettano, in parte a ragione, che in quanto italiani non abbiamo la cultura, né la formazione alla rivoluzione essendo avversi alla violenza, cedendo alla forzata attesa, fin’anche all’estenuante sopportazione del sopruso, qualunque sia la sua origine.
Le risposte degli italiani, così, sarebbero naturalmente ponderate, non tanto per saggezza, quanto piuttosto per una sorta naturale indolente sopportazione e abitudine all’utile servilismo. L’attesa del paradiso resta un’attesa utile, alle finanze come all’arte.
Gli italiani così sarebbero come alla sommità di bivio, accomunati da un’unica lingua e una duplice natura. Spesso accade che i due fenotipi coincidano, come in una sorta di schizofrenico sdoppiamento della personalità.
Chi dunque vincerà difronte al disastro economico e sociale che ci rende ostinatamente servili, allo stesso tempo indolenti, piagnoni inconcludenti, pazienti al sopruso, riluttanti alla violenza, instancabili sognatori, incredibili artisti e indefessi inventori, tanto da essere ciclicamente fottuti dal peggiore degli imbonitori e pur sempre pronti a ricominciare daccapo?
Giunti a questo punto (l’ennesimo), un po’ di sana cattiveria, una buona dose di (auto?)ironia, non guasta. E magari aiuta a meglio sopportare e digerire l’amaro boccone, quando ce ne dovesse essere bisogno.