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Italiani, facciamoci un quorum

Creato il 12 giugno 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Italiani, facciamoci un quorum Oggi non c’è nulla da scrivere, da dire né da commentare. Oggi è un giornospeciale. Potrebbe essere la tempesta perfetta o un timido refoluccio che spira nel confessionale. Dipende solo da noi fare in modo che si trasformi nell’uno o nell’altro. La procedura è elementare. È sufficiente alzare presto il culo dal letto, infilarsi le ciabatte, accendere la moka, una doccia veloce, una rapida passata di dentifricio, un sorso di colluttorio, infilarsi il primo capo di vestiario utile a coprire nudità che in qualche caso potrebbero essere imbarazzanti, ricordarsi di prendere la tessera elettorale, uscire di casa, recarsi al seggio più vicino, farsi consegnare le schede dagli scrutatori e mettere una croce sui 4 “Si” che la Zecca dello Stato (che notoriamente non è un insetto nonostante Gasparri) ha stampato accanto ai “No”. Non sovrapponete le schede perché sono fatte con carta copiativa, questo significa che marchereste inevitabilmente anche quelle sotto. Il risultato sarebbe un voto nullo. Basta un minimo di attenzione, il resto lo capirebbe perfino Brunetta. Usciti dal seggio iniziate a rompere le palle ai vostri amici, nemici, parenti, lattai, idraulici, suocere e nuore, fratelli e sorelle, mamme e papà, amanti, concubine, colf e badanti solo se in possesso della cittadinanza altrimenti fatele dormire, sagrestani e catechisti, preti e suore, diaconi e frati (basta ricordare loro quello che ha detto il Papa e il gioco è fatto), vigili urbani e notturni, infermieri a fine turno, le entreneuses che incontrate all’uscita del night e i vostri conoscenti che sono già al mare. A questi ultimi ricordate che se vanno in Versilia, presentando al bagnino la tessera elettorale timbrata avranno diritto a una giornata gratis di ombrellone e lettino. È importante, anzi importantissimo, andare a votare subito, già in mattinata. Una buona percentuale all’ora di pranzo potrebbe invogliare i recalcitranti e solleticare la prerogativa tutta italiana di salire sul carro dei vincitori. Gli abitanti del nostro paese sono persone incredibili. Un po’ pecore e un po’ pirla amano tifare per il più forte salvo prenderlo a sassate quando diventa un po’ meno forte. Dare un segnale che a votare si va, e si va in tanti, potrebbe costringere le pecore a uscire dall’ovile e, per la prima volta, andare a brucare in un prato dove non sorgerà mai una centrale nucleare, dove potrebbero abbeverarsi senza pagare il gestore dei servizi idrici e, ma questa è un po’ più difficile, sancire almeno per i prossimi cinque anni che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge. Perché dobbiamo andare a votare? Perché l’acqua, l’aria e la legalità sono beni imprescindibili, perché non siamo pecore né pirla e infine perché una spintarella a Silvio ogni tanto dobbiamo pur darla. Cittadini un po’ distratti si, protagonisti passivi del bunga bunga no.
PS. Si vota anche lunedì ma per le ragioni che abbiamo scritto, è meglio farlo oggi.

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