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Italiani! I cinquestelle e il fascismo

Creato il 06 marzo 2013 da Brizigrafo @brizigrafo
Italiani! I cinquestelle e il fascismo  Principi enunciati da Benito Mussolini il 23 marzo 1919 all'atto di fondazione dei Fasci Italiani di Combattimento durante l'adunata di piazza San Sepolcro a Milano
Scriveva Norberto Bobbio nel libro Dal fascismo alla democrazia. "In un articolo del 23 marzo 1921 Mussolini lo proclamava senza veli: «Il fascismo è una grande mobilitazione di forze materiali e morali. Che cosa si propone? Lo diciamo senza false modestie: governare la nazione. Con quale programmi? Col programma necessario ad assicurare la grandezza morale e materiale del popolo italiano». E seguitava: «Noi non crediamo ai programmi dogmatici... Noi ci permettiamo il lusso di essere aristocratici e democratici, conservatori e progressisti, reazionari e rivoluzionari, legalisti e illegalistí, a seconda delle circostanze di tempo, di luogo, di ambiente». E concludeva: «Com'è buffo, assurdamente buffo, l'onorevole Turati, quando s'intestardisce nella incomprensione bestiale del movimento più interessante e originale che la storia del nostro paese ricordi».
Scrive, sul suo Blog, Roberta Lombardi, neocapogruppo alla Camera dei Cinquestelle:«Prima che degenerasse, il fascismo aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello Stato e la tutela della famiglia»
Si rifà all'atto costitutivo del fascismo presentato il 23 marzo 1919 a Milano in piazza San Sepolcro. Un programma che affonda le radici nei trascorsi socialisti di Mussolini e dei suoi primi sostenitori.
Non so se la venatura sansepolcrista della Lombardi nasconda più o meno inconsce simpatie neofasciste come sostengono taluni. Certamente una tal superficialità d'analisi non fa onore al capogruppo del partito-nonpartito con il più alto numero di deputati eletti.
Ciò che conta, infatti, è la storia successiva del fascismo, che non tutti conoscono anche perché a scuola in genere non si studia. Almeno fino alla fine degli anni '60, il fascismo è stato una specie di tabù e se ne parlava come di una parentesi. Si andava poco più in là dal dire che aveva condotto alla guerra, però aveva anche bonificato le paludi Pontine.
L'inconsapevolezza della storia è condivisa da larga parte delle generazioni che fanno riferimento a Grillo. Attenzione perché il problema non è soltanto dei giovani, ma si estende ormai fino ai sessantenni ed oltre. Tutti coloro insomma che, nati dopo la fine della guerra, il fascismo non hanno vissuto se non di riflesso, nei racconti altrui, e non hanno mai avuto interesse ad occuparsene. Come meravigliarsi di tanta disinformazione? Molti che dal fascismo erano stati coinvolti rimasero ai loro posti anche dopo la sua caduta, a partire dai professori universitari. E anche funzionari, magistrati, giornalisti, uomini di cultura, artisti assai compromessi confluirono senza traumi nella DC, quando non si professarono addirittura antifascisti e di sinistra. Brutte storie rimosse, di un passato ormai remoto. L'epopea partigiana, sul cui carro salirono in molti, apparteneva in realtà a pochi che ne andavano giustamente orgogliosi.
Gli epigoni hanno costruito nel tempo un antifascismo di maniera ormai stucchevole e disertato dai più che può davvero aprire la strada a brutte sorprese.
Questo è magari il pericolo vero insito nei movimenti di protesta.
Personalmente sono propenso a dare maggior credito agli eletti cinquestelle. Vediamo quali dei loro condivisibili punti riusciranno a realizzare e a cosa condurrà la loro volontà di cambiamento.
Troppi hanno già emesso sentenze definitive nei loro confronti.


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