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ITALICA NOIR - Dossier Cirillo

Creato il 21 settembre 2014 da Redatagli
ITALICA NOIR - Dossier Cirillo

Sigle in causa:

SISMI – Servizio Informazioni e Sicurezza Militare.
NCO – Nuova Camorra Organizzata.
BR – Brigate Rosse.
DC – Democrazia Cristiana.

Primavera del 1981. Al carcere di Ascoli Piceno si presentano uomini dei servizi segreti, chiedono al direttore di poter parlare con urgenza con Raffaele Cutolo, superboss camorrista, fondatore e generalissimo della NCO, la Nuova Camorra Organizzata, un’impresa criminale che conta tra le sue fila un esercito di 7.000 tra guappi, fiancheggiatori, sicari, dipendenti di malavita.
Ma che vogliono quegli strani sbirri da Don Raffaele?

L’assessore regionale ai lavori pubblici della Campania, Ciro Cirillo della Democrazia Cristiana, è stato rapito. Un commando brigatista agli ordini di Giovanni Senzani, compagno capo della colonna napoletana della formazione clandestina marxista leninista, ha teso un agguato al politico appena entrato nel garage di casa.
L’assalto è coi grilletti premuti; muore il brigadiere di scorta, muore l’autista, il segretario di Cirillo cade gambizzato. L’assessore è nelle mani delle BR.

ITALICA NOIR - Dossier Cirillo
Comunicato N°1 BRIGATE ROSSE PER IL COMUNISMO – COLONNA DI NAPOLI.
Chi è Ciro Cirillo è presto detto: questo boia rappresenta la continuità del partito-regime DC nella Regione Campania. Contro la ristrutturazione del mercato del lavoro. Contro la deportazione dei proletari requisire le case sfitte dei padroni.

Non succede come per Aldo Moro, non si adotta la linea dura, inflessibile e sorda, che si barrica nel diktat che coi terroristi non si tratta mai. No, questa volta è diverso.
La DC ora vuole la trattativa per il suo uomo. Sussurri nelle anticamere del potere, bisbigli tra i potenti, Ciro Cirillo deve vivere. Nulla deve essere lasciato intentato, costi quel che costi, anche se si tratta di chiedere un intervento a chi non si può chiedere.
Si sa, in quegli agitati anni di piombo politico e criminale, che chi comanda nelle strade di Napoli è uno. Il suo nome è Raffaele “O’ Professore” Cutolo, boss supremo della Nuova Camorra Organizzata, una piovra ingrassata dal contrabbando di sigarette, dall’estorsione, dagli appalti, dall’eroina e dalla cocaina.
Nonostante sia stato sepolto in galera con una sfilza d’ergastoli, il Professore di Ottaviano riesce a comandare benissimo la truppa attraverso un’organizzazione efficiente, piramidale, spietata. Le sbarre sono la sua stanza dei bottoni, il carcere il suo castello.
Alcuni DC, coadiuvati da funzionari del Ministero degli Interni ed elementi dei servizi, pensano - e non a torto - che se qualcosa può esser fatto per l’amico Ciro è in quel ambiente che si deve tentare.

Il tavolo della trattativa – Super Carcere di Ascoli Piceno. Partecipanti:
Francesco Pazienza. Strano figuro. Cercando un primo contatto per la trattativa, avvicina il braccio destro del Professore, Vincenzo Casillo.
Pazienza è un faccendiere. È anche un consulente del SISMI, i servizi segreti militari.
È tirato in ballo, a torto o ragione, per le più tenebrose vicende dell’epoca. Quindi Banco Ambrosiano. Quindi Mehmet Ali Ağca e l’attentato a Giovanni Paolo II. Quindi strage alla Stazione di Bologna.

Giuliano Granata. Amico e segretario particolare dell’assessore Cirillo. È lui che si fa portavoce per la richiesta di liberazione del sequestrato al cospetto di Cutolo.
Rappresenta il rapito ma è anche ambasciatore  di chi vuole rimanere nell’ombra, di chi non si vuol sporcare le mani, degli amici della corrente democristiana di cui fanno parte lui e il suo superiore.

Gli “sbirri.” Agenti del SISMI [ - ARCANA INTELLEGO – motto sullo stemma che raffigura una torcia]. Garanti della contropartita, emissari dei generali Giuseppe Santovito e Pietro Musumeci. Un nome di persona emerge, ma con punto interrogativo: Adalberto Titta?
Un nome di un gruppo spionistico viene fuori da scatole cinesi, da stanze segrete all’interno di strutture a loro volta segrete, il mistero custodito a doppia mandata dentro il mistero, ma con tre punti interrogativi: Noto Servizio – L’Anello???

ITALICA NOIR - Dossier Cirillo
Raffaele Cutolo. Il suo potere nelle carceri è assoluto e non si discute. Manda i due suoi uomini più fidati a portar un’ambasciata che non si può rifiutare ai capi storici delle BR rinchiusi nel carcere calabrese di Palmi, gabbio dedicato ai terroristi. 
O’Professore, tempo dopo, dirà durante un processo: Io ho mandato a dire, a questi BR che stavano a Palmi, che subito dovevano rilasciare il dottor Cirillo, perché lo desideravo io, sennò ci sarebbero state rappresaglie da me e dai miei uomini contro di loro.

Vincenzo “O’ Nirone” Casillo. Braccio destro di Cutolo. Longa manus del boss, esercita le direttive sul territorio che dalla prigione gli vengono fornite. Camorrista anomalo, quando si affilia spontaneamente alla NCO non è un pregiudicato o assassino come i colleghi. Figlio di un industriale, va in visita a Don Raffaele offrendogli parte della sua azienda in cambio di protezione.
Intelligente e scaltro, riesce a tenere insieme la grande organizzazione criminale in quegli anni di feroce guerra con i rivali della NF- Nuova Famiglia (guerra che causerà centinaia di morti ammazzati).
Secondo un pentito, è lui che uccide Roberto Calvi, il Banchiere di Dio e del Banco Ambrosiano, appendendo poi il corpo sotto il ponte dei Frati Neri di Londra.
Muore fatto a pezzi da una bomba piazzata nella sua golf verde metallizzata. La compagna dirà che è Vincenzo è stato eliminato per il suo coinvolgimento nell’esecuzione di Roberto Calvi.
La compagna di O’Nirone verrà ritrovata in un blocco di cemento un anno più tardi.

Corrado Iacolare. Luogotenente di Don Raffaele e generale dei cutoliani. Gli danno un tesserino dei servizi segreti con cui entra, come e quando vuole, dalle supercarceri per conferire, ricevere ordini, comandare.
Passepartout prezioso, bacchetta magica per aprire porte inviolabili.

Al problema del rapimento si trova la giusta soluzione, la più ovvia: i soldi, tanti. Ufficialmente un miliardo e quattrocentocinquanta milioni di lire alle BiErre. Non ufficialmente di più (molti di più, il doppio e oltre), considerata anche la stecca per il servigio di Don Raffaele. Soldi della famiglia Cirillo rimpolpati da una generosa colletta di amici, e di amici di amici.
Senzani si fa due conti in tasca e rinuncia all’esecuzione rivoluzionaria.
Meglio nu ciuccio vivo, ca nu duttore muorto.

Dopo ottantotto giorni di prigionia del popolo, l’assessore campano viene rilasciato all’alba in periferia di Napoli. Viene raccattato da un’autopattuglia della Polstrada.
In questi casi, a meno che il liberato non necessiti di urgenti cure mediche, la prassi è di accompagnare il soggetto immediatamente in questura per essere ascoltato dalle autorità.
Questo avviene di solito. Non la mattina del 21 luglio 1981. L’auto poliziotta corre verso il commissariato. Quattro altre pantere la braccano a sirene spiegate e la bloccano in strada.
Un funzionario di polizia, Biagio Giliberti, figlio del Senatore della Repubblica Giuseppe Giliberti, intima agli agenti di consegnargli subito il passeggero. Ciro Cirillo viene portato a casa. Oltre ai famigliari, i primi ad accoglierlo sono Antonio Gava e Flaminio Piccoli.
Ciro abbraccia Antonio, figlio d’arte di un tredici volte ministro, lui stesso sette volte ministro, sacerdote della corrente DC cosiddetta “dorotea”: ergo, alti prelati, alti industriali, alti maneggioni.
Ciro abbraccia Flaminio, segretario del partito. Ciro si rifiuta di rispondere alle domande degli inquirenti, il medico dice che è sotto shock.

Tutto qui? No. La Storia sbircia dietro il sipario a scrutare nel mistero.
Pertanto, Signori, i retroscena:

 

  • Il cubo di Gava. Antonio Gava possiede un superbo appartamento in Via Petrarca a Napoli. Il panorama sul Golfo è mozzafiato. Nel salone, gran parte dello spazio è occupato da un cubo bianco.
    Un cubo bianco?
    Sì, una strana struttura che sembra esser uscita dagli studi cinematografici di
    2001 Odissea nello Spazio. Il cubo bianco ha due pareti scorrevoli. Dentro si può parlare tranquilli, ci si può riunire al sicuro, blindati dal resto del mondo e senza il rischio di cimici curiose.
    Là dentro si fanno chiacchierate segrete, là dentro vengono invitati imprenditori e capitani d’industria per far la colletta per l’amico sequestrato.
    Oggi chiedo a te, domani do io a te. 
    È un mondo dove i favori non si fanno MAI gratis. Un aiuto oggi significa un appalto domani.
    Il terremoto dell’Irpinia è tragedia fresca, c’è da ricostruire, da investire, da mangiare.
  • ITALICA NOIR - Dossier Cirillo
    Senzani non la conta giusta.
    Giovanni Senzani, dopo l’arresto di Mario Moretti, è alla guida delle Brigate Rosse, formazione in declino e decimata da arresti ma per nulla vinta, al contrario, ora è nella fase isterica, violentissima; i BiErre sono vespe arrabbiate.
    Senzani e banda adottano la strategia meridionale, vorrebbero catturare l’attenzione e la simpatia delle fasce più povere della popolazione del sud, il sottoproletariato napoletano in primis. I nuovi migliaia di senzatetto del nuovo terremoto potrebbero essere il possibile bacino di fiancheggiatori nella rinnovata lotta armata.
    Nel frattempo però, prima che la rivoluzione d’ottobre vesuviana si scateni, la fetta del riscatto miliardario del bandito finisce in un conto svizzero.
    Senzani, Senzani … ma chi sei tu? Prima di immergersi nella clandestinità, Giovanni fa il criminologo ed è pure consulente per il Ministero di Grazia e Giustizia. Ha contatti con Hyperion, la scuola di lingue in Quai de la Tournelle, 27, Parigi.  
    Hyperion è il punto di incontro per guerriglieri e bande armate di mezzo mondo.
    Hyperion è conosciuta dalle grande sigle dello spionaggio internazionale.
    Hyperion è un tassello di un grande mosaico oscuro dove i giochi si fanno prima doppi e poi anche tripli.
  • Raffaele Cutolo lamenta il mancato rispettare dei patti. Dopo l’intercessione ha ricevuto come premio un soggiorno a vita al carcere dell’Asinara.
    Tutti quegli organi dello Stato con le loro promesse di assoluzioni e trattamenti di favore, dopo che l’indignazione per la stretta di mano scellerata è divenuta di pubblico dominio, hanno fatto passi indietro per proteggersi, minimizzando, negando, dimenticando.
    Il Conte di Montecristo non fuggirà dall’Asinara.
  • Ciro Cirillo ha oggi 93 anni. In un’intervista dichiara:
    Signore mio, glielo dico subito, io non le racconterò la verità del mio sequestro. Quella, la tengo per me, anche se sono passati ormai venti anni.
    Sa che cosa ho fatto? Ho scritto tutto. Quella verità è in una quarantina di pagine che ho consegnato al notaio. Dopo la mia morte, si vedrà.
    Ora non voglio farmi sparare - a ottant'anni, poi! - per le cose che dico e che so di quel che è accaduto dentro e intorno al mio sequestro, dopo la mia liberazione...".
    (Da Repubblica 12 aprile 2001).

La Storia ha pazienza, sappiamo aspettare.

Federico Mosso
@twitTagli 

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