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ITALICA NOIR - Ludwig odia

Creato il 07 settembre 2014 da Redatagli
ITALICA NOIR - Ludwig odia

LA NOSTRA FEDE È NAZISMO
LA NOSTRA GIUSTIZIA È MORTE
LA NOSTRA DEMOCRAZIA È STERMINIO
GOTT MIT UNS

Dal 1977 al 1984, 28 omicidi vengono commessi e rivendicati dalla misteriosa sigla Ludwig, un’anomala ma feroce organizzazione di ispirazione neonazista.
Una banda che agisce di notte, con violenza brutale, le cui motivazioni, al di là di una confusa fede nel nazionalsocialismo più oltranzista, appaiono spesso oscure. Una setta di assassini. Il fine è la purificazione, il fuoco e il ferro sono il mezzo.

L’epilogo delle gesta carnefici si compie a carnevale del 1984. Alla discoteca “Melamara” nella provincia di Mantova c’è una festa in costume. Dentro, centinaia di giovani si divertono.
Due Pierrot, inquietanti e in disparte, guardano gli altri ballare con quelle sinistre maschere tristi, due mimi malinconici con lacrima nera sui volti bianchi immacolati.
I Pierrot hanno dei borsoni, dentro i borsoni portano la benzina purificatrice. Uno di loro va alla toilette, apre il borsone, estrae la tanica di benzina, versa il liquido dentro la sacca e ne fora il fondo per fare uscire uno zampillo incendiario. Il Pierrot cammina tra la folla danzante, la moquette è imbrattata. Il progetto di soluzione finale è di circondare la folla danzante nella pista in un cerchio di fuoco. Intrappolare i giovani come topi.
L’odore però è forte, il buttafuori se ne accorge, il dj invita con il microfono a uscire dalla sala. I due pierrot vengono fermati dalla folla, pestati a sangue, immobilizzati, arrestati.
Gli inquirenti non hanno dubbi. Hanno messo le mani su Ludwig, il serial killer incarnato in due ragazzi. Dietro la maschera di Pierrot ci sono le facce e i nomi di Wolfgang Abel e Marco Furlan.

ITALICA NOIR - Ludwig odia
Il primo Pierrot, Abel. Quasi venticinquenne; laureato in matematica con 110 e lode. Nato a Monaco da una facoltosa famiglia dell’alta borghesia. Il papà è uno dei massimi dirigenti di una compagnia d’assicurazione tedesca con forti interessi in Italia.
Vive nella provincia di Verona con la famiglia, in una bella casa. Ama la filosofia, la musica classica, la natura. Odia le discoteche, odia anche molto altro. Discoteca = luogo di perdizione = il covo del nemico.
Il secondo Pierrot, Furlan. Laureando in fisica, 24 anni appena compiuti. Originario di Padova. Viene da una famiglia per bene. Il padre è primario a Verona. Sempre eccellente negli studi. È magro ed affusolato. Segue Wolfgang con sincera fedeltà e amicizia indiscussa.
Il legame tra i due è profondo. Viaggiano assieme. Stanno da soli, poco interessati alle ragazze, sono diversi dai loro coetanei, si fabbricano un mondo loro.
Formano un gruppo chiuso ermeticamente dall’esterno, una setta a due. Danno vita a Ludwig, il mostro, il Frankenstein personale cucito e plasmato nella paranoia e nell’onnipotenza. Ludwig non prova sentimenti, Ludwig non ha nessuna considerazione per gli altri. Ludwig odia il mondo.
Ludwig è giudice e boia.

Movente della crociata: riportare la società e il mondo verso un ordine morale di rigore medievale. L’ estrema destra c’entra poco, semmai è una degenerazione del nazismo, l’estremo che si fa ancora più estremo in una visione di morte in menti frustrate, perfide, sadiche, rancorose; l’odio.
Il mondo va ripulito, pensano; loro sono gli spazzini dell’immondizia della società, cacciatori notturni di subumani. I parassiti sono da schiacciare senza esitazione, senza scrupoli di coscienza, con ferrea determinazione.
La svastica è solo una maschera come quella di Pierrot. Non ci sono obbiettivi politici ma la missione è morale. Il nazismo è un elemento estetico, un orpello di tenebra, un tatuaggio psicopatico a richiamare miti e forze oscure dal cupo passato. Punto primo: ricerca dello scopo; punto secondo: individuazione del nemico; punto terzo: sterminio del nemico.

Il primo omicidio avviene il 25 agosto del 1977 a Verona. Un barbone dorme nella sua casa, che è una Fiat 126. Quattro bombe molotov gli danno la sveglia. Morirà una settimana più tardi. Scherzo macabro del destino perfido: il poveretto viene messo nel reparto gravi ustionati dove il primario è il padre di Furlan.
Il 19 dicembre a Padova Ludwig bracca la sua nuova preda. Sceglie un sommelier omosessuale per sfogarsi. Lo bastonano e lo finiscono con due coltelli da cucina, rimasti conficcati nel corpo della vittima nella schiena e dietro il collo, sotto la nuca.
Il terzo omicidio, compiuto a Venezia il 12 dicembre 1979, è sceneggiatura horror. Un giovane tossico gay viene avvicinato. Lo infilzano una prima volta in una piazza del centro. Tenta di fuggire la vittima per la città spettrale, deserta; è una scena gotica, tra calli, corti, piazze circondate da canali di acqua gelida. La fuga è disperata, e dietro, due ombre ringhianti, spettri usciti dalla notte con pugnali proiettati dalla fioca luce dei lampioni sui muri della Serenissima che galleggia nella nebbia.

ITALICA NOIR - Ludwig odia
La prima rivendicazione sotto forma di volantino scritto a mano arriva nel novembre 1980. Ludwig si presenta a poliziotti e mass media. Prima di allora gli omicidi non avevano catturato l’attenzione degli investigatori che mai avrebbero pensato, fino a quel giorno del primo volantino decorato con svastica, che la firma fosse la stessa.
I pezzi del puzzle cominciano ad assemblarsi, il disegno nero prende forma.

L’ORGANIZZAZIONE LUDWIG SI ASSUME LA RESPONSABILITÀ DELLE SEGUENTI UCCISIONI

Un’attempata prostituta zoppa adesca Ludwig una tarda sera del 20 dicembre 1980. Viene massacrata a colpi d’accetta.
Salto di qualità nel maggio 1981 a Verona. Ora i serial killer cercano la strage. Una vecchia casamatta austriaca è una tana di tossicomani. Gli ospiti del rifugio del buco sono forse troppo fatti per accorgersi del forte odore di benzina rovesciata sulle loro coperte cenciose. Muore un diciassettenne bruciato vivo.

L’estate successiva due frati camminano a Vicenza, nella sera d’estate. Gli assassini piombano alle loro spalle, lupi con i martelli che usano per fracassare loro i crani. I due frati avevano peccato in passato, peccati di natura sessuale, erano sporchi per Ludwig.

IL FINE DELLA NOSTRA VITA È LA MORTE DI COLORO CHE TRADISCONO IL VERO DIO

Il 26 febbraio 1983 un prete passeggia fuori da una chiesa dopo la messa. Viene preso a martellate e finito con un punteruolo conficcato nel collo. Dettaglio macabro e maniaco: sul punteruolo è incollato un crocefisso. Il sacerdote troverà la pace dopo dieci giorni di agonia. Apparteneva all’ordine dei Venturini, una congrega progressista, votata al perdono e all’indulgenza per i peccatori. La partecipazione ad un cattolicesimo moderno e comprensivo forse la sua colpa.

IL CROCEFISSO PORTA LA SCRITTA FABA

La polizia è agitata, è messa in scacco, agisce impulsiva e arresta un eccentrico professore di fisica, personaggio curioso e solitario ma assolutamente innocente. Una brutta cantonata.

Ora Ludwig vuole combinarla grossa. Va a Milano, all’ “Eros Sexy Center”, cinema porno dove il pomeriggio del 14 maggio 1983 si proietta Lyla profumo di femmina. La benzina si allarga sul pavimento in sala. Qualcuno ode uno strano rumore, un soffio.
Moquette, tende e poltrone avvampano come paglia. Gli uomini diventano torce. Il soffitto crolla.
Muoiono in sei. Sei peccatori. Sei poveri cristi.

RIVENDICHIAMO IL ROGO DEI CAZZI. UNA SQUADRA DELLA MORTE HA GIUSTIZIATO UOMINI SENZA ONORE

Ludwig va in trasferta. Ad Amsterdam un incendio doloso brucia il sexy club “La Casa Rossa” e tredici persone. La strage è probabilmente da attribuire ai due maniaci, anche se in fase processuale non è mai stata addebitata ad Abel e a Furlan. Certa però, è la firma di Ludwig sul rogo della discoteca “Liverpool” di Monaco di Baviera; una cameriera di origini italiane perderà la vita nell’attentato.

AL LIVERPOOL NON SI SCOPA PIÙ

ITALICA NOIR - Ludwig odia
L’impresa fallita dei due Pierrot alla discoteca “Melamara” sarà la fine di Ludwig e delle sue gesta truci, ma non dei suoi due protagonisti. Furlan riuscirà persino a svignarsela durante la scarcerazione per decorrenza dei termini del carcere preventivo in fase di processo d’appello. L’Interpol lo riacciufferà a Creta, dopo diversi anni di latitanza greca.
Curiosità: i suo difensori sono stati i famosi Pietro Longo e Niccolò Ghedini. Oggi Wolfgang Abel vive in un regime di semilibertà, il fine pena definitivo è prossimo anche se è considerato dai giudici un elemento ancora pericoloso. Non ha mai ammesso i suoi crimini né mostrato pentimento alcuno. Marco Furlan è invece un uomo libero (foto).

Rimane il mistero della sigla. Perché Ludwig? Nome forse ispirato dall’intransigente frate Ludovico, un personaggio del romanzo di Ignazio Silone L’avventura di un povero cristiano.
Magari è stato il film Arancia Meccanica di Kubrick ad affascinare i due, con le sue atmosfere d’ultraviolenza sulle note di Ludwig Van Beethoven. Oppure si sono avanzate ipotesi più raffinate come quella che indica l’influenza del filosofo tedesco Ludwig Klages.
Ludwig è stata la creatura di due bambini; due bambini cattivi con il loro sadico compagno di giochi. Gott mit uns, dicevano: no, non è Dio. È ben altro, è ben di peggio.

Federico Mosso
@twitTagli

Per approfondire:

  • Monica Zornetta “Ludwig. Storie di fuoco, sangue, follia”.  Dalai Editore  

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