Fefè De Giorgi si è coccolato Facundo Conte, suo prossimo attaccante in quel di San Giustino dove siederà sulla panchina dopo un anno di esilio. E come non farlo? Il 'giovane vecchio', come Fefè ha affettuosamente chiamato Facundo, ha colpito 26 volte il cuore della 'Giovine Italia' di Mauro Berruto comportandosi da miglior figlio (o parente) d'arte nella selva degli altisonanti cognomi (Conte, Quiroga, Uriarte, Travica, Zaytsev, Lasko) che popolavano il taraflex italo-argentino della prima gara del girone morbido della Final Eight di World League.
Una gara che l'Italia dei giovani ha perso fallendo la prima prova dell'esame di maturità alla quale era chiamata contro la giovane Argentina che, però, ha un anno di esperienza internazionale (World League e Mondiali) in più sulle spalle. «Prendila così, non possiamo farne un dramma», si potrebbe cantilenare adattando una frase coniata da Lucio Battisti per altre esigenze e situazioni. Di fatto, però, qualche riflessione tra il tecnico e i ragazzi sarà stata fatta. Visto che oltre alle pecche nei fondamentali a far acqua è stato l'atteggiamento di tutta la squadra... colpevolmente remissivo anche quando c'era ancora molto da tirar fuori.
Si replica tra qualche ora. Contro la Polonia dell'ex tecnico azzurro Andrea Anastasi (che qualcuno di questi giovani lo aveva tirato dentro per dare cambio ai senior) e dentro una enorme Ergo Arena che sarà tutta biancorossa. E stavolta ci sarà molto di più da tirare fuori. Perché, al di là di ogni discussione sul rientro dei 'senatori' del quale Berruto non vuole parlare ma dato praticamente per certo almeno in chiave personale da Gigi Mastrangelo in un'intervista alla Gazza con una inopportuna tempistica alla vigilia di queste finali di World League, il futuro azzurro (olimpico o meno) non potrà non costruirsi coi giovani. Che dovranno conquistarsi quel manifesto azzurro che la Fivb ha dimenticato nella galleria dei campioni...