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Beati coloro che viaggiano per trovare l'Itaca interiore

Creato il 04 maggio 2015 da Astorbresciani
Beati coloro che viaggiano per trovare l'Itaca interiore
Recentemente, durante un soggiorno a Tenerife, ho visitato il parco etnologico di Guimar, un luogo suggestivo dove il famoso antropologo norvegese Thor Heyerdahl scoprì e riportò alla luce alcune misteriose piramidi, la cui base è simile a quella delle strutture similari precolombiane ed egiziane. Heyerdahl, il grande esploratore che tutti ricordano per le sue spedizioni navali (mitica quella sul Kon-Tiki, una zattera di balsa) era il prototipo del vero viaggiatore, che coniuga la scoperta del mondo con la scoperta dei propri limiti, della propria natura più intima. Diceva che di confini non ne aveva mai visto uno ma sentiva che esistono nella mente di alcune persone. Per altre più fortunate, invece, non ci sono barriere o frontiere, né fisiche né mentali. Sempre recentemente – ma confesso di non essere un patito delle motociclette – ho scoperto un altro grande viaggiatore, ancora vivente. Mi riferisco a Ted Simon, il giornalista britannico che i bikers considerano un’autentica icona. Nel 1973, Simon iniziò un viaggio in solitaria intorno al mondo sulla sua Triumph Tiger 100 che durò quattro anni e lo portò a percorrere 103.000 km. attraverso 45 paesi. Nel 2001, all’età di settant’anni, rifece questo viaggio in moto in soli tre anni. Il suo libro I viaggi di Jupiter è un cult, un po’ come Sulla strada di Jack Kerouac, oltre che il testamento spirituale di un uomo che ha avuto il coraggio di cedere al richiamo dell’avventura e ha voluto conoscere a fondo la fragilità e la bellezza della vita. Forse perché pensava fosse il modo migliore per conoscere se stesso. Simon ha creato una fondazione no-profit, che ha sede in California, la quale non si limita a promuovere il viaggio e l’avventura sulle due ruote ma l’intesa tra le popolazioni e la pace nel mondo. Le sue parole d’ordine sono: Esplorazione, Comprensione e Comunicazione. Attualmente, la Fondazione Ted Simon accoglie e sostiene cento grandi avventurieri di 15 diverse nazioni. Sono i Jupiter Travellers, viaggiatori selezionati con molta cura che hanno dimostrato di avere nell’animo lo stesso fuoco e lo stesso amore per la conoscenza e la verità che spinse Ted Simon ad affrontare deserti, montagne e giungle, superando incolume la guerra tra Egitto e Israele, la rivoluzione in Mozambico e in Perù, il fuoco dei cecchini afghani e le carceri brasiliane. Ebbene – e qui, concedetemelo,  scatta l’orgoglio paterno – mia figlia e il suo compagno e futuro sposo sono stati seguiti da Ted Simon, che ha deciso di accoglierli nel club esclusivo. Sono diventati Jupiter Travellers dopo la loro sfortunata spedizione in moto verso la Mongolia conclusasi prima del tempo in Siberia a causa di un terribile incidente stradale. Ma Francesca e Tommaso, come fece Ted Simon tantissime volte, sono risorti dopo la caduta e sono tornati in sella. Hanno appena concluso un viaggio per riprendere confidenza con la loro Honda Africa Twin in Francia, Spagna e Marocco e stanno organizzando un prossimo, impegnativo tripoltreoceano. Il mio orgoglio familiare diventa nazionale quando scopro che sono i primi e unici italiani ammessi nel parterre de rois dei viaggiatori-avventurieri. Non domandatemi come mai fino ad ora nessun italiano ne faceva parte. Per quanto ai nostri connazionali non manchi lo spirito d’intraprendenza, lo spirito d’avventura è più diffuso nei paesi di lingua inglese o nel Nord Europa. Mi sono chiesto, fatte le debite proporzioni, sia chiaro, cos’abbiano in comune Heyerdahl, Simon e mia figlia. Credo di conoscere la risposta. Esistono due categorie di viaggiatori. Alla prima appartengono coloro che viaggiano per vedere cose nuove, fuggire dalla routine, divertirsi. Della seconda, invece, fanno parte coloro che attraverso il viaggio cercano emozioni indelebili, risposte, nuovi orizzonti che aprano il cuore e allarghino la mente. Un proverbio indiano dice: “Viaggiando alla scoperta dei paesi troverai il continente in te stesso”. Sono convinto che sia questa la vera, intima ragione che spinge alcune persone a viaggiare “oltre la strada”, come dicono Francesca e Tommaso, ormai identificati dai loro fans e followers con questa etichetta. Loro hanno scelto di viaggiare oltre la strada, oltre le convenzioni, le abitudini, i luoghi comuni, le rotte sicure e banali. Non so dove li porterà questa sete di scoperta, questa ricerca che ha segnato l’esistenza di molti, grandi viaggiatori. D’altra parte, mi basta pensare al mondo dei libri per rendermi conto che senza l’idea del viaggio e dell’avventura, la letteratura (e non solo quella odeporica) sarebbe molto più povera. E quando il viaggio fisico si concilia con il viaggio interiore, facilmente si trasforma in un percorso avvincente, appassionante, fantastico. Dall’Odisseafino a Bruce Chatwin, dal Milione di Marco Polo fino ai libri di Tiziano Terzani, possiamo condividere quelle emozioni che non tutti hanno la voglia o la capacità di vivere direttamente, nella realtà. Sì, beati quelli che viaggiano per trovare il continente interiore, per dare oltre che ricevere, per incontrare l’altro, per crescere e comprendere. Beati quelli per cui esplorare è un sentimento e non solo un evento, per i quali il viaggio non finisce mai anche quando non si spostano, e che viaggiano “con un ritmo fluente di vita nel cuore, gentilmente senza strappi al motore”, come cantava Lucio Battisti. Beati quelli che hanno in mente Itaca e raggiungerla è il loro pensiero costante. C’è una bellissima poesia del poeta greco Kavafis che dice: “Non affrettare il viaggio, fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio tu metta piede sull’isola, ricco dei tesori accumulati per strada, senza aspettarti ricchezze da Itaca”. Per chi non l’avesse intuito, Itaca è molto più di un’isola, è ben altro che la casa cui fare ritorno. Itaca è una promessa, una chimera, il luogo dello spirito ed è dentro di noi. Sicché, l’importante è partire. Scoprirla, dopo avere a lungo viaggiato, significa ritrovare il continente perduto da cui, tutti noi, proveniamo. Beati coloro che ci riescono, o quanto meno ci provano, e che da vecchi potranno cullarsi coi ricordi delle meraviglie del mondo.

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