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Italy: Love it or Leave it? Leave it.

Creato il 25 ottobre 2012 da Angelozinna

Italy: Love it or Leave it? Leave it.Italy, amarla o lasciarla? Lasciarla. Almeno questa è l’idea, diversa da quella dei due protagonisti, che mi sono fatto guardando questo film. Un documentario veramente ben fatto, che parte dall’idea molto semplice di due ragazzi costretti ad abbandonare il proprio appartamento di esplorare l’Italia in una Fiat 500, per capire quale sarà il prossimo luogo dove mettere radici. Luce e Gustav, una coppia di ragazzi nei loro trent’anni, partono guardando tutti i loro amici che già se ne sono andati, chi in Germania, chi in Spagna, chi fino in Nuova Zelanda, e nel dubbio tra “rimaniamo in Italia, o ci trasferiamo a Berlino?”, si mettono in viaggio per trovare l’equilibrio tra un passato glorioso e un futuro incerto, per capire se l’Italia ha davvero qualcosa di concreto da offrire o se vale la pena lasciarsela alle spalle.

Partono da Nord, Luca e Gustav, dai lavoratori precari della Fiat e da quelli che hanno perso il lavoro nella Bialetti, che oggi produce in Romania. Poi si immergono nel mare di sostenitori di Berlusconi, scendono al sud per trovare immigrati che vivono come animali per raccogliore arancie a venti euro al giorno, trovano vittime della mafia in Sicilia, intervistano chi si batte per dare alle donne un’immagine diversa da quella che appare in Tv, e così via. Ci sono i mostri di cemento nel sud. C’è la spazzatura di Napoli. C’è il riavvicinamento al fascismo. C’è la mentalità ancora poco aperta nei confronti dell’omosessualità. Insomma, c’è tutto, e, forse, di più. E di postivo? Rimane poco in realtà, quando si scopre che anche quelle icone, quegli stereotipi, che hanno costruito l’immagine dell’italiano nel passato si stanno dissolvendo. Si parla di creatività, e si scopre che poco o niente è stato inventato negli ultimi trent’anni. Si parla di cibo, e si scopre che in realtà altrove è altrettanto buono, ma siamo troppo orgogliosi per ammetterlo. Si parla del latin lover, e si scopre che una ricerca ha rivelato che l’uomo italiano non attrae più le donne comeun tempo. “Troppo effemminato, troppo narciso” dicono. E allora, cosa ci rimane? L’unica cosa che sembra trapassare è una sensazione che unisce il patriottismo molto debole di chi dice “andarsene significa scappare”, al romanticismo di quei paesaggi ai quali Luca e Gustav guidano intorno.

L’Italia raccontata, con una buona ironia, da questi due ragazzi in cerca di risposte, non è niente di nuovo. Non è Gomorra, dove si rimane a bocca aperta, ma una raccolta di immagini che non sorprendono, non stupiscono, ma messe una di fila all’altra, almeno un po’, fanno vergognare. Ci si rende conto che questo film potrebbe durare dieci ore e non ci sarebbe mai una mancanza di materiale, ma, ancora di più, ci si rende conto che noi queste cose le sappiamo tutte, ma per cambiare facciamo poco.

Un viaggio in un’Italia rimasta indietro, dove le idee non ci sono e dove, come per un cane che rincorre la coda, si va poco avanti. Se non fosse per le situazioni tragicomiche in cui i due protagonisti finiscono (vedi i vecchietti che si li mangiano vivi al raduno dei berlusconiani, vedi la gente che li prende in giro quando prenotano una matrimoniale), per le battute che alleggeriscono l’atmosfera, e, poi, per il lieto fine, si lascerebbe il cinema con l’amaro in bocca. Perché già, c’è il lieto fine, con la finestra di un nuovo appartamento che si apre su Roma, un po’ come a dire “Si, l’Italia è un casino, ma non siamo mica tedeschi noi, nella confusione, nell’istinto, c’è ancora bellezza”. Ma Luca a me, non mi hai ancora convinto.


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