#JeSuisCharlie
Sono stato in Francia tre volte, due a Parigi, poche settimane in tutto. Charlie Hebdo lo conosco, ma non l'ho mai letto. Forse preferivo Le Canard enchaîné. Perché il punto di partenza è questo: in Francia, il nostro cugino antipatico ma che ci somiglia e a cui in fondo vogliamo bene, la satira è una cosa seria. In Italia ce la sogniamo un'offerta del genere. La questione non è solo editoriale, ma culturale, sociale, politica.Ecco perché è semplicemente urticante l'ipocrisia e l'incoerenza di molti italiani (anche miei colleghi...) che adesso gridano alla libertà di stampa-espressione-satira, dopo anni e decenni di censure striscianti e prese di posizione tranchant contro giornalismo e dintorni. Ma questa non è una inutile e risibile difesa d'ufficio della categoria, spesso indifendibile. Dio – uno qualsiasi – ce ne scampi e liberi. Mi fa solo schifo la solidarietà pelosa agli irriverenti francesi da parte di chi non esitato altre volte a buttarla sulla vecchia regola del "se l'è andata a cercare". Magari lo pensano ancora, ma ora non lo dicono. Quello che conta, per loro, è che Charlie pubblicasse vignette che sbeffeggiano l'Islam. Di quelle sul cattolicesimo, sull'ebraismo e soprattutto di quelle che sfottono la destra reazionaria e xenofoba, invece non parlano. D'altra parte, per i latini la satira era la satura lanx, il vassoio ricolmo di primizie offerto agli dèi. Dèi, al plurale.
Il cortocircuito è servito. Torniamo un po' indietro nel tempo – e nello spazio. Nel 1978 la mafia ammazza Peppino Impastato, uno di quelli che con lo spirito della satira faceva informazione contro i poteri violenti e criminali. Uno spirito libertario, politicamente connotato, che sicuramente sarebbe piaciuto a quelli di Charlie più delle varie e strumentali attestazioni di solidarietà di certe destre italiane. Nel 1996, proprio sul settimanale francese uscì un articolo, Dalla caduta del muro di Berlino alla caduta di Totò Riina (anzi, Riìna), firmato da Phil, l'ex direttore Philippe Val, e Riss, Laurent Sourrisseau, il vignettista rimasto ferito nell'assalto che ha ucciso Wolinski, Cabu, Charb e Tignous. I due, Phil e Riss, avevano visitato il Centro Peppino Impastato e riprodussero nella vignetta una vecchia foto che raffigurava il gotha mafioso di Cinisi. Un omaggio a Peppino, compagno di satira e di lotta.
La libertà, anche quella di sfottere, fa naturalmente paura al potere, peggio ancora a quei poteri informali e fondati sulla cieca obbedienza e sul terrore. Eppure anche Peppino, per qualche improvvisato paladino della libertà di satira di inizio 2015, immagino che potrebbe "essersela andata a cercare". Ecco, io da certi interpreti del cortocircuito mediatico e ideologico non accetterei lezioni né consigli né insegnamenti. Con una sola eccezione. Ormai non fanno altro che ripetere "abbiamo il coraggio di ripubblicare anche in Italia le vignette di Charlie Hebdo". Bene, allora beccatevi questa. Ottobre 2013. Per non dimenticare, mai.