Questo il corsivo di Ivan Scalfarotto su "l'Unità" di oggi, giovedì 26 maggio 2011.
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"Chi scrivesse su una locandina di una riunione della comunità ebraica che "gli ebrei si curano a Zyklon B", il gas usato dai nazisti nei campi di sterminio, verrebbe punito in Italia con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Per fortuna, io penso. E' il dettato di una legge - la 205 del 25 giugno 1993 nota come "Legge Mancino" - che condanna l'incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. E' una fortuna che ci sia la Legge Mancino, perché con essa viene sancito che le parole sono pietre, che alle parole seguono spesso i fatti, che le vittime di una violenza verbale non sono meno vittime di chi ha subito una violenza fisica. Certe parole intimidiscono, inducono chi ne è fatto oggetto a manifestarsi in modo più cauto, insinuano il rischio che la libera espressione comporti un prezzo da pagare. Scrivere su una locandina di una riunione organizzata dall'associazione degli studenti gay e lesbiche di un'università (nel caso specifico, la Bocconi di Milano) che "i froci si curano a Zyklon B" costituisce invece la libera espressione di una probabilmente inelegante ma, per l'ordinamento italiano, legittima opinione. Anche se gli stessi studenti sono già stati molestati e aggrediti non meno di dieci giorni fa all'interno del medesimo ateneo. La Legge Mancino, infatti, non punisce l'odio omofobico e ogni tentativo di allargare all'omofobia questa legge è stato respinto come norma liberticida che limiterebbe la libertà di espressione. Eppure gli omosessuali sono stati sterminati con il medesimo Zyklon B nei medesimi campi di sterminio. Una ragione per questo differente trattamento ci dovrà pur essere. Io però non riesco a comprenderla".