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Ivengal Saga- Vol.II- La Via dell'Acciaio di Alfonso Zarbo

Da Zaffira01

 

Ivengal Saga- Vol.II- La Via dell'Acciaio di Alfonso Zarbo

TITOLO: Ivengral Saga
Vol. II- La Via dell'Acciaio
AUTORE: Alfonso Zarbo
CASA EDITRICE: Linee Infinite Edizioni
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2012
PAGINE: 189
COLLANA: Phantasia
GENERE: Fantasy classico

- TRAMA -

"La Via dell'Acciaio non conosce scrupoli. Chi la percorre è costretto a patire l'angoscia nel cuore e il gelo nell'anima. Persino per Aradras e Uldaric, un tempo seguaci delle tenebre, non sarà facile riscattare il passato. La spada stretta nel pugno impone loro di affrontare un sentiero di pericoli e inganni, in bilico sulle lame rosse di sangue impugnate dalle armate dell'Hexeinmaister.
Che cosa li attenderà adesso? A Nisroc, crocevia di soldati tra l'Isola di Sakaras e le Montagne Infuocate, corre voce di un terzo frammento dell'Artefetto di Ivengral.  Ma Zadovàr, capitano dall'aspetto inquietante e da un ignegno ancora più diabolico, farà di tutto per intralciare il loro cammino".

- COSA NE PENSO-

In modo non dissimile a quanto era accaduto per il primo volume, già recensito in questo blog, ci troviamo ancora una volta di fronte ad un resoconto fin troppo idealizzato per poter dire che rispecchi effettivamente quello che poi il lettore andrà a leggere. Così come in Ivengral Vol.I si venivano a sapere determinate cose sui personaggi soltanto dalla quarta di copertina, senza che esse trovassero un reale riscontro, anche in questo caso la presentazione sembra avere il puro scopo di attirare il lettore più che di informare sulla trama.
Ancora una volta, il presunto turbamento e oscuro passato di Uldaric e Alderan non è così profondo come sembrerebbe: a dire la verità, soltanto Uldaric si perde nei ricordi dell'uomo che è stato e di ciò che ha fatto, ma mai in modo tale da coinvolgere il lettore nelle sue emozioni. Per quanto riguarda pericoli e inganni, i primi ci sono, ma gli altri non hanno una presenza tale da meritarsi, a parer mio, una citazione esplicita. E quel "corre voce di un terzo manufatto di Ivengral" proprio non riesco a spiegarmelo, dal momento che i nostri protagonisti - Aradras, Uldaric, Alderan, Lourian, Sivilian e Eleuter - verrano a conoscenza di queste voci per vie traverse ma sicure, il che non è esattamente un "corre voce..." almeno secondo il mio punto di vista.

La lettura del primo volume era stata un vero e proprio tormento: più volte, già alle prime pagine, ero stata tentata di abbandonare tutto tante erano le cose palesemente assurde in cui si incappava fin dall'inizio. Non a caso, penso che la recensione di Ivengral vol. I sia stata una tra le più negative.
Per fortuna, con questa seconda "tappa", l'opinione che mi ero fatta di Alfonso Zarbo si risolleva un po', anche se in effetti non di molto.

Per prima cosa, mi ha colpita l'estrema brevità, che inizialmente non mi ha fatto pensare bene a questo libro: solo 189 pagine, di cui 6 di citazioni e commenti ultrafavorevoli di altri scrittori - cosa che, tra l'altro, a me ha dato fastidio, perché personalmente credo che debba essere il lettore a giudicare la qualità, senza che qualcuno cerchi di esaltare le doti di una lettura con termini altisonanti che il più delle volte non sono giustificati - 9 pagine di sinossi del primo volume, 15 di glossario e 2 di ringraziamenti... senza contare che quando un capitolo finisce sulla facciata destra, il successivo ricomincia sulla stessa, lasciandone quindi una bianca. Il che, considerato il numero limitato di righe e di caratteri di ogni pagina, fa classificare il libro in questione, più che come un romanzo, come un lungo racconto. In effetti, meno di un paio d'ore sono state sufficienti per concluderlo. E questa brevità ha al contempo aspetti negativi e positivi.

Negativi perché non trovo che i 12 euro del prezzo di copertina siano giustificati per così poco, e perché una tala ristrettezza permette soltanto un piccolo sviluppo della vicenda.

Positivi perché forse proprio questa brevità ha permesso a Zarbo di risparmiarsi tutti gli errori e gli strafalcioni, sia grammaticali che logici, di cui invece abbondava il precedente volume. Per quello che ho notato, questa volta la punteggiatura era più ordinata, un solo tempo verbale è stato sbagliato e, per quel che mi risulta, non sono stati fatti errori di logica - ossia, non ci sono situazioni che il normale raziocinio umano reputa come impossibili o assurde, della serie " erano coperti dalla testa ai piedi, con una tunica che lasciava scoperte le gambe e la braccia"...

E tuttavia, nonostante un miglioramento ci sia stato, rimagono ancora alcun difetti: gli infodump, per esempio, e l'irritante tendenza di Zarbo a raccontare piuttosto che mostrare - secondo il principio dello Show, don't tell! - le varie scene. Altra cosa che, se il "romanzo" fosse stato più corposo, sarebbe diventata davvero insopportabile, è il cosiddetto "punto di vista ballerino". Zarbo non si astiene mai dal far esprimere ad ogni personaggio, tanto dai principali quanto dalle semplici ed insignificanti comparse, pensieri ed emozioni. Dal momento che solo i protagonisti sono sei, immaginate che cosa significhi per il lettore essere sbalzato da una testa all'altra senza alcun preavviso. Decisamente snervante e fonte di confusione, tanto che in punto, che poi avrebbe dovuto essere un colpo di scena, davvero non riuscivo più a capire chi facesse cosa, nè di chi si stesse parlando.
I personaggi, proprio perché sono numerosi e molti anche nuovi, non sono caratterizzati meglio di quanto si possa fare con qualche breve frase concisa che del personaggio racconta esperienze del passato che solo un fastidioso narratore onnisciente può conoscere, unite ad una sommaria descrizione di carattere e pensieri.

Lo stampo di fantasy decisamente classico non giova: anche se ho trovato questo secondo libro più piacevole, posso dire che non mi abbia dispiaciuta, ma non che mi sia piaciuto. I cliché rimangono, anche se più attenuati, e la materia di fondo è stata già vista troppe volte perché possa risultare originale e quindi pienamente apprezzata.

D'altronde, come specifica lo stesso Zarbo nei ringraziamenti, molti impegni si sono frapposti fra lui e la stesura di questo libro. Certo questa non può essere una giustificazione, ma quantomeno ne spiega la brevità.

In conclusione, su una scala di cinque stelline, il mio giudizio si aggirerebbe intorno alle due, in constrasto con l'una del primo volume, più che altro per il miglioramento che c'è stato da un punto di vista dello stile - un po' classico, non proprio originale a dirla tutta - e per l'assenza di quegli orrori che tanto mi avevano fatto praticamente disprezzare il primo volume. Anche se in effetti non riesco ancora come popoli inventati in una terra inventata possano usare parole inglesi...

Ivengal Saga- Vol.II- La Via dell'Acciaio di Alfonso Zarbo
Ivengal Saga- Vol.II- La Via dell'Acciaio di Alfonso Zarbo
 

- UN ESTRATTO -

"Allora Uldaric capì che la Via dell'Acciaio non era soltanto un sentiero di sangue e di morte, ma anche di coraggio e gloria, di amicizia e di speranza. Per un istante il suo sguardo si perse all'orizzonte, inghiottito dall'oscurità della notte. Pensò non solo a quanti si erano sacrificati per lui, ma anche ai nuovi alleati, e sorrise. Per quanto la crudeltà della vita minasse il suo spirito, una nuova scintilla era sempre pronta a sorgere.
Così strinse forte le dita sull'impugnatura di Unrein e si scagliò in avanti, gridando. Sangue caldo schizzò sul suo volto, membra mozzate vorticavano nell'aria e, non di rado, sentiva il ferro nemico sfiorargli braccia e gambe.
Ma non aveva alcuna importanza: da quando l'avventura era cominicata, non si sentiva più solo".

 


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