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Jack Kerouac Street

Creato il 24 novembre 2010 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

di Iannozzi Giuseppe

Jack Kerouac Street

Ciao Soldato! *

Si cammina stanchi
annoiati
soli e depressi.
Be’, che c’è Soldato?
“No, niente.”

Se almeno avessi qualche cosa da dire,
qualcosa per cui valga la pena
masturbare a morte la speranza!
O l’Immaginazione.
Ed invece sono le solite bare di sperma acido
a tenermi compagnia nei camposanti
che son solito frequentare.

Vi dirò miei cari Signori benpensanti,
non è un ridere stonato
o un piangersi addosso:
se a volte il quotidiano vivere mi fa scosso
m’abbatte di traverso alla faccia dei santi!
C’è chi mi vuole,
e c’è chi non ne vuole che sapere.
E sempre c’è una causa di perfezione
e una d’imperfezione.
Si sta male. Si sta bene.
Che differenza fa?
Siamo e non siamo quelli che non,
montaliane visioni
in un incontrare il male di vivere.
E poi, ancora, siamo e non siamo
sei personaggi in cerca d’autore,
o un più comune Mattia Pascal
in declinazioni pirandelliane
abbracciate a un forse di consimili orwelliane.

Il Nulla è vero,
e nulla esiste,
tutto è Illusione nella mente
di chi pensa,
di chi sogna.
Ognuno crea e sogna
secondo la sua bisogna:
“Un’intesa tra la multiforme vanità
non è possibile per i sogni”.
Così disse il sommo critico
a Uno Nessuno e Centomila;
ma quelli duri si ostinavano a non capire.
E io peggio di loro capivo
che non c’era niente da indagare
per dar inutile sfogo
a una masturbazione,
a ‘sta merda d’immedesimazione teatrale.

Schopenhauer ruppe col sistema di Hegel,
io ruppi un bicchiere ubriaco di whiskey
trangugiando la summa
che “l’uomo non è un angelo”.
E non m’è stata disperazione
o barbaro innamoramento
tentare di cambiare me stesso
o chi mi dice oggi fesso.

A ben guardare
l’uomo è assurdo animale da bestiario
che fa l’occhiolino a tarlato vestiario.
Che poi si tenti anche la rima forzata
è soltanto domestica sfumatura malata,
un ricordare stanco
mentre scivolano via i giorni
che piangono calendari
di informe barocche date siderali.

Le battaglie, le solite:
si vince
si perde
si tenta…
insomma, sì,
si va avanti
per star davanti al tempo storico
con generosità in bilico
fra questo Questo
e il vecchio Niente
che bene sappiamo intendere
per immaginare
Immaginazione.

Ciao, Soldato!
Ciao, giovinezza!
Purché non sia io poeta,
al massimo Eta Beta,
cioè un po’ di naftalina
e odio per il danaro.
Poi, la rima baciata
è una strana storia
senza sesso
ma ricca di sarcasmo.

C’è ancora chi resiste nella nebbia di sempre
dei camposanti tutti uguali,
dei volti recisi tali e quali.

Si cammina stanchi
annoiati
soli e depressi.
Be’, che c’è Soldato?
“No, niente.”

Allora, ciao soldato!

Jack

Bruciano
candele romane.
Bruciamo.
Dio brucia.
La santità brucia.
La figa brucia.
Tutto così santo
& fuori di testa.

Gesù inchiodato
al sorriso di Buddha.
Giù al bar
sulla 69ma
bevi fino a morire.
Non trovi
che sia meraviglioso?

Non trovi
che sia una gran cosa
questa cosa
che di punto in bianco
i segreti di ognuno
sbocciano fuori,
& tu hai
le mani nelle tasche
impegnate a fare?

Brucia, Allen.
Avevi ragione,
i cervelli galleggiano
& il pederasta lo sa.

Come ali di farfalla

Il nostro amore così fragile
Il nostro cuore
che non sa battere senza cuore
Il nostro dolore così tenero
- che brucia lacrime battesimali
E le nostre labbra ali di farfalla
sulla primavera sù i suoi tanti colori
E i nostri “sì” e i rari “no” sussurrati
per paura di svegliare il sogno
che tormenta i nostri sonni faccia a faccia
Potremmo mai rinunciare a tutto questo?
Ho avuto un’idea assurda e felice
Gli amici ci avevano invitati alla loro festa
perché approfondissimo la nostra conoscenza,
ma Selene dall’alto della buia notte scintillava
dentro ai nostri occhi
Ad un tratto con tono di sfida mi dicesti
che potevo essere un poeta e basta,
che dovevo camminare e che dovevo camminare a lungo
con le scarpe bucate e le tasche sfondate
se volevo essere vicino a Dio a modo mio
Potremmo mai rinunciare a questa felicità
che giorno dopo giorno matura insieme a noi?

Passo di danza

Inventiamoci un passo di danza
che faccia andare a gambe all’aria
i vecchi e gli stanchi
Tiriamo sù di punto in bianco un assassino
e un eroe come Sandokan,
nessuno potrà resistere al fascino
di vedere la propria vita finita

Già in tanti ti hanno confessato che sono pazzo,
che non faccio un cazzo;
perché continuare a tirarla per le lunghe
quando potremmo prendere in ostaggio il banchiere
e fargli saltare le cervella sul Gesù appena sgozzato?
Il Tempio è caduto mattone dopo mattone,
possiamo fare altrettanto se ci crediamo
Possiamo fare questo e altro,
un passo di danza che ci sputi in cielo
tra vergini millenarie e miracoli fuori tempo

Inventiamoci un passo
Svuotiamo nel cesso la nostra cambiale
e facciamolo in compagnia
Inventiamoci adesso,
o mai più

Venezia

Qui dove?
Mi hai dato neve
Ti ho dato fuoco
Hai detto…
io ho taciuto

Il sole di Mezzanotte
non si è consumato
davanti ai nostri occhi

A Venezia muore Bellezza
Venezia la cantano triste
e le locandiere son fredde,
agitano il sedere, votano Lega

Dov’è la poesia
che scrivevi
tra una scapola
e una cicatrice?

La Lettera 35 ha la tisi
I monatti battono le calli,
confondono lettere d’amore
e vacanzieri col giornale
Si finisce male
uguale all’inizio

Mi hai dato neve
Ti ho dato fuoco

Ruggisce il Leone,
ma non c’è più
un sol piccione
nella città dell’amore

* Nuova versione.


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