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Il titolo della storia di Sclavi e la copertina di Villa sono alquanto espliciti. Un Dylan Dog in ritardo contempla il corpo ormai cadavere di una giovane donna accasciato su un letto d'immondizia, il petto è squarciato, una figura in ombra si avvicina alle spalle dell'indagatore brandendo un'accetta insanguinata. Jack lo squartatore?
Questo secondo numero che sfoggia i disegni di Gustavo Trigo, seppur ben riuscito mi sembra decisamente meno intrigante e affascinante del numero d'esordio. L'incubo proveniente dalla sfera del sovrannaturale è in qualche modo messo in secondo piano, Sclavi si sofferma questa volta su incubi più terreni, forse per questo per qualche lettore anche più spaventosi. Ciò nonostante non mancano alcuni topoi classici della letteratura dell'orrore, se nel numero precedente zombi e accenni diabolici l'avevano fatta da padrone, in questo caso sono altri gli spunti da cui muove la storia.
E' infatti la più classica delle sedute spiritiche a evocare niente meno che lo spirito di Jack lo squartatore. Da quel momento in avanti i partecipanti alla seduta si troveranno in grave pericolo, una di esse, neanche a dirlo una bella giovine mezza matta, non esiterà a chiedere l'aiuto del nostro e ad approfittarne per intessere con lo stesso una veloce relazione amorosa. Se vogliamo l'episodio, anche se con ambientazioni diverse dalle solite, potrebbe rientrare nella categoria degli slasher, altro classicone dell'horror celebre più che altro al cinema e solitamente attribuito come nascita all'Halloween di John Carpenter. Inutile dire come i molteplici omicidi all'arma bianca non possano che far pensare fin da subito alla figura del serial killer. Possiamo segnalare anche l'ambientazione di alcune scene all'interno del museo delle cere, location che ben si presta al genere. Insomma, anche in questo secondo numero gli spunti orrorifici sono molti.
Vengono inoltre nell'episodio ripresi il personaggio dell'ispettore Bloch e in piccola parte il passato del protagonista. Le matite di Trigo risultano sempre efficaci e dettagliate seppur meno evocative di quelle di Stano del numero precedente, il colpo di coda dell'episodio infonde quel pizzico di inquietudine, magari scontata, ma che il lettore si aspetta da un albo del genere.
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