Pensavo di aver già visto tutto il caos possibile ma Jaipur supera ogni immaginazione. Il giorno del mio arrivo coincide con il compleanno di Krishna e la gente invade le strade in massa, ho l’impressione però che negli altri giorni non sia tanto differente.
La chiamano la città rosa perché agli inizi del 1800 il maharajah fece dipingere i muri degli edifici di colore rosa per accogliere un’ambasciata inglese. Si dice che da allora ogni tre anni le mura vengano ridipinte ma, nella realtà, il colore è praticamente scomparso.
Il centro della città vecchia è un grande bazar lungo le cui vie è bello vagare alla ricerca di un prezioso sari, di un gioiello raffinato, di spezie ed aromatiche miscele di tè.
Il profumo che pervade l’aria è quello della gialla curcuma con cui vengono insaporiti i piatti ed il paan, le foglie di betel condite che vengono comunemente masticate come digestivo.
C’è una grande confusione ed il fastidio viene amplificato dal caldo e dalla musica che viene incessantemente diffusa tramite altoparlanti sistemati in tutto il centro cittadino.
Nonostante ciò l’Hawa Mahal, il Palazzo dei Venti, non può non incantare. Costruito in arenaria color mattone assomiglia ad un alveare. Le sue mille finestre venivano utilizzate dalle donne di corte per osservare la vita quotidiana che si svolgeva lungo le vie sottostanti senza essere scorte da nessuno.
Il City Palace, adiacente al tempio di Krishna, è una zona protetta in cui trovare un po’ di pace. Un palazzo straordinario in arenaria rossa nel cui cortile spiccano le due gigantesche urne in argento che il maharajah Madho Singh II utilizzò ai primi del 1900 per trasportare l’acqua del Gange per fare il bagno.
Poco distante dalla città è situato lo scenografico Forte di Amber, dove è bene giungere all’alba per ammirarlo illuminato da luce dorata.
La salita è ripida ed il modo più divertente, ma non il più confortevole, per percorrerla è a dorso di elefante. Qui gli eserciti tornavano per mostrare al popolo il bottino di guerra mentre le donne osservavano attraverso le finestre velate.
E’ un forte militare ma ha le fattezze di un sontuoso palazzo finemente decorato. Tutto intorno, i chilometri di mura che seguono sinuose le morbide colline assomigliano al profilo di un drago.
Per ritemprarsi a fine giornata niente di meglio del thali, un pasto completo servito in un unico piatto di acciaio. Prevede porzioni di lenticchie e verdura, sia brodose che asciutte, pane e riso in quantità, chutney e yogurt. Tra i dolci, il mio preferito è il kulfi, una sorta di gelato, allo zafferano e frutta secca. La spezia risulta aromatica e persistente ma, al tempo stesso, delicata mentre la frutta dà un goloso tocco croccante.
Leggi anche gli altri racconti de la mia India