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Impossibile trattenere l'entusiasmo quando, finalmente, ieri sera ho incontrato JAMIE OLIVER! Beh, in TV intendo... :))Ultimamente mi fermavo in libreria a sfogliare i suoi libri, leggevo i commenti entusiasti sui vostri blog, cercavo di immaginare il carisma e la simpatia di cui tutti parlano e finalmente ieri ho visto una sua trasmissione alla tele. Mi ero accoccolata sul divano nel momento in cui il resto della famigliola aveva preso la porta di casa per l'uscita serale pro bisognini, guardando in cagnesca diffidenza i piatti della cena in attesa di lavaggio. Un salto di qua uno di là annoiata dalle solite trasmissioni quando a un certo punto il suo faccione sorridente, come si dice, mi buca lo schermo!Si tratta della serie "il mio giro americano" e la cosa speciale è stata che si trattava della puntata dedicata ai Navajos, la popolazione dei nativi americani che vive in una riserva grande quanto la Scozia, tra il Nord delll'Arizona, Utah e New Mexico. Sono antropologa, anche se solo di formazione e non per lavoro, e fin da bambina innamorata di tutto quello che proviene dalla cultura degli indiani d'America. Per questo per me è stato un incontro doppiamente speciale.Non ve la sto a fare troppo lunga, vi dico solo che il compito di Jamie era quello di riuscire a far entusiasmare i giovani Navajos alla cucina tradizionale, da loro tradita per i vari Burger King, Pizza Hut, McDonald's... Decide così di affrontare un viaggio nella cucina di questo popolo straordinario, che diventa anche un viaggio fisico perchè si addentra fin nel deserto. Un'esperienza che lui stesso definisce straordinaria, ma anche un po' 'spaventosa'. Impara che per i Navajos il cibo intrattiene un legame indissolubile con la Natura, con il suo spirito, la sua forza e grandezza. Per questo anche nella preparazione delle pietanze tutto è scandito dal rapporto con essa, sempre presente e degna del più profondo rispetto.Mi ha colpita la straordinaria capacità di Jamie di comprendere subito, di assimilare così bene quello che gli viene trasmesso da saperlo riproporre con entusiasmo e amore e, soprattutto, una cosa che mi incanta sempre quando la incontro in un altro essere umano: la capacità di riconoscere la bellezza, di sentirsene ispirato e riempito, pronto a sua volta a dare vita.