29 settembre 2014 Lascia un commento
A dire il vero il punk non e’ mai nato, abortito prima di vedere la luce o ancor meglio fu una gravidanza isterica, forse simulata per incastrare lo sposo dubbioso e perplesso.
Fatto e’ che la trappola e’ scattata, l’industria del disco si e’ presentata all’altare, mezzo mondo invitato ad assistere e quando i Sex Pistols vestiti da sposa si sono fatti accompagnare all’altare dal furbo papa’ Malcolm MacLaren, la menzogna fu svelata tra grandi risate dal sodale Julien Temple che ne fece un gran filmino di nozze. Con i vestiti confezionati dal Vivienne Westwood, mancava colui che doveva pensare a fiori, catering e arredamento e chi poteva essere se non Jamie Reid. In sintesi questo e’ il punk e quanto Reid ha fatto per esso.
Tanto e’ stato detto sul punk e tanto e’ ancora da dire, situazione paradossale per qualcosa che non e’ mai esistito eppure nella sua virtualita’ o potenzialita’ la forza di qualcosa ben lungi dall’essere scordato.
Jamie Reid a tutto questo diede la fondamentale impronta grafica e per certi versi stilistica, un artista su commissione che in breve divenne parte fondante del sistema e per esso non creo’ una forma ma una filosofia.
Potente, furbo, anche convinto del messaggio e pur adoperando le medesime armi del nemico capitalista, proprio la sua convinzione seppe distanziarlo da esso e renderlo convincente.
A Modena sino al 6 Gennaio 2015, il Reid che tanto bene conosciamo e’ in mostra al Palazzo Margherita, attraverso un percorso che nasce nella seconda meta’ degli anni ’70 e si protrae senza grossi scossoni, sino ai giorni nostri.
Due sale, la prima con alcuni tepee indiani che come isole della memoria raccolgono fasi differenti del suo lavoro e al cui interno troviamo reperti, immagini, oggetti e fogli da raccogliere per costruire un catalogo personale della mostra, la seconda, la piu’ interessante, vede esposti poster, fotografie, ritagli, volantini, pubblicazioni in una nutrita collezione di memorabilia. C’e’ anche qualcosa di nuovo sospeso su un filo legato da una parte ad un misticismo orientaleggiante e dall’altro alla battaglia no-global, insomma tutto e niente, facile e dispersivo ma noi siamo qui per altro e ci passiamo su.
Divertente con un pizzico di nostalgia, un evergreen che fa piacere rivedere, argomenti che ripercorriamo volentieri per un’iconografia ben stampata nella memoria ma che emoziona sentire vicina.
Pagina ufficiale dell’evento