Jan Knap è un pittore nato nel 1949, a Chrudim, e residente a Planà nella Repubblica Ceca. Fin da subito sente il richiamo della libertà, che lo spinge a lasciare il proprio paese, allora dominato dal blocco sovietico. Ci riesce nel 1970, viaggiando per il Brasile, New York, l’Europa. Studia all’Accademia di Dusseldorf con Gerhard Richter. La sua passione per la pittura è subito indirizzata verso l’espressionismo astratto, anche se sente una grande attrazione verso il mondo delle fiabe: le illustrazioni dei libri lo incantano, lo richiamano all’Europa, ai suoi miti e lui si mette di impegno per imparare. Si accorge del positivo atteggiamento nei confronti della realtà da parte dei cristiani. Solo col tempo si avvicina al cattolicesimo, in particolare grazie ad un gesuita che lo istruisce alla dottrina e lo porta al battesimo. Tutti questi elementi influiscono sul suo stile. Nella pittura cerca concretezza, e la concretezza, in pittura, per lui vuole dire sensualità, nel senso di emozione provata attraverso i sensi. Ritornato in Europa, trova alcuni compagni di strada, Peter Angermann e Milan Kunc, con i quali condivide lo studio e il medesimo tipo di ricerca. Con loro fonda il Gruppo Normal. E’ a partire dai primi anni ottanta che elabora lo stile che lo caratterizza ancora oggi, la descrizione della infanzia di Gesù, consolato dalla madre, allietato dalla presenza di angioletti, in un paesaggio agreste. Il fine è quello di attualizzare la vicenda di Gesù Cristo ai giorni nostri per dimostrare che il cristianesimo non è una teoria astratta, ma qualcosa di concreto che coinvolge ognuno nella vita quotidiana. Per questo la madre e il padre sono vestiti con abiti comuni, e l’intera vicenda è trasportata in un’epoca vicina alla nostra. All’inizio i critici manifestano qualche perplessità, ma poi, grazie alla mostra del 1986 presso la galleria dell’autorevole Paul Maenz di Colonia la situazione cambia e cresce per contro la considerazione a livello mondiale delle sue opere. L’opera di Jan Knap riesce ad attualizzare il messaggio del Cristianesimo, inserendosi con grazia nel solco della colta tradizione iconografica rinascimentale. Un caso unico nel panorama della pittura del secondo novecento che gli vale sicuramente un posto nella grande storia dell’arte mondiale.
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