Magazine Arte

Pratiche performative, un po' di esempi

Creato il 05 giugno 2015 da Artesplorando @artesplorando
Dopo le premesse ecco un po' di esempi:

Dal quadro gestuale alle prime azioni

Un famoso film di Hans Namuth mostra Jackson Pollock mentre dipinge in un inconscio di cui l'artista era ben consapevole: per anni aveva seguito una terapia analitica junghiana che, come noto, pone l'accento sull'impulso creativo come mezzo per superare le nevrosi. Pollock rivoluziona totalmente il gesto pittorico, posiziona il supporto sul pavimento, concepisce lo spazio figurativo come un all over, senza centro o gerarchie interne. Accettando la diffusione delle immagini del suo atelier palesa quanto all'artista fosse chiara la novità del suo metodo. La nuova pittura ha quindi rotto qualsiasi distinzione tra arte e vita, il pittore è diventato quindi un attore, e lo spettatore deve pensare e se stesso usando il vocabolo dell'azione. Da qui, ovvero dal gesto che prende sempre maggior importanza, si arriva all'atteggiamento più scanzonato di Piero Manzoni nel cui lavoro l'io si espande in modo così parossistico da diventare volutamente grottesco, le sue stesse impronte digitali, impresse su uova, passano al pubblico che, nella performance "Mangiare L'arte", era invitato a cibarsene. Critica all'idea, che nell'arte l'artista debba "esprimere sé stesso", Manzoni inscatola e vende le sue feci: doppio gioco che da un lato irride ma dall'altro afferma il valore del corpo.Da queste premesse, attorno al 1960 gli artisti si sentirono liberi di presentare se stessi in carne ed ossa, esasperando il potere sciamanico della fisicità e usandola come via per rendere pubblico un disagio.

Pratiche performative, un po' di esempi

Piero Manzoni mentre prepara le uova sode con le sue impronte

L'Aktionismus viennese

Tra malattia mentale e rito si collocano le attività dell'Aktionismus viennese, debitore della temperie inquieta e decadente della Mitteleuropa. Lontani dalle burle di Manzoni gli azionisti dimostrano se stessi nelle condizioni più estreme. Hermann Nitsch si è fatto crocifiggere e ricoprire di sangue nella "First Action"(1962, Vienna); più tardi, ha scuoiato e dissanguato agnelli in una sorta di chiesa-teatro dedicata a riti orgiastici situata nell'antico costello di Schloss Prinzedorf. Il tutto per dimostrare quanto vicini siano la colpa e la possibile redenzione morale, recuperando anche se in chiave brutale una matrice del cristianesimo primitivo.

Pratiche performative, un po' di esempi

Hermann Nitsch, First Action

La prima azione pubblica di Gunther Brus invece fu quella di camminare nudo per il centro di Vienna, dipinto di vernice bianca e con una sutura nera la centro della fronte: venne immediatamente arrestato per disturbo della quiete pubblica.Guai giudiziari anche per Otto Muehl che urinò in bocca all'amico Brus in Pissaction al Film Festival di Amburgo (1969).Nell'Aktionismus lo scandalo, formidabile veicolo di comunicazione, è erede dell donne smagrite di Gustav Klimt, del cadavere di Alma Mahler dipinto da Oskar Kokoschka, delle prostitute costrette da Egon Schiele a pose umilianti: ritroviamo così il senso austriaco del peccato che tocca la sfera fisica, ma che dolore e nell'orrore vede una via di purificazione.

Il contributo di Joseph Beuys

L'unico performer che è riuscito a generare un rapporto empatico con il pubblico è stato il tedesco Joseph Beuys, il cui lavoro peraltro sfugge a qualsiasi catalogazione precisa: la sua pratica non a caso è stata assorbita anche da Fluxus e dal settore degli happening inteso in senso lato e decisamente personale. Meno crudo nelle immagini generate rispetto agli austriaci, ma mosso da una simile volontà di sottolineare l'aspetto rituale e addirittura sciamanico delle azioni artistiche, ha comunque rappresentato il massimo punto di riferimento per l'ambito performativo in area tedesca e probabilmente europea. L'artista ha trasformato la sua vita in un messaggio salvifico di ricchi spunti cristologici.

Pratiche performative, un po' di esempi

Joseph Beuys, come spiegare la pittura a una lepre morta

Salvato da una tribù di tartari dopo un incidente aereo, mentre prestava servizio militare in guerra, Beyus elevò i mezzi con cui venne guarito dal principio di congelamento a elementi simbolici universali del curare, non solo la persona ma anche l'umanità, la civiltà, la natura. Il feltro della sua coperta e il grasso con cui era stato protetto ricompaiono decine di volte nelle sue azioni.
Segui la bacheca Lo potevo fare anch'io? di Artesplorando su Pinterest.
Fonti: Arte contemporanea, a cura di Francesco Poli, Electa, Milano, 2003

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazines