Jan Vermeer, strada di Delft
La settimana scorsa in questa rubrica abbiamo descritto la città ideale, oggi parliamo della prima rappresentazione della città reale nella storia dell'arte e di un'artista eccezzionale: Jan Vermeer.Due o tre volte nella sua breve vita Vermeer è andato per strada a dipingere.E lo avrà fatto forse anche per questo straordinario dipinto, piccolo come sono spesso i suoi e mentalmente grandissimo. Ogni dettaglio è reso con una verosimiglianza che sarebbe piaciuta agli aristotelici che cercavano nella pittura la mimesi perfetta. Addirittura la sua firma sembra un graffito sulla calce invecchiata. Devo dire che per Vermeer e per la sua opera ho una particolare predilezione. Di lui si sa poco, se non che morì lasciando debiti pure essendo vissuto in modo frugale, che sua moglie cedette la casa all'amministrazione comunale per coprirli e che le rimasero diciannove quadri.Fu però eletto a trent'anni capo della corporazione dei pittori di Delft, la gilda di San Luca, il che lascia pensare una sua autorevolezza riconosciuta. Come si deve d'ogni buon artigiano, vita breve, nato protestante, sposato cattolico e quattordici figli. La sua genialità sta nell'applicazione al lavoro, nel passare dall'osservazione attenta alla stesura precisa.Particolare della firma
La geometria, la matematica, l'ottica sono le scienze dell'avanguardia nell'Olanda del secolo d'oro. Questo dipinto non potrebbe essere realizzato che con un banco ottico: nessuna macchina fotografica normale può riprendere le linee senza la distorsione delle fughe prospettiche. La ricomposizione è geometrica.Una curiosità per voi: la strada sembra una strada di Londra oggi. Ed è così. In Olanda queste architetture attorno alla metà del secolo erano già obsolete tra i puritani. I puritani vinsero la battaglia politica d'Inghilterra con la decapitazione di Carlo I nel 1661, anticipando la rivoluzione francese. Poi Londra bruciò nel Big Fire del 1666 (666 è il numero del diavolo) e fu ricostruita in stile puritano.