Jane Austen. 200th Anniversary
SognandoLeggendo. Lo Speciale.
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Finally, the interview with Miss Austen
Cari lettori-sognatori, il nostro speciale dedicato a Jane Austen si conclude là dove tutto ebbe inizio. Siamo a Steventon, dove la nostra autrice nacque e trascorse la sua giovinezza. Abbiamo immaginato di incontrarla lì, nel suo ambiente, e di farle qualche domanda.
Davanti alla canonica di Steventon si apre un tipico paesaggio inglese. Qui è facile entrare in simbiosi con la natura, abbagliati dal verde dei prati e dal blu intenso del cielo. Il luogo si trova all’incrocio tra due strade: una di fronte che, verso sinistra, porta alle altre case del paese, l’altra sulla destra, ad angolo retto con la prima, che, tornando indietro, porta alla chiesa di St Nicholas.
Jane mi riceve in biblioteca. Le pareti sono ricoperte di libri: il reverendo Austen è un collezionista e si dice che possieda almeno 500 volumi. Tra il divano e il camino, sul tavolo basso, sono pronti una teiera e un vassoio di biscotti. Ci sediamo e la mia ospite mi serve subito una tazza fumante di tè. Sorseggio la bevanda, poi tiro fuori il taccuino. Jane apre il ventaglio e si prepara a rispondere alle mie domande.
D: Miss Austen, parliamo di lei. Si sente più “ragione” o “sentimento”?
Comincia con una domanda difficile… In realtà, nessuno dei due; secondo me occorre raggiungere un equilibrio. Vede, io credo che il concetto di amore vada rivisto. Le correnti di pensiero romantico lo intendono come un impeto di passione, dominato dal solo sentimento. Io penso invece che occorra una giusta dose di ragione per moderare il sentimento e indurre una ragazza a scegliere il meglio. Un buon matrimonio deve dare tranquillità economica, ma deve anche permettere di essere felice. Forse è per questo che sono rimasta sola: non ci si può sposare senza amore, e non si può farlo senza dote. Io non ho avuto né l’uno né l’altra.
D: Lei è una delle autrici più amate di sempre. Cosa trovano i lettori nelle sue opere?
(Jane fissa la tazza del tè con aria assorta, come se lì dentro vi fosse la risposta alla mia domanda. Poi sorseggia con grazia il liquido scuro) Non sono la persona più adatta per darle questa risposta. Probabilmente chi legge i miei libri ritrova in essi la realtà che lo circonda. La provincia inglese è piccola, ma racchiude un intero universo. In fondo, le mie storie riproducono l’umana commedia. Non pretendo di insegnare nulla, voglio solo ritrarre l’ambiente in cui vivo e trasmettere ai lettori le mie sensazioni.
D: Mi parli delle sue eroine. Quale sente più vicina?
Credo di aver messo un po’ di me in ciascuna di loro. Elizabeth, Elinor e Marianne, Emma, Catherine, Anne, persino la sbiadita Fanny… Mi somigliano tutte. Pregi e difetti. Rapporti familiari e amicizie. Luoghi in cui si muovono. E mi hanno regalato l’opportunità di dare al mondo la mia visione della realtà attraverso il racconto delle loro storie.
D: Lei sa di aver dato vita a uno dei personaggi maschili più amati della letteratura? Fitzwilliam Darcy ha fatto girare la testa a intere generazioni di donne…
(Jane nasconde un sorriso dietro il ventaglio) Mi crede se le dico che invece io lo detestavo? Arrogante, orgoglioso, formale, pieno di pregiudizi… Fu una sorpresa anche per me: riga dopo riga, scoprivo un uomo del tutto diverso da quello che mi ero immaginata quando avevo steso la trama di First Impression. Sa, a volte i personaggi fanno così. Capita di incontrarli e di pensare a loro in un certo modo. Poi la storia avanza e le cose cambiano. Darcy è stata una vera scoperta.
D: Quindi, tra i personaggi maschili delle sue opere, Darcy è il suo preferito?
(Jane riflette, sorseggia un altro po’ di tè, poi scuote il capo) Io credo di avere un debole per i miei mascalzoni. Ha presente Wickam? O Willoughby? Persino Henry Crawford. Nell’angolo più remoto della mia anima sono loro quelli che preferisco, i ribelli, gli anticonformisti. E lo stesso vale per i personaggi femminili: Marianne, Mary Crawford… Comunque, se vuole sapere quale coppia ho amato di più, le rispondo Darcy ed Elizabeth. Loro sono i più “veri”, quelli che coniugano in maniera perfetta i pregi e difetti umani che ho voluto raccontare nei miei romanzi.
D: Lei ha vissuto in un’epoca in cui le donne cominciavano a mostrare i primi segni di indipendenza, eppure erano costrette in ruoli ben precisi (penso all’angelo del focolare, figura che pochi anni dopo di lei verrà esaltata dalla società vittoriana). Quanto è stato difficile essere accettata come scrittrice?
Sono nata in un periodo in cui le donne di una certa estrazione sociale erano abituate a scrivere, ma lo facevano esclusivamente per se stesse. Pubblicare, quello sì che è stato difficile. Devo ringraziare mio fratello Henry per avermi aiutata con gli editori. Non cercavo fama, tant’è che i miei romanzi sono usciti anonimi (pubblicavo con firma: “by a Lady” o “by the author of…”), ma la diffidenza nei confronti di un’autrice di provincia, giovane e di famiglia non aristocratica era davvero tanta. Si figuri che First Impressions mi fu respinto da più di un editore, tanto che lo riposi in un cassetto per qualche anno. Giusto il tempo che qualcun altro decidesse di dare quel titolo alla sua opera. Fui costretta a cambiarlo, e divenne Pride and Prejudice. Ma forse è stato meglio così.
Starei qui a parlare con lei per ore. Jane è una donna brillante, spiritosa, arguta. Ma devo concludere l’intervista: lo spazio per il mio articolo non è infinito.
D: Miss Austen, le chiedo di terminare questa chiacchierata con una citazione per i lettori di SognandoLeggendo. La sua preferita, o quella che crede la rappresenti meglio.
(Jane si prende qualche minuto per pensare. Poi si alza, va allo scaffale dietro al divano e torna con un libro tra le mani. Lo apre e inizia a leggere) “È una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo facoltoso debba sentire il bisogno di prendere moglie. Per questo, appena un tale uomo appare all’orizzonte, tutte le famiglie del vicinato lo considerano proprietà legittima delle loro figlie in età da marito”. (Richiude il libro e mi strizza l’occhio).
Sorrido. Ringrazio la mia ospite e mi congedo, allontanandomi da Steventon lungo il sentiero sterrato che attraversa la campagna.
Grazie, Miss Austen.
E grazie a tutti i lettori che ci hanno seguito in questo turbinio di articoli, recensioni, racconti con cui abbiamo voluto rendere omaggio a questa scrittrice. Speriamo di avervi fatto cosa gradita, di essere stati esaurienti e di avervi fatto venire voglia di leggere (o rileggere) le opere di Jane. Che ancora oggi, dopo duecento anni, non hanno perso la loro freschezza.
Grazie a tutti
Le puntate del nostro speciale su Jane Austen e le sue opere:
i link successivi alla puntata che avete appena visionato si attiveranno di giorno in giorno, mano a mano che gli articoli verranno pubblicati.
- #1 - Jane Austen. 200th Anniversary – Duecento e non sentirli…
- #2 - Ritratto di Jane. Biografia, note e approfondimenti sulla vita della scrittrice.
- #3 - Recensione di Ragione e Sentimento
- #4 - Jane Austen al cinema. Parte 1
- #5 - Recensione di Orgoglio e Pregiudizio
- #6 - Il Telefilm. Orgoglio e Pregiudizio (1995)
- #7 - Racconto “Betrayal and innocence” di Monica Serra
- #8 - Recensione di Mansfield Park
- #9 - Racconto “Steamfield Park” di Monica Serra
- #10 - Recensione di Emma
- #11 - Jane Austen al cinema. Parte 2
- #12 - Recensione di L’abbazia di Northanger
- #13 - Racconto “Northanger Abbey’s Secret” di Monica Serra
- #14 - Recensione di Persuasione
- #15 - Avvistamenti da Pemberly. Alcune opere moderne ispirate ai classici austiani.
- #16 - Recensione de Il Diario di Mr Darcy di Amanda Grunge
- #17 - Manga tratti dalle opere austiane
- #18 - Finally, the interview with Miss Austen
Stay tuned!