Non è facile fare amicizia, e ancor più difficile è vivere l’esperienza di un’amicizia tradita.
Helene, la protagonista di Jane, la volpe e io, è una ragazzina canadese, di un’età non ben definita, ma presumibilmente in quella terra di mezzo che è la preadolescenza. Vive a Montreal, in un mondo in bianco e nero di qualche decennio fa (come si deduce dai gusti musicali di mamma e fratelli, i vestiti a tutù, le Converse ai piedi, ecc.). È banalmente infelice, come in tanti a quell’età: forse il suo papà non c’è più, sicuramente si sente un po’ sola e poco a suo agio nel suo corpo, e quelle che un tempo erano sue amiche senza un apparente motivo hanno preso a prenderla in giro. Andare a scuola è una tortura, tra continui passaggi dall’invisibilità a una troppo visibile inadeguatezza.
Il rifugio sono i libri, e soprattutto Jane Eyre, un’eroina un po’ storta che a passo a passo riesce a riscattarsi, e che illumina di colore i tragitti in autobus di Helene.
La nostra protagonista, invece, deve affrontare ancora qualche passaggio prima di raggiungere lo stesso destino e incominciare a vedere il mondo a colori: un’ultima prova, una gita di classe, ancora qualche umiliazione, e poi un incontro nel bosco con la volpe del titolo, un esserino rosso e tenero che le riporta in dono la possibilità di comunicare profondamente con un altro essere umano. Da lì, come per magia (o per miracolo, come dice la protagonista), dopo l’(auto)emarginazione Helene ricomincia a fare amicizia e il suo mondo rifiorisce di colori.
Una fiaba moderna, scritta da Fanny Britt e disegnata da Isabelle Arsenault, in cui a essere più potente è la parte grafica, laddove la sceneggiatura sembra suggerire metafore un po’ troppo manichee (vita triste: bianco e nero molto schizzato, rinascita felice: fiori a colori accesi).
Una morale la storia ce l’ha, e a portarcela, anche se appare solo in una scena, è proprio la volpe del titolo dopo essere stata annunciata en passant in una tavola dedicata a Jane Eyre. E non si può fare a meno di ricordare un’altra più famosa volpe della letteratura per ragazzi, quella che diceva che “l’essenziale è invisibile agli occhi”. E infatti, come seguendo l’insegnamento del Piccolo Principe, questa volpe viene introdotta raccontandone un piccolissimo dettaglio, una minuscola imperfezione (“In fondo alla zampa anteriore sinistra ha un ciuffo di pelo più scuro, come un neo”) mentre Helene ci dice che quegli occhi la guardano dritto nell’anima.
Insomma, oltre alle apparenze, cui è suo malgrado ancorata Helene, oltre i vestiti di crinolina ormai fuori moda, oltre i problemi di peso e cattivo odore, oltre i costumi da bagno che ti fanno sentire una salsiccia, c’è lo spirito. Se chiudi gli occhi, se ti perdi in un libro, se di nuovo tieni per mano un’amica, il mondo ritorna brillante e si popola di foglie verdi e fiori colorati.
Un piccolo libro tenero e delicato, che insegna a riscoprire la bellezza della natura, il gusto dell’intimità e della condivisione, il piacere e la compagnia che la lettura regala. Tutte cose semplici che si fa bene a continuare a ricordare. Un libro per piccole donne, che esorta con grazia a guardare il mondo a colori.
Da notare, la sapienza grafica dell’Arsenault, capace di passare dalla matita all’acquerello con versatilità e padronanza e di descrivere con la giusta malinconia le giornate di Helene, di distorcere le facce dei piccoli bulli senza troppe esagerazioni e di diventare lieve, romantica e sognante nei punti giusti.Originale e interessante, poi, è lo sconfinamento dell’albo illustrato nel fumetto per piccoli. Isabelle Arsenault nasce come illustratrice e sarebbe interessante capire se questo cambio di linguaggio sia stato guidato dalla sceneggiatura o se sia stato proposto dall’illustratrice stessa.
Fa piacere, soprattutto, l’inserimento di quello che a tutti gli effetti è un fumetto nella bellissima collana Contemporanea Mondadori, finora dedicata a classici moderni della letteratura, sempre perfettamente illustrati, ma finora rimasta estranea alla narrativa sequenziale.
Un primo titolo che è un invito alla lettura per i più piccoli e segna un altro passo tra i tanti, sparsi, che si stanno facendo nell’editoria nostrana per portare anche ai ragazzi italiani buoni fumetti e per educarli a un linguaggio che, solo guardandolo superficialmente, può essere considerato semplice.
Abbiamo parlato di:
Jane, la volpe e io
Isabelle Arsenault, Fanny Britt
Traduzione di Michele Foschini
Mondadori, 2014
104 pagine, brossurato, colori – 16,00€
Isbn: 9788804637257