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Jaume Balaguerò

Creato il 28 giugno 2011 da Alejo90
Alicia (1994)
Días sin luz (1995)
Nameless - Entità nascosta (1999)
Operación Triunfo: La Película (2002)
Darkness (2002)
Fragile (2005)
[REC] (2007) - 3/5
[REC] 2 (2009) - 2,5/5
Bed Time (Mientras duermes) (2011) - 3/5
Balaguerò (1968) ha iniziato a lavorare come giornalista e presentatore radiofonico, per poi darsi al cinema dopo un fortunato cortometraggio, "Alicia", presentato a Sitges. E' specializzato nell'horror, e quasi tutti i suoi film sono stati distribuiti anche in Italia. Grandissimo successo ha riscosso il dittico di [REC], co-diretto assieme a Paco Plaza; pare sia in preparazione un terzo episodio.
-[REC] - la paura in diretta
Jaume Balaguerò, Paco Plaza - Spagna 2007 - horror - 75min.
Prodotto innovativo che porta una ventata di freschezza nell'horror del dopo 2000 grazie all'uso sapiente della telecamera.
Barcellona. Angela Vidàl, giornalista, è la conduttrice della trasmissione notturna "Mentre tu dormi". Nella puntata del giorno è ospite in una caserma dei pompieri per descrivere il loro lavoro e la loro vita, fuori e dentro la base. Seguita dal suo cameraman Pablo, esce con un gruppo di pompieri quando ricevono una richiesta di aiuto presso un edifico situato sulla Rambla. Arrivati, trovano gli inquilini riuniti al pianterreno, spaventati dalle grida di una vecchia signora che abita ai piani superiori. Accompagnati anche da due ufficiali di polizia, i pompieri e la troupe televisiva vanno a vedere di che si tratta...
"The Blair Witch Project" può avere molti difetti, ma bisognerebbe riconoscergli di essere il capostipite di un filone che negli ultimi anni è stato particolarmente sfruttato: l'horror (o il "disaster movie" nel caso di Cloverfield) iperrealistico filmato con una telecamera a spalla per dare un effetto di amatorialità e verosimiglianza, aumentando esponenzialmente il coinvolgimento emotivo e, quando ben realizzato, la paura dello spettatore. Questo film ci riesce benissimo grazie alle ottime riprese (Pablo Rosso, che impersona il cameraman, è anche il direttore della fotografia), stabili o mosse a seconda della situazione, che filmano lunghe sequenze senza stacchi, funzionanti grazie ad un ottima tempistica e dinamicità dell'azione. La recitazione non impostata contribuisce a far immedesimare lo spettatore nella storia e farlo sentire come uno degli inquilini dell'edificio (o come il cameraman stesso, dato che abbiamo il suo punto di vista). Altro obbiettivo raggiunto è quello di far sembrare la pellicola più lunga di quanto sia, proprio grazie all'uso di lunghi piani sequenza. Il finale è sì convenzionale e frettoloso, ma anche per questo avvincente. Puro intrattenimento di spavento, deve essere considerato come tale: le critiche alle istituzioni, politiche e religiose, devono essere considerate nell'ottica della necessità dei registi di contestualizzare la pellicola, e non di seria denuncia sociale. Godibile.
Seguito da [REC 2].
Voto: 3/5
-[REC]2
di Jaume Balaguerò, Paco Plaza - Spagna 2009 - horror - 85min.
Dato il successo del precedente era inevitabile un seguito, anche se non se ne sentiva propriamente il bisogno dopo la fine del primo. L'operazione è ben condotta ed evita eccessive ripetizioni, tuttavia diverse incongruenze ed alcune infelici scelte di sceneggiatura lo rendono inferiore al capostipite.
15 minuti dopo la conclusione di [REC]. Una task force di corpi speciali entra nell'edificio posto in quarantena assieme ad un esperto dell'istituto sanitario alla ricerca di superstiti e per studiare il virus. Contemporaneamente, un gruppo di ragazzini alla ricerca di avventura penetra nel palazzo attraverso il sistema fognario, imbattendosi in un pompiere e nel marito di una condomina, che deve portare delle medicine alla figlia malata. Molti morti.
I punti di vista (e quindi le telecamere) si moltiplicano in questo seguito, che assume quasi i connotati di un reality show. L'idea delle telecamere multiple montate sui caschi non è certo una novità (la stessa cosa si può vedere ad esempio in Aliens di Cameron, 1986) ma fare un film interamente costruito su di esse è uno stratagemma originale. Pablo Rosso è ancora direttore della fotografia, e stavolta impersona uno dei soldati, chiamato appunto Rosso (certo, questo all'interno del film è una palese assurdità, però è divertente). Comunque, come molti seguiti di film horror, essendo naturalmente la tensione più bassa in quanto lo spettatore sa già a cosa va incontro, ci si concentra di più sulla storia, spiegando l'inspiegato (con una spiegazione che per altro fa storcere il naso a chi ha visto il primo perchè in parte snatura l'idea di fondo del predecessore) e volendo ad ogni costo inserire un nuovo colpo di scena finale che non aggiunge davvero nulla alla pellicola ed anzi indispettisce. Il film insomma sa un pò tutto di già visto, pur essendo la sua originalità di fondo (la ripresa amatoriale) rimasta inalterata ed anzi sviluppata.
La storia rimarrebbe aperta per un ipotetico terzo episodio, anche se forse sarebbe ora che i due registi si facessero venire nuove idee o si occupassero di nuovi progetti.
Voto: 2,5/5
-Bed Time
Spagna 2011 - thriller/giallo - 102min.
Con una spiccata propensione per i thriller di ambiente condominiale (una sorta di Polanski spagnolo!) Balaguerò firma un'altro thriller ambientato in un oscuro e vecchio stabile di Barcellona, qquasi a voler ritrarre il lato maligno di una città costantemente inondata dalla luce solare.
Cesar (Luis Tosar) è il portinaio dello stabile: conosce le abitudini di tutti i condomini, e li disprezza tutti in un modo o nell'altro. Soprattutto disprezza la loro felicità, emozione  a lui sconosciuta, che lo porta costantemente sull'orlo del suicidio, da cui desiste solo con lo scopo di far male agli altri, in modo che essi si sentano vuoti ed inermi come lui si sente costantemente: solo questo sembra fargli provare un barlume di felicità. In particolare si è dato come proponimento quello di rovinare la vita Clara (Marta Etura), giovane donna in carriera di cui detesta il sorriso che le vede stampato in faccia tutte le mattine.
Un bel film, divertente e vagamente inquietante, con un finale che sconfina nel thriller violento e molte parentesi di comica malvagità. Liberatorio a modo suo (ogni tanto tutti avremmo voglia di levare il sorriso dalla faccia di qualcuno, specie quadno noi non siamo felici), è un esercizio di stile recitativo (memorabile Tosar), di scrittura (sceneggiatura impeccabile nel suo continuo traballamento fra i confini del verosimile e dell'irreale), di regia (l'arte dei piani ravvicinati, degli interni semibui e della violenza fulminea). Non convenzionale nel finale nè nella caratterizzazione dei personaggi (la bambina stronza e perversa è azzeccatissima), è un film giallo capovolto (il problema non è chi sia il colpevole, ma se questo riuscirà a farla franca) dal ritmo serrato che non mancherà di coinvolgere lo spettatore.
Voto: 3/5

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