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Javier Marias: "Gli innamoramenti"

Creato il 14 dicembre 2012 da Cristiana2011 @cristiana2011

Javier Marias è uno scrittore spagnolo che ho scoperto leggendo il ritratto che fece di Berlusconi, alcuni anni fà. Eccone uno stralcio.

"E' un individuo che non ha il minimo pudore quando si tratta di essere lusinghiero, adulatore, perfino ossequioso. In un certo senso si potrebbe affermare che ha la mentalità di un vecchio portinaio, di quelli che a quanto sembra abbondavano in Spagna durante il franchismo e ancora non sono scomparsi: si squagliavano in riverenze con i proprietari e gli inquilini facoltosi, e trattavano a pesci in faccia i fattorini e le domestiche".

Ancora: "Dietro quella mentalità c'è sempre un risentito. Se oltretutto è uno che non teme il ridicolo, allora l'individuo in questione è pericoloso, come lo è quest'uomo dietro la sua facciata cordiale, scherzosa, si direbbe quasi bonaria se non fosse che la bontà - persino come caricatura - è assente dalla sua indole".

E conclude: "Ma la cosa più difficile di tutte è questa: quasi nessuno è in grado di trattare con uno che non prova mai vergogna di alcun genere, né personale né pubblica né politica né estetica. E neppure narrativa. In verità lui non sa che cosa sia".

Javier Marias:

Ho poi letto la sua "Triologia sentimentale" e ciò che mi ha affascinata è la proiezione dei vissuti sentimentali e passionali attraverso un punto di vista ipotetico, in cui li si può analizzarli con distacco,scevro da ogni coinvolgimento.

E' uscito il suo ultimo romanzo " Gli innamoramenti" ed è bella l'intervista di Conchita DeGregorio su republica


http://www.repubblica.it/speciali/repubblica-delle-idee
L'amore, o l'innamoramento? Quest'ultimo, lei scrive, produce debolezza: ho un debole, si dice. Rende vulnerabili.
"L'innamoramento è una condizione che non tutte le lingue certificano. In italiano e in spagnolo sì, c'è una parola per dirlo, ma in altri idiomi servono perifrasi. Cadere, essere in. Come fosse un transito o un accidente. E' certo molto faticoso, quanto inevitabile, innamorarsi. Prevede un grado di audacia e di insensatezza che con l'età, direi più con l'esperienza, si tende ad evitare. Questo perché ci si impigrisce. Si scansa la fatica. Tuttavia io stesso vedo con certezza che le uniche stagioni della vita che abbiano qualche interesse, a posteriori, sono quelle: le storie d'amore molto appassionate, complicate, intense, quelle che portano con sé grandi sofferenze e momenti stupendi. Quello è l'apice dell'esistenza, senza dubbio". [...] E' probabile che la chiave del desiderio sia la distanza. In questo senso la raccomando.
Perché dice "a posteriori"? C'è un'età per innamorarsi?
"No, non direi. E' più o meno sempre lo stesso, dai 7 anni in poi. Solo che purtroppo col tempo si diventa più prudenti e, credendo di preservarsi, si evita la pena. Con la fatica e con la pena anche la meraviglia, va da sé".

Ebbene, cosa dire per esprimere il mio pensiero? Che innamorarsi è tanto bello quanto difficile e dispendioso dal punto di vista razionale. E' un vero e proprio sperpero di energie e , al contrario di Marias, non consiglio la distanza che mi sembra una forma di masochismo. E' vero, con l'esperienza, si può 'scansare la fatica'. Per fortuna non si può cancellare il ricordo dello sconvolgimento vissuto per un amore reale e appassionato,o fantasticato ma altrettanto intenso.
E' difficile da spiegare, ma mi è successo che, una volta , mi sono svegliata talmente felice, da ritrovarmi a ridere,allargando le braccia. Noo, il sesso non c'entrava,ero semplicemente innamorata e certa di essere corrisposta.,come Rossella O'hara.

Che mi dite di un intenso momento di felicità d'amore?

Javier Marias:


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