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Javier Zanetti come non lo avete mai sentito. Lunga intervista al capitano nerazzurro!

Creato il 04 novembre 2013 da Luciomormile @parla_di_calcio
Javier Zanetti come non lo avete mai sentito. Lunga intervista al capitano nerazzurro!

Il capitano dell'Inter intervistato a Radio DeeJay - Javier Zanetti, storico capitano dell'Inter e una delle poche bandiere longeve rimaste nel mondo del calcio, si è concesso in una lunga intervista a Radio DeeJay questa mattina.
Il capitano dell'Inter ha praticamente parlato di tutto, da Mourinho  Mazzarri, dal Triplete all'infortunio, insomma, tutto.
Ecco l'intervista: 
"Come ho fatto a recuperare cosi velocemente? Sono passati sei mesi e credo che col lavoro e i fisioterapisti ce l'abbiamo messa tutta per tornare bene. Ieri è stata la mia prima sensazione da vicino in panchina e adesso mi aspetto di scendere in campo. Quando guardo le partite dagli spalti grido, mi hanno convocato per non farmi urlare (ride). Parlo in campo? Non tantissimo. Il cuchu gesticola e parla. Io devo correre o faccio una cosa o l'altra.

Le mie parole ad Eto'o durante la sfida al Barça? Sono vere, però lui non aveva capito che mi riferivo alla fine del primo tempo. Mancava una eternità alla fine di quella partita. Per scrivere il libro ci abbiamo messo quasi un anno. Riotta è venuto a casa mia tante volte e a Dicembre in argentina con me a vedere il mio quartiere e conoscere la mia realtà quando ero bambino in Argentina. Da li è nato il racconto che è venuto molto bene.

Sogno in italiano o spagnolo? In entrambe le lingue. Quando uno sogna la cosa più importante è che si faccia realtà. Tante volte quello che ho sognato si è realizzato. Speriamo continui cosi. In casa mia parliamo in spagnolo perchè parlano italiano sempre andando a scuola. I miei figli sono tutti e tre italiani e nati a Milano. Noi parliamo un po' in spagnolo perchè hanno questa facilità di parlare entrambe le lingue.

Perchè tanti calciatori dall'Argentina in Serie A nonostante sia più piccolo del Brasile? L'Argentina ha 28 milioni di abitanti. C'è questa cultura calcistica in Italia. Giochiamo sempre tanto e se tu vedi per le strade ci sono tanti campetti e tantissimi bambini che vanno dietro un pallone e siamo cresciuti cosi.

Modo di giocare diverso rispetto ai brasiliani? Si, abbiamo questa cultura agonistica. Siamo 40 milioni e in tante province dell'Argentina. Li ancora vedi questi campetti di terra battuta e tantissimi bambini che sono felicissimi di giocare a calcio.

Quanti argentini in Italia? Almeno 50 perchè tra noi e il Catania ne abbiamo tanti. Li conosco quasi tutti. Giovani che meritano? Io punto su Alvarez. Perchè adesso quest'anno sta avendo grande continuità dopo un anno difficile tra infortuni e problemi di squadra che purtroppo non facevano andare bene le cose. Lui ha dovuto sopportare fischi e critiche. Li ha dimostrato grande personalità e quest'anno sta dimostrando tutto quello che sa fare. Giocare da uomo? Significa giocare con i valori che ho imparato da bambino: dignità ed essere leali. Sono cresciuto con questa cultura ed educazione. L'ho portata durante tutta la mia carriera.

Se torno in Argentina? Non ci ho mai pensato. Quasi metà della mia vita l'ho vissuta in Italia. Io e la mia famiglia ci troviamo benissimo qui e soprattutto è difficile per la realtà che si vive in Argentina. Che Inter era quando sono arrivato? L'allenatore era Ottavio Bianchi. Arrivai con Rambert perchè all'epoca c'era la regola che potevano giocare tre stranieri e c'erano Paul Ince, Roberto Carlo e Rambert e io ero il quarto. Rambert era un attaccante.

Quante presenze ho fatto? 845.

Quante Rambert? 2. Però lui era capocannoniere del calcio argentino. Io ero uno sconosciuto e mi dovevo far conoscere.

Allenato il giorno del matrimonio? E' la realtà. Quando mi sono sposato era il 23 dicembre del '99 e quando noi andiamo in vacanza in quella settimana a Dicembre ci portiamo un programma per non perdere la condizione. Ho fatto prima il matrimonio, il brindisi e la foto e poi mi sono andato ad allenare. Si fa corsa e palestra in quella settimana. I giocatori ci tengono al fisico. Io ritengo che la forza nelle gambe sia fondamentale per evitare gli infortuni. Di “press” faccio 190 kg con una gamba. Quando sono arrivato in Italia con il prof. Bordon, ho iniziato a fare questo programma di forza che mi ha aiutato tantissimo. Bicipiti e quadricipiti.

Come faccio a indossare i pantaloni? Trovo grande difficoltà quando devo mettere i jeans. Delle volte mi metto i pantaloni che sono cosi stretti che quando devo andare a qualche evento temo che si strappino quando mi siedo. Tante volte ci penso e tante volte porto uno in macchina per qualsiasi evenienza.

Messi o Maradona? Maradona è stato il più forte nella sua epoca e Messi adesso. Maradona l'ho avuto come allenatore, con Messi ci ho giocato e posso dire che quello che sta facendo è straordinario. Lui ha una velocità con la palla al piede che tu sei convinto di togliergliela e lui col sinistro subito parte. Pensa che nella semifinale di ritorno della Champions League io ero diffidato e giocavo a sinistra e di fronte avevo Messi al Camp Nou. Una volta mi scappa via e se prendevo un cartellino giallo mi avrebbe fatto perdere la finale. Eravamo Samuel e io diffidati. Lui ti va via e non lo puoi neanche tirare giu. Maradona allenatore? Era uno molto grintoso e soprattutto emotivo. Lui ci voleva trasmettere tutte le sensazioni vissute con la maglia della nazionale. Il tifoso interista vive nel ricordo di Mourinho? Un grande. Un vincente. Uno con grande personalità. Per uno che non lo conosce dice al di fuori è uno rompi. Lui quando sapeva che doveva stare vicino a un giocatore ci stava. Poi è molto preparato.

Chi gridava di più tra un tempo e l'altro? Mazzarri. Lui è uno incazzoso. Però delle volte fa bene perchè dobbiamo essere sempre attenti. Se ti rilassi nel calcio le partite possono cambiare da un momento all'altro. Mourinho è uno che leggeva bene le partite e nell'intervallo urlava. Tutto quello che scriveva sul taccuino lo urlava. Leggo i giornali? No, non leggo molto i commenti su di me.

Solari era il più saggio? Troppo intelligente. Obi era con la testa nella Gazzetta dello Sport il giorno dell'esordio per vedere cosa scrivevano di lui. Solari gli si avvicina e gli dice: “Non cercare mai sul giornale al lunedi quello che non hai fatto in campo la Domenica”. Il commento del giornalista è relativo. Io vedo il calcio in una maniera e tu in un'altra. E' applicabile anche ad altri settori.

Quanti siamo del Triplete? Cambiasso, Milito, Samuel io e Chivu. Siamo cinque e Cordoba fa il team manager.

Lo saluto perchè si sta riprendendo dopo un brutto intervento. La mia speranza è rimanere sempre in questa grande famiglia. Lui rimarrà perchè il suo sentimento sarà sempre insieme a noi. Adesso sarà affiancato da altre persone sempre per il bene di questa società”.


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