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Je suis *

Creato il 10 aprile 2015 da Antonio

Je suis *

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Cercasi aggettivo qualificativo, sostantivo, identificativo, attribuzione di qualsivoglia gruppo, purché solidale. Dopo il je suis Charlie e l'oceanica manifestazione di Parigi che già ignorava stragi avvenute in precedenza all'attentato di Parigi, si cerca il je suis che manca.
Je suis una delle vittime di Boko Haram? No! Sono neri e lontani. Je suis sciita? Ci mancherebbe altro! Le radici europee sono cristiane. Ecco, ecco. Je suis cristiano e poi suona pure bene, quell'assonanza sembra fatta apposta.
Dopo il doveroso je suis Charlie, dopo il deprecabile silenzio per le stragi che non hanno (non avrebbero) toccato la "nostra civiltà", il je suis cristiano arriva in tempo per dare voce al tribalismo culturale made in Europe. Per le altre stragi basta un contrito cenno, per dovere di cronaca o altra dispensa morale che assolve dal non fregarcene un cazzo.
La guerra che oggi si combatte in medio oriente è essenzialmente una guerra interna al mondo musulmano, lasciando perdere per amore di sintesi le responsabilità esterne riguardanti l'innesco. Quando il fanatismo jihadista si è scatenato sui cristiani si è alzata la voce di Papa Francesco che ha chiesto che la comunità internazionale non resti indifferente alla strage dei cristiani. Richiesta sacrosanta ma se unita al silenzio o a interventi meno forti per le stragi che non riguardano i cristiani è analoga al je suis Charlie seguito da un assordante silenzio.
La nostra indifferenza, la più subdola indifferenza alle tragedie umane fino a quando non ci toccano da vicino, fino a quando non vengono lesi organi che sentiamo nostri, allora si alzano forti le nostre voci, si sollevano dal mero menzionare i fatti, tutto questo denuncia la debolezza e la menzogna dell'universalismo laico, denuncia la debolezza e la menzogna dell'universalismo cattolico (rafforzativo che si rovescia in negazione, visto che cattolico significa universale). L'universalismo occidentale, secolare o religioso, è ignominiosamente falso.
Sono migliaia le vittime di fede musulmana nella guerra portata avanti dai jihadisti ma con l'orribile strage dell'Università di Garissa in Kenia si è sollevata l'attenzione dei media, c'è stato un cambiamento dello stesso vocabolario dei media perché in quella strage emergevano i connotati della persecuzione dei cristiani. Già da prima, con i giornalisti sgozzati, sono state poche le notizie dedicate alla morte dei giornalisti arabi, uccisi in numero maggiore dei giornalisti occidentali. Sono fatti loro, ecco cosa dice questo atteggiamento. Sono fatti loro e non ci riguardano, anzi si ammazzino pure tra di loro, purché non tocchino i nostri valori, la nostra gente.
Lo sbandierato universalismo dell'occidente, secolare o religioso, è annegato nelle acque del Mediterraneo.

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