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"Je suis Ahmed". Il poliziotto di cui nessuno parla più

Creato il 11 gennaio 2015 da Tafanus

Parigi-manifestazione
...fra questi Voltaire si sarà anche Salvini?...

L'immagine di lui freddato in strada dai fratelli Kouachi ha fatto il giro del mondo VIDEO 

Ahmed Merabet   Anche tra i morti ammazzati ci sono i "protagonisti" e le "comparse". Il dramma di Parigi non fa eccezione. Mentre nel mondo occidentale è scattata la corsa, in alcuni casi anche ipocrita, al "Je suis Charlie", Ahmed Merabet sta per finire sottoterra senza tanti clamori. Non ci fosse il filmato-shock che ne fissa impietosamente in fotogrammi gli ultimi istanti di vita, la notizia della sua morte non avrebbe occupato più di una trentina di battute negli articoli-fiume sulla strage al magazine Charlie Hebdo che hanno giustamente riempito le pagine di tutti i quotidiani del mondo.

Ma la cronaca nera, ormai, fatica a non diventare spettacolo. Il limite tra diritto/dovere d'informare e ricerca del sensazionalismo è una sfumatura pericolosa. Ed ecco allora Ahmed, già ferito, a terra mentre supplica il suo carnefice di risparmiarlo. È l'immagine più cruda e orribile che resta di questa vicenda da brividi. I suoi occhi fissano il killer che gli sta togliendo la vita, le sue mani, aperte nell'ultima inutile preghiera. Lui, che era musulmano, ucciso in nome di quell'Allah che pensava lo amasse e lo difendesse. Lui che con le vignette satiriche su Maometto e l'Islam non c'entrava niente.

Ed è proprio questo a rendere la sua morte ancora più ingiusta, ugualmente drammatica, di quelle dei disegnatori del settimanale satirico parigino. Consapevoli, loro sì, di rischiare la vita ogni giorno in nome della libertà d'espressione. Amhed, invece, era lì solamente per fare il proprio lavoro di custode della legalità. In forza alla Brigata Vtt presso il commissariato dell'undicesimo Arrondissemant della capitale francese, la zona dove ha sede il Charlie Hebdo, si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Una coincidenza sfortunata e fatale che gli ha interrotto la vita a 42 anni. Per questo, mentre in migliaia urlano "Je suis Charlie", senza alzare la voce ma con tono fermo e deciso, diciamo anche "Je suis Ahmed" (di Massimiliano Vitelli)

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