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Mississippi Burning, uno sguardo sul razzismo

Creato il 14 giugno 2015 da Dragor

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   HO SEMPRE PENSATO che la notte è il momento migliore per guardare un film, perché la pressione della realtà contigente si allenta lasciando spazio alla fantasia. Così la notte scorsa sono finito su Mississippi Burning, un vecchio film che avevo già visto anni fa e che ho rivisto con piacere.  Dico subito che è un film meraviglioso, un film antirazzista, la madre di tutti i film antirazzisti. La storia: in una cittadina del profondo Sud, due ispettori dell'FBI venuti dal Nord indagano sulla misteriosa scomparsa di 3 militanti antirazzisti. Vi risparmio la galleria di personaggi uno più razzista dell'altro che si trovano ad affrontare (se potete, ascoltate la versione inglese, non c'è niente di più spassoso dei loro propositi razzisti pronunciati con l'accento strascicato del Sud). I due ispettori hanno caratteri opposti. Uno, mirabilmente interpretato dal grande Gene Hackman, mi assomiglia nel senso che detesta la retorica antirazzista e per scandalizzare il collega si diverte a flirtare con il razzismo, salvo usare le maniere forti quando si tratta di mettere i razzisti al loro posto. L'altro, interpretato da Willelm Defoe, è più legalitario.
  

   VISTO ALLA LUCE DI OGGI, il film suscita alcune domande. La prima può sembrare banale: perché i razzisti bianchi odiano i neri? In fin dei conti i neri chiedono soltanto d'integrarsi nella società americana ed essere buoni cittadini. Sono ancora più patrioti dei membri del KKK, sono buoni cristiani, vanno in chiesa dove cantano favolosi spiritual. Vogliono studiare, vogliono lavorare, all'occorrenza sono pronti a sacrificarsi per la patria. Perché tanto odio nei loro confronti? Semplice, perché sono neri. E' veramente una questione di pelle: se non fossero neri non sarebbero odiati.  Ma sono odiati perché sono neri e questo caratterizza il razzismo negli anni Ottanta: odiare qualcuno per il colore della pelle. 
  

   ORA, IMMAGINIAMO che i neri del profondo Mississippi, invece di anelare all'integrazione, professino una dottrina che li esorta a non integrarsi. Una dottrina per la quale i valori più sacri della nazione americana - la democrazia, l'uguaglianza. la libertà di espressione, la libertà di pensiero, la libertà di religione - sono crimini. Una dottrina che prona la presa del potere  con ogni mezzo legale e illegale per imporre la propria legge. Una dottrina che considera i suoi membri come appartenenti a una comunità eletta, abilitandoli a guardare i profani con disprezzo. Una dottrina alla quale possono aderire tutti.  Che cosa succederebbe? Lo zoccolo duro dei razzisti avrebbe sicuramente qualche pretesto in più per combattere i neri, ma a loro si aggiungerebbe gran parte della nazione americana, desiderosa di preservare la propria civiltà. Per difendersi, gli adepti della dottrina in questione l'accuserebbero di razzismo mentre la stragrande maggioranza degli americani combatte semplicemente la dottrina, infischiandosi del colore di chi la professa. 
  

   E' PRECISAMENTE quello che accade in Francia nel 2015 con l'islam. I musulmani tentano di far passare l'islamofobia per razzismo  mentre è semplicemente l'opposizione a una dottrina. Un'amalgama sconosciuta nel 1988, quando il razzismo era soltanto l'opposizione a una razza. 
  

      Dragor


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