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Riservare un silenzio rispettoso alle persone che ieri hanno perso un proprio caro.
Ma mi riesce difficile.
Ieri delle persone hanno perso la vita mentre svolgevano il loro lavoro, come ogni altro giorno. Ed è allucinante.
Delle persone hanno perso la vita mentre, lavorando, esprimevano se stesse.
E io, che nel mio piccolissimo spazio rosso ho trovato il mio principale spazio di espressione, in cui posso essere me stessa completamente e senza filtri, l'ho sentita forte come una pugnalata.
Ma non è di questo che mi interessa parlare. E' troppo più grande di me, di tutti. Il terrorismo fa paura, ci inchioda anche nei luoghi in cui ci sentiamo sicuri, ci priva completamente di quella libertà che tanto diamo per scontata.
Ma sono solo una bambina, non posso parlare troppo di queste cose, non ne so a sufficienza.
So solo che mi fa paura.
Ma più ancora, e qui arriviamo al punto che mi interessa toccare, mi fanno paura le reazioni a questo evento.
A fronte di tanti messaggi di cordoglio, di solidarietà, di pensiero per le vittime e le loro famiglie, questi eventi portano con sè l'inevitabile massa di decerebrati, che usa l'evento per parlare di sè, per portare acqua al proprio mulino, per insultare.
No, non entrerò nemmeno nel discorso politico. Non è il Salvini politico che mi preoccupa (sì, ovvio, ma non è questa la sede per parlarne), mi preoccupa l'UOMO. L'uomo adulto e vaccinato che non è ancora in grado di scindere l'individuo dalla comunità.
Perché non possiamo semplicemente unirci nel pensiero del dolore di queste persone?
Perché, per una cavolo di benedetta volta, non siamo in grado di smettere di parlare di noi stessi?
Perché il mio vicino di casa musulmano, che lavora regolarmente e paga le tasse, e non disturba e fa sempre le pulizie condominiali quando è il suo turno, deve sentirsi insultato?
Perché deve essere considerato LUI l'eccezione?
Perché i quotidiani internazionali usano la satira per combattere contro chi la satira l'ha ammazzata e invece quelli italiani mostrano le brutali scene dell'assalto, in modo così atrocemente irrispettoso?
Perché i personaggi famosi sfruttano questi eventi per mettersi, una volta di più, in mostra in tutto il loro splendore?
Perché siamo così?
Cosa è successo all'etica, al rispetto, alla compassione intesa come semplice 'soffro con te' e non come 'oh, poverino, chissà come stai male'?
Sono io che ho sempre vissuto nell'utopia del bellissimo mondo fatato di quando ero più piccola?
Sono arrabbiata con voi, tutti, miserabili parassiti che non conoscete il dolore vero
E ricordatevi che se per la vostra linea di pensiero tutti i musulmani sono terroristi, allora voi cattolici siete tutti pedofili. Meno male che sono atea.
(Mi dispiace per il post sfuriata, se volete domani recensisco un Woody Allen che così ci calmiamo un po' tutti!:D)
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