I capelli della nostra Jeanie in origine erano castani, poi sono diventati biondi, anche se questa volta non è colpa di un hair styler particolarmente creativo con la passione per La rivincita delle bionde.
No, non stiamo neppure parlando di qualche Barbie o sua omologa. Qui le persone sono in carne ed ossa, non di plastica e silicone.
Jeanie McDowell
Con questo post forse esulerò un poco dal mio abituale ambiente di approfondimento, l'epoca vittoriana inglese, per spostare l'attenzione in un continente diverso, l'America ottocentesca della prima indipendenza.
Scordatevi Scarlett O'Hara, non è lei che merita questo cambio di attenzione, ma un personaggio a cui sono molto più affezionata e che considero decisamente più simpatica. Non che ci voglia molto...
Come saprete mi sono sempre tenuta distante dal discorso americano, a parte qualche accenno nel post di approfondimento della politica coloniale di Giorgio III, tuttavia questo è un caso che ci tenevo a trattare.
Vorrei parlarvi della bella Jeanie, di una storia che probabilmente qualcuno conosce, ma di cui non si entra mai nei dettagli.
Jeanie McDowell, pronunciato rigorosamente alla francese, quindi con la J dolce di di Jean-Baptiste e non di John, fu un personaggio realmente vissuto, infermiera e medico durante i primi periodi dell'indipendenza Americana, amata dai suoi degenti per l'umanità che prestava nelle sue cure e poi passata alla storia grazie al marito, Stephen Foster, noto autore di canzoni patriottiche americane, tra cui l'intramontabile Oh Susanna, che gliene dedicò una particolarmente toccante, ritraendola in tutta la sua dolcezza e bellezza [e con i capelli castani].
Dalla canzone sono stati tratti, negli anni del secondo Novecento, due cartoni animati, di cui uno anche giunto in Italia e divenuto famoso tra le generazioni anni '80 e '90 con il nome di Fiocchi di cotone per Jeanie.
Ammetterò che il motivo per cui ho deciso di approfondire questo personaggio è puramente ed esclusivamente personale, riassumibile nel fatto che sono una fan molto più che sfegatata di quell'anime, al limite dell'ossessione otaku, lo seguivo mentre andavo alle elementari e poi alle medie, innamorata persa delle avventure della nostra ragazza di campagna come, forse, mi era accaduto solo con Sailor Moon, e poichè il cartone, naturalmente, era dato alle otto e mezzo del mattino, così che tanti bambini potessero vederlo e non alle quattro appena usciti da scuola come quelle porcherie tipo il cartone degli scarafaggi, costringevo i miei due genitori ad interminabili battaglie col videoregistratore per avere la puntata al mio ritorno da scuola. Adoravo Jeanie e le sue vicende, soprattutto perchè l'eroina, sebbene all'epoca non sapessi si trattasse di una storia vera, era una ragazza qualsiasi, dotata però di molta buona volontà e una tenacia di ferro, era consolante, in un mondo di maghette e di majokko, una personcina che non aveva superpoteri e piangeva a catinelle.
Oltretutto il cartone era molto piacevole alla vista senza quei colori fin troppo accesi delle Mermaid Melody o delle Winx o di altri prodotti più recenti, talmente violenti da bucare la retina dei poveri spettatori. E non si tratta solo dei capelli improbabili, dopotutto Creamy fu una delle prime a sfoggiare una chioma lilla negli anni Settanta, ma proprio di quelle tonalità evidenziatore che piacciono tanto oggi, rosa shocking, verde fluorescente e blu elettrico sono solo la base del guardaroba delle nuove eroine made in XXI century. No, Jeanie era della vecchia scuola dei cartoni come Pollyanna e Piccole donne, Heidi e compagnia, abbigliata in modo consono al periodo e con qualche pettinatura stravagante fatta di trecce e codini come piaceva molto nei primi anni '90.
L'anime
La storia di Jeanie (Jane è il suo nome di battesimo) è una delle più commoventi e, allo stesso tempo, istruttive che possa ricordare.
La nostra ragazza nacque in una benestante famiglia di coltivatori della Pensylvania, nei pressi di Pittsburgh, nella prima metà dell'Ottocento e crebbe [bionda] in un ambiente agiato e sereno, educata come una signorina alla moda di Rossella O'Hara e appassionata di musica, talento ereditato dalla mdre che le insegnò ella stessa a suonare il pianoforte.
Bill, Jeanie e Stephen
Jeanie però era figlia unica e soffriva di solitudine, iniziò così la sua amicizia con due bambini che bazzicavano la casa paterna e che con lei condividevano la passione per note e pentagramma: Stephen, che suonava con lei l'armonica ed era figlio dell'amministratore, e Bill, un bambino di colore figlio di alcuni braccianti con un vero talento per il banjo, il simbolo musicale degli stati del Sud (Oh Susanna oh don't you cry for me, I come from Alabama with my banjo on my knee...).
Con la morte prematura della madre, dopo una lenta, ma inesorabile malattia, Jeanie rimane sola insieme al padre che presto si risposta con una giovane donna di nome Helen, i rapporti sono inizialmente tesi in quanto la nuova matrigna è una donna abituata agli agi di cui i ricchi possidenti terrieri si circondavano (di nuovo si veda Rossella) ed entra subito in conflitto con la liberalità di cui l'educazione della figliastra era pervasa. In realtà le intenzioni di Helen non erano cattive -quando mai lo sono nei cartoni?- perchè la donna voleva solo preparare la bambina per farla entrare nel rigido mondo da cui ella proveniva.
Jeanie, tuttavia, ha già deciso da sé che vita vuole vivere e riesce a convincere il padre e la matrigna della sua vocazione di diventare medico.
Aiutata da entrambi si trasferisce a Pittsburgh in una scuola per infermiere dove ha la possibilità di studiare. Qui le difficoltà non mancano, le scuole private dei cartoni si somigliano un po' tutte con episodi di bullismo e nonnismo a volontà; avendo frequentato a mia volta un collegio simile posso garantire che la vita tra quelle mura non è una passeggiata se qualcuno ti prende in antipatia, altro che Caro fratello... o Hana yori dango.
Jeanie e le compagne del collegio e Stephen
Grazie comunque alla sua forza di volontà e al sostegno di Bill che lavora come tuttofare nell'istituto, Jeanie riesce a diplomarsi e accetta un apprendistato presso un piccolo ospedale annesso ad una struttura per accogliere gli orfani. Qui Jeanie inizia la sua esperienza insieme al burbero medico che le fa da tutor ed ha la possibilità di entrare in contatto con ammalati e bisognosi, mettendo alla prova la sua vocazione e uscendone temprata e ancor più desiderosa di darsi da fare per il mondo.
Alla sua storia si riallacciano quelle dell'amico d'infanzia Stephen, col quale inizia una storia d'amore, e di Bill che è entrato a far parte di una band, ma che purtroppo ha perso la sua ispirazione e il tocco magico.
Insieme i tre amici riallacceranno non solo la loro amicizia, ma lavoreranno insieme per un futuro migliore.
Ecco la sigla originale italiana, tra l'altro un piccolo capolavoro che parla di fratellanza e uguaglianza, di amicizia e di ideali non indifferenti. Secondo me TUTTI i bambini dovrebbero guardare questo cartone e ascoltarne la sigla, non è certo così smielata da essere insopportabile. Io ho conosciuto una sola persona che la disprezzava ed era una ragazza orribile, bugiarda e piena di sè, forse questa sigla è una specie di cartina a tornasole per comprendere la natura delle persone prima che le loro azioni parlino fin troppo esplicitamente e feriscano qualcuno?
La storia animata di Jeanie, per quanto pervasa di messaggi educativi e buoni sentimenti, non è comunque molto distante dalla realtà, tanto che la nostra infermiera viene spesso associata alla figura di Florence Nightingale, famoso personaggio della medicina inglese di cui avevamo parlato qualche tempo fa.
Entrambe accomunate dal desiderio di migliorare le condizioni dei malati e da una encomiabile dedizione al loro lavoro di infermiere, queste due donne hanno contribuito in maniera significativa a portare avanti non solo la parte medica, ma anche quella umana dei pazienti, preoccupandosi delle loro condizioni e dei loro bisogni, oltre delle cure. Si tratta di un aspetto importante per chi è costretto ad una lunga degenza e, ricordiamoci, una volta le malattie non erano solo più gravi e pericolose, dato che si moriva di banali raffreddori, ma anche estremamente lunghe, esisteva infatti la quarantena, l'interminabile periodo di convalescenza che i malati trascorrevano a letto dopo essere usciti dalla fase critica del male.
Oltre a questo, abbiamo accennato ad un altro anime intitolato Jeanie dai lunghi capelli, di produzione decisamente più antica; qui il tratto è quello tipico dei cartoni anni Settanta/Ottanta e rimanda a Charlotte o a Lady Oscar, in particolare quella della prima parte dell'anime [prima che i produttori la dotassero di una chioma alla Crescina, occhi sottili e pieni di ciglia e di venti centimetri in più].
L'abbigliamento infiocchettato e i cerchietti che condividono molte protagoniste, daMimì e la nazionale di pallavolo a Georgie a Candy e tante altre del periodo denota chiaramente da quale epoca provenga e, ovviamente, la storia è molto più strappalacrime, anche se poco si discosta da quella dell'altro cartone o del soggetto fosteriano, ma era la moda del momento e piaceva agli spettatori.
Ormai questo anime è condannato ad andare in onda solo sulle emittenti locali insieme alla Balena Giuseppina e alla versione anime dei Miserabili, per altro miserabile a sua volta. La cosa bella di questi cartoni e della loro versione anni '70 era il fatto che all'epoca si perdesse poco tempo a rifare le sigle e venissero lasciate le originali complete di improponibili scritte nipponiche, l'editing è cosa inventata da Mediaset in seguito e dato che il sangue dell'Uomo Tigre non è mai stato censurato, così come Kenshiro che si strappa la camicia, bisogna crederlo.
Ecco la videosigla del cartone
La canzone
Jeanie e Stephen adulti
La canzone originale che Stephen Foster compose riferisce chiaramente nel titolo che Jeanie aveva lunghi capelli castano chiaro, sebbene questo particolare sia stato sovvertito nell'anime, dove la protagonista è stata trasformata in una insospettabile bionda, è indubbio che questa sia la sorgente a cui si siano ispirati.
La cosa buffa è che anche nell'altro anime direttamente ispirato dalla canzone, chiamato Jeanie dai lunghi capelli, la protagonista è bionda.
Dite che si tratta del fatto che il canone di bellezza, dall'Ottocento ad oggi, è cambiato quasi radicalmente?
Ecco il testo
I dream of Jeanie with the light brown hair,
Borne like a vapor on the sweet summer air;
I see her tripping where the bright streams play,
Happy as the daisies that dance on her way.
Many were the wild notes her merry voice would pour,
Many were the blithe birds that warbled them o'er:
I dream of Jeanie with the light brown hair,
Floating, like a vapor, on the soft summer air.
I long for Jeanie with the daydawn smile,
Radiant in gladness, warm with winning guile;
I hear her melodies, like joys gone by,
Sighing round my heart o'er the fond hopes that die:
Sighing like the night wind and sobbing like the rain,
Waiting for the lost one that comes not again:
I long for Jeanie, and my heart bows low,
Never more to find her where the bright waters flow.
I sigh for Jeanie, but her light form strayed,
Far from the fond hearts round her native glade;
Her smiles have vanished and her sweet songs flown,
Flitting like the dreams that have cheered us and gone.
Now the nodding wild flowers may wither on the shore
While her gentle fingers will cull them no more:
Oh! I sigh for Jeanie with the light brown hair,
Floating, like a vapor, on the soft summer air.
Io la trovo graziosa, molto doce e piena dell'ammirazione, dell'amore e dell'orgoglio che quest'uomo provava nei confronti della moglie, che senz'altro non era persona comune.
Dicono che scrivere canzonette non sia un mestiere onorevole, per un uomo, ma che mondo sarebbe senza Oh Susanna e chi si ricorderebbe di Jeanie se Foster non avesse scritto questi due testi?
Spero davvero di non dovermi mai porre il problema perchè entrambe sono tra le mie canzoni country preferite e io ho una certa propensione al country con camicia a quadri, jeans, cappello e scarpe sporche di terra, un pianoforte sgangherato che suona in sottofondo e le ragazze che ballano sulle note allegre mostrando le caviglie non proprio filiformi, ma con una grazia allegra e travolgente che nessuna bostoniana sarebbe in grado di replicare.
Mauser