Martedì scorso si è tenuto il terzo dibattito tra i candidati repubblicani alla presidenza 2016.
A Boulder, in Colorado, la località in cui si è svolta la serata, l’unica novità di rilievo è stato il primo vero scontro tra Marco Rubio e Jeb Bush.
Negli ultimi sondaggi, i candidati conservatori più graditi risultano ancora il miliardario populista Donald Trump e l’ex neurochirurgo Ben Carson, ma Rubio e Bush sono senza dubbio i due che, quando inizierà il confronto vero, quello con le primarie, in Iowa e New Hampshire, a febbraio, saranno i veri protagonisti da battere.
Il senatore della Florida appare l’uomo più in forma, sia come charme sia come idee e oratoria, mentre l’ex governatore, sempre della Florida, è il candidato che dispone di maggiori risorse economiche e di legami più solidi con l’establishment repubblicano.
Proprio in vista della prossima fase delle primarie, nel corso del dibattito di martedì, Jeb ha sferrato un duro attacco contro Rubio, mettendo in dubbio le sue doti di legislatore e la sua capacità di guidare il paese, in caso di elezione.
Lo scontro tra i due è ancora più clamoroso poiché i rapporti reciproci sono sempre stati molto stretti e cordiali.
Jeb Bush è stato uno dei principali mentori di Marco Rubio.
Quest’ultimo è riuscito a farsi strada nella politica della Florida, partendo dalla assemblea statale, proprio grazie a Bush.
Per cui l’attacco del ricco rampollo di una delle dinastie politiche più influenti d’America è apparso ancora più dirompente.
E non si è limitato al dibattito. A Portsmouth, in New Hampshire, dove Jeb è andato a fare campagna elettorale giovedì, ha rincarato la dose.
Ha definito Rubio come il Barack Obama del partito repubblicano. Un uomo con grande oratoria, ma con pochi successi politici. Non solo.
Ha continuato dicendo che per gli Usa possono bastare sette anni di un presidente che è stato un grande candidato, un grande oratore, ma che non è riuscito a unire il paese.
Un destino che, secondo Jeb, potrebbe toccare proprio a Rubio, nel caso riuscisse a entrare alla Casa Bianca. In realtà, l’attacco al senatore della Florida deve essere interpretato come una mossa disperata di Bush.
Dopo tre dibattiti, l’erede di due presidenti, George sr. e jr., non riesce a convincere gli elettori.
Malgrado i ricchi finanziamenti ottenuti grazie al suo nome e ai legami della sua famiglia, Jeb non è ancora riuscito a diventare il protagonista della pattuglia dei candidati repubblicani.
Non riesce a esprimere carisma e le sue idee, seppure moderate e ragionevoli, non riescono a sfondare in un elettorato repubblicano polarizzato verso gli estremi.
Inoltre Jeb non riesce a dare il meglio durante i dibattiti. Giovedì sera, parlando con alcuni ricchi finanziatori, ha ammesso che lo scontro oratorio diretto con i suoi avversari non è sicuramente il suo forte.
Un deficit rilevante per un futuro presidente tanto che i maggiori finanziatori del partito repubblicano, finora schierati in massa con Bush, stanno pensando seriamente ad un cambio di cavallo.
Del resto, la risposta del senatore è stata ancora più incisiva dell’attacco di Bush.
Egli ha sostenuto che non era sua intenzione scontrarsi con Jeb. Il suo obiettivo era di correre per la presidenza degli Stati Uniti ed evitare così che le politiche di Obama potessero essere continuate da un capo dell’esecutivo come Hillary Clinton.
Una risposta molto efficace con cui ha voluto librarsi oltre le polemiche e assumere un atteggiamento davvero presidenziale.
Parole che hanno già convinto qualcuno ad abbandonare Jeb per Rubio.
Si tratta di Paul Singer, un miliardario che investe i suoi soldi nella borsa di Wall Street e uno dei maggiori finanziatori dei repubblicani.
In una lettera inviata a dozzine di donatori e pubblicata dal New York Times, Singer ha scritto che Rubio appare oggi come l’unico candidato in grado di “navigate this complex primary process, and still be in a position to defeat” Hillary Rodham Clinton in a general election”.
Un vero e proprio endorsement per Rubio, tanto più importante perché fatto da un uomo che, lo scorso anno, ha donato, in assoluto, più denaro ai candidati repubblicani di qualsiasi altro finanziatore.
La scelta di Singer a favore di Rubio rappresenta un vero e proprio campanello di allarme per Jeb Bush e una ottima notizia per il giovane senatore della Florida e per le sue aspirazioni presidenziali.