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Jeff Buckley, tributo all’autore che oggi avrebbe compiuto 49 anni

Creato il 17 novembre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Jeff Buckley, uno dei migliori compositori mai esistiti.

L’odio e la rabbia generati in questi ultimi giorni ci lasciano tutti senza parole. Tragedie come quelle alla quale stiamo assistendo lasciano il mondo in panne e senza più lacrime.

Ma non possiamo dimenticare la musica. Ecco, cosa possiamo as

coltare in momenti come questi? La scelta musicale si fa difficile perché canticchiare brani allegri e spensierati non rientra nelle corde di tutti, specialmente oggi.

Sarà capitato a tutti però, almeno una volta, di far ricadere la propria scelta su uno dei brani più conosciuti al mondo: Hallelujah. Ma chi l’ha composta?

Il brano è di Leonard Cohen ma Jeff Buckley, con la sua interpretazione, l’ha resa celebre e possiamo dire che l’ha “fatta sua”.

Jeff Buckley è nato in California il 17 Novembre del 1966. Figlio di Tim Buckley (cantautore) e di Mary Guibert (violoncellista). Prima ancora della sua nascita, però, il padre ha lasciato la California per cercare fortuna a New York, abbandonando Mary ancora incinta e vedendo Jeff solamente anni dopo la sua nascita.

Jeff non ha mai digerito la cosa. Per molti anni ha ripudiato il nome del padre e si è fatto chiamare con il nome del patrigno, ma ha seguito le orme del padre diventando un compositore e un cantautore, uno dei migliori di sempre.

E’ morto a soli 31 anni, nel 1997, nel periodo che potremmo definire il migliore della sua carriera, se non della sua vita. Una morte accidentale, ancora difficile da credere e da accettare.

Un pomeriggio, mentre si recava agli studi di registrazione per il suo nuovo album, Jeff decide di fermarsi con i suoi collaboratori e amici per il consueto tuffo in uno degli affluenti del Mississippi. Tutto nella norma, fino a quando il battello non passa a pochi metri da lui, trascinandolo sott’acqua, inghiottendolo e restituendo il suo corpo inerme solamente settimane dopo.

E’ stato ritrovato ancora vestito. Non si spogliava mai prima di tuffarsi, Jeff era così.

Quello che ci rimane oggi di lui è un solo album, Grace,  l’unico che ha composto ma che gli è bastato per ricevere riconoscimenti mondiali e un successo ancora oggi difficile da eguagliare: Disco d’oro in Francia, Stati Uniti, Australia e 6 Dischi di Platino ottenuti successivamente alla sua morte.

Amato dal suo pubblico e da artisti del calibro di David Bowie, che rispondendo a delle domande durante una intervista per il Village Voice, ha inserito l’album Grace tra le cose che porterebbe con sé su un’isola deserta. Bob Dylan lo ha definito uno dei più grandi compositori del decennio. Il TIME definì quella di Buckley come la miglior interpretazione del decennio e la rivista Rolling Stone la inserì nella classifica delle 500 migliori canzoni di sempre. Jimmy Page lo ha definito il suo disco preferito e ancora oggi non si può non dare ragione a questi colossi del mondo musicale.

Oggi avrebbe compiuto 49 anni. Chissà che uomo sarebbe e come affronterebbe il mondo.

Possiamo giocare con la fantasia e immaginarlo come una Rockstar, ancora sul palcoscenico, misterioso e dannato, innamorato della vita e della musica. Oppure possiamo immaginarlo distante da questa realtà, da un mondo che forse avrebbe odiato e di cui non sarebbe stato fiero di fare parte.

Possiamo immaginarlo ancora con i suoi capelli lunghi a coprirgli gli occhi lucidi mentre interpreta uno dei suoi brani.

Allora potremmo essere li a guardarlo, ad ascoltarlo. Chiudendo magari gli occhi e dimenticando il rumore delle bombe e delle urla strazianti delle vittime. Potremmo essere li, ascoltando la sua chitarra e cantando insieme a lui, sottovoce, con la sua stessa passione per la vita, “Hallelujah”.

S.C.

Tags:#jeffbuckley #bobdylan #davidbowie #rollingstone #time #musica

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