Jeff Koons, balloon dog
Jeff Koons (classe 1955) è uno dei più noti artisti contemporanei e dagli anni '80 la sua arte non cessa di suscitare scalpore. Deve la sua celebrità soprattutto alle opere con cui ha saputo mettere in questione i concetti di arte e di kitsch. Fin dagli esordi, Jeff Koons ha lavorato a serie di opere cronologicamente successive, ognuna dotata di un proprio titolo. Si va da The New, la prima serie del giovane artista, a Celebration, a cui Koons lavora ancora oggi. Tra questi due poli si trova Banality, un fecondo gruppo di opere che è diventato il manifesto dell'arte di Koons ed è stato una tappa fondamentale nella sua ricerca della propria identità artistica. Nell’insieme, le tre serie ci conducono al cuore del pensiero e della creatività dell'artista, evidenziando anche l'interna coerenza della sua opera, spesso messa in ombra dall'organizzazione dei lavori in serie distinte e dotate di un proprio titolo.Nei lavori della serie The New, pionieristici dal punto di vista del suo successivo percorso, l'artista si concentra esclusivamente su elettrodomestici della marca Hoover; si tratta di aspirapolveri e macchine per la pulizia di tappeti, nuovi di zecca, adagiati o posti verticalmente su tubi al neon e chiusi in vetrine cubiche di plexiglas. Tale presentazione ha lo scopo di sottrarre gli oggetti da ogni possibile contatto e di aumentarne pregio e attrattiva. Essi finiscono così per incarnare un ideale di assoluta novità. I temi principali della serie possono essere individuati nei concetti di integrità, purezza e innocenza, valori che del resto contrad- distinguono tutta l'opera di Jeff Koons. Per la loro severa disposizione, ma anche per il ricorso ai tubi al neon, gli oggetti rimandano non da ultimo alla minimal art.D'altra parte, Jeff Koons è tra coloro che hanno raccolto la lezione di Duchamp, l'artista che all'inizio del XX secolo inventò il ready-made inaugurando così il dibattito sull'oggetto; Koons ne ha seguito l'esempio con estro e originalità e nel farlo si è rivelato un vero maestro.Pop-artista snobbato dai critici, apprezzato dal pubblico, acquistato a cifre esorbitanti da “nouveau riches” e musei. Da quando s’è messo a cavalcare (ironicamente? cinicamente?) gli Anni ’80 dell’edonismo reaganiano, Koons non ha fatto altro che insinuare dubbi: genio? maxi bufala? marketing manager? clone warholiano? Diciamo, piuttosto, abile descrittore della vacuità contemporanea fatta di glamour a regola d’arte e kitsch a regola di vita.