Magazine Musica

Jeff Monn - Reality

Creato il 22 agosto 2013 da Tonypop
Jeff Monn - Reality
Vanguard VSD-79291-12/68
  1. Think I can
  2. Walking around in your disguise
  3. Give it to me
  4. Reality
  5. She is there for me
  6. I need a friend
  7. Back Street girl
  8. I can understand your problem
  9. My Good Woman
  10. Ain't that lovin' you baby
  11. I'm Free
Jeff Monn, al secolo Jeff Neufeld, è stato il cantante dei Third Bardo gruppo di culto dei sixties, il loro singolo“I’m five year ahead of my time", negli anni, grazie ai fan dell garage sixties e alla presenza in compilation  come “Pebbles, "Born Bad” e altre, ha fatto si che  il gruppo diventasse una band oggetto di culto. I Third Bardo si formano nel 1966 nella zona di Long Island, e Jeff Monn cantante carismatico con una voce molto simile a Mick Jagger si unisce a loro nell’ autunno dello stesso anno. La band ha un certo seguito nei circuiti underground e nel 1967, sotto la guida di Teddy Randazzo, registrano per la Roulette Records il loro singolo più famoso, cioè il già citato “I’m five years ahaed of my time”, ottimo esempio di psych –garage rock e ad oggi uno dei singoli ricercati dai fan di garage sixties. In una intervista rilasciata alla stupenda fanzine Ugly Things, gli altri membri dei Third Bardo, confermano quanto fosse importante il carisma di Jeff Monn, addirittura dichiarano che era l’unico di loro a vivere davvero come una rockstar, ricordano che abitava in una casa dove era abituale la presenza donne nude che correvano avanti e indietro per i corridoi. I Third Bardo, a causa di problemi di salute di alcuni elementi della band e di un management non ottimale, hanno una vita breve e si sciolgono quasi subito, Jeff Monn inizia ad esibirsi nei club della zona da solista, con chitarra elettrica e voce; grazie al manager dei Third Bardo riesce ad ottenere un provino con Maynard Salomon della Vanguard, il provino ha un esito positivo e Monn firma un contratto per cinque album con l’etichetta. La Vanguard affianca a Jeff Monn in studio di registrazione il giovane compositore Peter Schikele (diventerà famoso per il personaggio fittizio di P.D.Q. BACH), o meglio secondo quanto dichiarato da Monn, dopo aver registrato i pezzi suonando basso, chitarra e voce furono aggiunti fiati, ottoni, violini; credo l’intenzione della casa discografica fosse quella di creare un album di pop barocco, stile Van Dyke Parks, unendo le capacità vocali di Jeff Monn con un arrangiamento orchestrale, rendendo il disco leggermente meno convenzionale.  “Reality”, con una copertina davvero Sixties, esce nel dicembre del 1968, ottenendo anche delle buone recensioni, il magazine Billboard addirittura vede il disco come un potenziale successo commerciale. Purtroppo il risultato non è privo di pezzi non riusciti, infatti nel disco ci sono alcuni brani non memorabili (almeno due), ed è un peccato perché le capacità vocali di Monn sono/erano notevoli. Il cantante scrive quasi tutti i brani,  con l’eccezione di due cover degli Stones, di un brano di Jimmy Reed e della iniziale “Think I care”, uno dei piatti forti dell’ Lp: una bellissima  folk pop song con  una orchestrazione davvero notevole. Folk pop barocco per due ottimi brani “Walking around your disguide” e la title track “Reality, con la voce e chitarra acustica di Jeff Monn in evidenza e ben accoppiata con i fiati e l’arrangiamento. “I can understand your problem”, pezzo già dei Third Bardo (la versione del gruppo è però molto più garage con più riverbero nelle chitarre e forse più immediata), è ottima, il sottofondo di vibrafoni, organi e fiati (accompagnata da un bel giro di basso) la rendono molto "cool". La successiva “Give it to me” invece, è un esempio di quanto accennato in precedenza, il pezzo è un classico r'n’b alla Bo Diddley che viene purtroppo rovinato da un arrangiamento orchestrale che qui non ha nè capo nè coda, addirittura imbarazzante durante gli stacchi. “She is there for me” è un brano ipnotico, con una gran prova vocale di Monn, quasi un raga rock, molto garage con i fiati in sottofondo a aumentare il ritmo del brano. Una bellissima ballata folk è invece “I need a Friends”, brano molto jaggeriano e con potenzalità da singolone, purtroppo non sfruttate.. La cover di “Back street girl” degli Stones apre il lato b, ed è una ottima versione, con una bella chitarra acustica, e un bellissimo arrangiamento. Un bel esempio di fingerpicking folk in apertura per “My good woman”, il brano più acid folk del disco, davvero notevole. La cover di Jimmy Reed “Aint'that loving you baby”, è senza infamia e senza lode, mentre per il brano finale “I'm free” (degli Stones) vale il discorso per “Give it to me”, gli arrangiamenti orchestrali sono eccessivi e rendono il pezzo un pochino complicato e confuso. Secondo quanto dichiarato da Monn  ci furono dei riscontri abbastanza positivi, soprattutto per le esibizioni dal vivo, ma il risultato non soddisfò completamente il cantante che non continuò con la Vanguard, la quale probabilmente non era in grado di gestire questa tipologia di cantanti essendo una etichetta prettamente Folk. In realtà "Reality" è un buon lavoro, che con un pochino di attenzione maggiore sugli arrangiamenti  avrebbe potuto diventare un must per gli appassionati del rock barocco di fine sessanta, il fatto che Monn fosse il cantante dei Third Bardo ha fatto diventare il disco relativamente raro, con quotazioni su internet che variano dai 35 ai 60 dollari . Jeff Moon ricomparve con lo pseudonimo Chris moon Group due anni dopo con un lp omonimo per la Kinetic, etichetta della CBS, il disco è un lavoro solista improntato ad un rock più convenzionale, anche questo disco non ebbe un grosso riscontro e di Jeff Monn si persero le tracce, fino alla fine degli anni novanta quando riapparve per la “consueta” reunion dei Third Bardo.

Jeff Monn - Reality

Foto della label della mia copia in vinile di "reality" VSD 79291-12/68, label con il logo del cavallo bianco, usato dalla Vanguard da metà anni sessanta ad inizio settanta

Jeff Monn - I Can Understand your problem (sample)

    Potrebbero interessarti anche :

    Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

    Possono interessarti anche questi articoli :

    Magazine