Steven Moffat è attualmente a capo della serie britannica di fantascienza più longeva della storia, Doctor Who, e dell’acclamato Sherlock, ma in passato ci ha regalato altri piccoli gioiellini, fra cui questo Jekyll, una miniserie divisa in 6 episodi, andata in onda nel 2007 su BBC One, e in Italia più tardi, lo stesso anno, sull’ormai defunto Canal Jimmy.
La serie è stata pensata come un ideale prosecuzione del famoso romanzo di Stevenson, Lo strano caso del Dottor Jekyll e Mister Hyde, e non come una rilettura in chiave moderna del medesimo (come è appunto il caso di Sherlock), il quale viene più volte ripreso per costituire l’antefatto della vicenda. Il protagonista è Tom Jackman, interpretato da James Nesbitt, un discendente del dottor Jekyll, che da poco ha cominciato a subire lo stesso fato dell’antenato: una trasformazione in una sorta di mister Hyde (interpretato dallo stesso Nesbitt). Per controllare il proprio alter ego, Jackman assume una psichiatra, Katherine Reimer (interpretata da Michelle Ryan), che però nasconde dei segreti che verranno alla luce, insieme a un complotto che va avanti da un centinaio di anni.
In soli sei episodi si va dalla Londra vittoriana a marchingegni futuristici per la clonazione, con James Nesbitt che, per ogni trasformazione , fra l’altro mai mostrata on screen, sfoggia un look che prevedeva un’ora di trucco: parrucca scarmigliata, sopracciglia cespugliose, naso e lobi delle orecchie più grandi, lenti a contatto nere per dare l’impressione di un aspetto più dissennato. Una doppia interpretazione che gli è valsa la candidatura al Golden Globe come attore protagonista di una miniserie, che fa del black humour il suo punto forte.
Si era indecisi sul titolo da dare alla serie: scartato il classico Jekyll & Hyde (troppo scontato), si è optato per il solo Jekyll, che da’ un tono più moderno e contemporaneo.
I titoli d’apertura si concentrano su un’unica schermata nera sulla quale campeggia la scritta bianca, che cambia solo nell’ultimo episodio, dove viene sostituita da Hyde. Il perché ovviamente non lo dico, ma lascio a voi il compito di scoprirlo guardando assolutamente questa serie che costituisce una gradita e breve parentesi nella storia della televisione inglese contemporanea. Gettate le basi per un seguito (vengono infatti lasciati aperti potenziali spiragli per una successiva stagione), le speranze si sono spente quando non sono più stati commissionati episodi, nonostante Moffat avesse buttato giù un paio di idee che sarebbero potute essere interessanti per la BBC. Ma Moffat ha ripreso la tradizione di scrivere serie tv aventi come protagonisti personaggi famosi di fiction storiche con il più recente Sherlock, portando le avventure del famoso detective nella Londra del XXI secolo.
Marco Borromei