Siamo in Danimarca, intorno agli anni 50, e nella famiglia del lattaio è appena arrivato il televisore (si può scegliere tra il canale danese, più noioso, e quello tedesco, più “popolare”). Il giovane e innocente protagonista non è certo di capire i grandi, la sua forza sta in quel papà che è infallibile. Il potere della parola è forte anche in Danimarca, e grazie a quella il capofamiglia può farsi ascoltare e strappare lacrime in quella che è la sua specialità, recitare orazioni funebri. Ma ogni famiglia nasconde i suoi segreti, e quella raccontata con grande forza comica da Jepsen Erling non fa eccezione.
E toccherà al più piccolo cercare di sbrogliare la situazione…
Jepsen Erling , L’Arte di piangere in coro , Voland
Danimarca – Copenàghen (Photo credit: Wikipedia)
traduzione di Bruno Berni
In piccola cittadina danese, il figlio undicenne del lattaio trascorre la maggior parte del suo tempo a osservare il mondo e a tentare di fare contento il padre per cui ha un’ammirazione sconfinata. Questo padre, quasi eroe, è in realtà un uomo dispotico e depresso il cui unico talento è recitare commoventi orazioni funebri. E così al bambino non resta che sperare in un crescente numero di defunti… Esilarante e tragico. Irrestistibile.