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Jesca Hoop: Live @ Slaughtered Lamb (Londra, 02.02.12)

Creato il 03 febbraio 2012 da Figurehead @figureheadblog

Jesca Hoop

Ieri sera sono stato portato incoscientemente a questa gig.
Jesca Hoop è la nuova Anna Calvi.
Suona in un pub.
Mi devi £15 di biglietto
E senza sapere come e perché, mi sono trovato nello scantinato dello Slaughtered Pub, suggestiva location in toni scuri da jazz bar clandestino, in stridente contrasto con la chiassosa sala di festanti yuppies al piano di sopra.

Quando Jesca (sì, Jesca, non Jessica) attacca capisco che “Hoop is not the new Calvi“, ma qualcosa di meglio. Quando ti trovi così vicino ad un artista le sensazioni ti arrivano dritte e forti in faccia senza filtro. Se non ha niente da dire ti annoi ma se ha qualcosa dentro, quella scintilla…quel qualcosa, ecco che ti prende in pieno.
E così è stato per Jesca Hoop.
Sale sul palco (il verbo “sale” è inappropriato visto che era a tre metri da me sullo stesso tappeto) con fare dimesso, Gibson semi acustica, gli occhi a fessura e due coriste a fianco. Ci mette un po’ ad entrare in serata, non so se per timidezza o per la stessa ragione che le ha fessurizzato gli occhi, ma le sue canzoni no, quelle entrano subito a gamba tesa sul pubblico.

 

C’è qualcosa in artisti come lei. Qualcosa di ineffabile eppure allo stesso tempo evidente. La ragazza che ha suonato prima di lei era brava, ci metteva il cuore, aveva capelli spettacolari ridacchiava e parlava di cuori infranti. Lei no. Lei è la tipa che ti si siede da parte in metro e nemmeno la noti. Non parla di cuori e amori, se non in una canzone in cui racconta di quando si era fatta un occhio nero da sola per attirare le amorevoli cure di qualcuno.

Deve avere avuto una vita tormentata, racconta aneddoti della sua infanzia nella comunità di mormoni; della sua fuga e la sua vita da “strega” (su cui il pubblico ride ma non penso ci sia qualcosa da ridere in quello che sta dietro questo suo “I was a witch”). Non deve essere stato e non deve esserlo tutt’ora condividere con quello che le brucia dentro, e lo fa sentire tutto. Grunge-rock senza distorsioni e batteria, lacera le nostre anime con la forza della sua incredibile voce.

Se poi non credete a me, sicuramente dovete fidarvi di Tom Waits e Guy Harvey, i suoi due principali mentori.


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