(ITA) Questo è certamente il miglior album della Bailiff, e probabilmente il miglior album drone-folk di sempre. L'autrice sussurra le sue ninnananne estatiche sopra minimali arpeggi acustici, i quali si lasciano trasportare da una densa filigrana di ronzii, droni di chitarra e distorsioni di sottofondo. Canzoni come You were so close o Hour of the traces (caratterizzata da un ripetitivo organo medievaleggiante) sono lunghi mantra ipnotici che sembra tendano all'infinito. "Le sue litanie angeliche spesso suonano come ballate psichedeliche non perché si riferiscono a droghe, ma semplicemente perché sono stranamente prive di strutture" (Scaruffi)
(ENG) This is certainly the best Bailiff's album, and probably the best drone-folk album of all time. The authoress whispers her ecstatic lullabies over minimal acoustic arpeggios, which are carried away by a dense filigree of hums, drones, and guitar distortions in background. Songs like You were so close or Hour of the traces (characterized by a medieval repetitive organ) are long hypnotic mantras that seem to tend to infinity. "Her angelic litanies often sound like psychedelic ballads; not because they refer to drugs, but simply because they are oddly devoid of structure" (Scaruffi)
4/5