L’altra sera Il Marito ha comprato i biglietti e ci ha portato tutti al teatro (bambini compresi) a vedere Jesus Christ Superstar. Insieme a noi c’era una coppia di amici con i loro due figli e mi sono divertita molto quando la mia amica mi ha raccontato che suo figlio di 12 anni si chiedeva come mai, noi, che non crediamo a Gesù, andassimo a vedere Jesus Christ Superstar!
E’ uno spettacolo che non ha bisogno di presentazioni. Giusto una micropanoramica. Narra gli ultimi giorni della vita di Gesù, dall’ingresso a Gerusalemme al processo, alla condanna a morte e infine alla crocefissione.
L’opera, di Tim Rice e A.L. Webber, prima di essere rappresentata in teatro è stata pubblicata nel 1970 come long playing doppio con Ian Gillan (quello dei Deep Purple) nella parte di Gesù; (secondo quel pezzo di critico musicale che è Il Marito, quella versione è decisamente eccezionale). Il 12 ottobre del 1971 ha esordito lo spettacolo musicale a Broadway, ed è tuttora tra i musical più rappresentati.
Anche il Jesus Christ visto ieri al Teatro Sistina di Roma, con la regia di Massimo Romeo Piparo, era molto apprezzabile. Intanto i costumi: all’inizio pensavo di aver sbagliato musical e di essere capitata a vedere Hair: tutti gli attori vestiti come hippies: jeans e camicioni colorati; fascette tra i capelli; sicuramente una strana scelta, ma non del tutto impropria. Riporta infatti con la mente al momento storico nel quale questo musical è stato scritto, i mitici anni 70, quelli dei figli dei fiori.
Piparo questa volta non ha voluto usare, come nelle passate edizioni, i sottotitoli in italiano: utili ma al contempo fonte di distrazione per lo spettatore: al loro posto ha preferito proiettare su un maxi schermo delle frasi dei Vangeli che di volta in volta riassumevano le scene rappresentate sul palco.
Ho trovato bravissimi gli attori, che ovviamente hanno cantato in inglese: Giuda era interpretato da Matteo Becucci (di X factor); Gesù era Paride Acacia; e Maria Maddalena era interpretata da Simona Bencini (ex cantante dei Dirotta Su Cuba). Molto bella la partecipazione di Mario Venuti nelle vesti di Pilato e particolarissimo Max Gazzè che ha interpretato un Erode in una versione un po’ giullaresca (anche negli abiti di lamè) che ben si adattava al cantautore romano.
E’ stata davvero toccante la scena della fustigazione così come l’ha vista Piparo: le 39 frustate ricevute da Gesù erano scandite con immagini ”di martiri moderni” che venivano proiettate sul maxi schermo: e così, tra gli altri, abbiamo visto scorrere davanti agli occhi, mentre Gesù veniva colpito, i bambini del Vietnam, piazza Tienanmen, Martin Luther King, le torri gemelle, Aldo Moro, la Costituzione Italiana, la Shoà e a concludere Falcone e Borsellino.
Piccola notazione curiosa: il Teatro Sistina sul suo sito si fregia orgogliosamente del fatto che la società di produzione Planet Musical è stata la prima produzione italiana a poter mettere in scena Jesus Christ Superstar e soprattutto l’unica ad avere avuto il riconoscimento del Vaticano.
Parallelamente mio figlio grande, senza saperlo, ha risposto con una profonda considerazione: lo spettacolo è stato molto bello, ma mi ha dato un po’ fastidio che i capi del sinedrio ebraico fossero rappresentati, anche nei costumi, come dei boia.
Ti ci abituerai, figlio mio!