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Jesus Christ Superstar

Creato il 14 maggio 2014 da Tiziana Zita @Cletterarie

sogJesus Christ Superstar è stato un film per me fondante.
Ha definito il mio gusto musicale, ha nutrito il mio amore per il cinema, mi ha insegnato l’inglese. Il suo protagonista, Ted Neeley, è stata la mia prima vera infatuazione per un attore. I miei diari di bambina erano pieni delle sue foto e dei rari articoli che riuscivo a trovare sui giornalini, o addirittura nelle rubriche dei fotoromanzi. Non esisteva internet, non esisteva il fandom come lo conoscono i nostri figli, non c’era youtube attraverso cui rivedere il film o leggere le lyrics in sovraimpressione, non si poteva twittare o cercare le pagine facebook degli attori che tanto ce li rendono vicini al giorno d’oggi, non si organizzavano premiere cinematografiche e red carpet dove strappare una foto (e se anche ci fossero state con le macchinette di allora il risultato non sarebbe stato scontato), o un autografo.

Purtroppo la mia passione era destinata a rimanere insoddisfatta e frustrata, obbligata a nutrirsi solo degli infiniti ascolti del vinile perché, dopo aver visto al cinema il film almeno venti volte prima che lo togliessero dalle sale, non c’era ancora il videoregistratore per goderselo in cassetta! (Pensate un attimo di trasportare un adolescente di oggi a quei tempi…).
Capirete bene che quando ho saputo che Massimo Romeo Piparo rappresentava il musical a Roma per celebrare i vent’anni di repliche italiane, con protagonista lo stesso Ted Neeley, proprio lo stesso che aveva popolato i miei sogni per anni, mi è sembrato un segno del destino, una sorta di quadratura del cerchio, anche se arrivata dopo 40 anni.

jesus christ superstar - opening
Avevo sempre evitato le rappresentazioni italiane per il terrore di essere delusa e mi ero perduta lo spettacolo dello stesso Piparo per il Giubileo, quando aveva convinto il compianto Carl Anderson a vestire nuovamente i panni di Giuda. Ma stavolta, complice anche l’insistenza di mio figlio (sì, avete capito bene, mio figlio quattordicenne che è più fissato di me), non ho potuto esimermi. Certo avevo molta paura dell’inevitabile confronto: come potrà un signore di ormai 70 anni affrontare il palco? Come sarà la sua voce? Avrà ancora voce, o si limiterà a recitare? E tutti gli altri?

In un Sistina pieno all’inverosimile ho assistito davvero ad un evento.
L’allestimento scenico scarno ed essenziale ricalca le visionarie scenografie di Jesus Christ Superstar-film (vedi il trailer) e già dall’assolo di chitarra di overture ho capito che lo spirito non sarebbe stato tradito. Sul palco assieme agli attori, posizionata in modo originale e discreto, l’orchestra di 12 elementi diretta dal maestro Emanuele Friello, assieme all’intera band dei Negrita. E’ la prima volta che una rock band italiana è protagonista di un musical e le chitarre di Drigo e Cesare “Mac” hanno davvero fatto la differenza. Con arrangiamenti personali ma rispettosi dell’originale, hanno creato una versione per il teatro degli splendidi pezzi di Webber & Rice assolutamente perfetta.

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Tutto il cast è stato all’altezza: Shel Shapiro ha saputo compensare alcune carenze vocali con l’interpretazione e la presenza scenica ed insieme al bravissimo Paride Acacia nei panni di Hannah sono riusciti a far riviere l’alchimia della strepitosa coppia cinematografica. Pau, il cantante dei Negrita, ha scelto di dar vita ad un Pilato meno tormentato e più arrogante dell’originale e tuttavia convincente. Nessuno può contestare la voce cristallina di Simona Molinari che è stata una Maddalena con un filo di personalità in meno rispetto al film, ma confrontarsi con Yvonne Elliman era impresa titanica. Particolarmente riuscito l’allestimento della scena di Erode. La truppa sregolata, colorata ed eccessiva del film è stata sostituita da saltimbanchi, acrobati e maschere del carnevale italiano che ben hanno reso la follia del re di Galilea. Piacevole scoperta il giovane esordiente Feysal Bonciani che ha dato vita e voce ad un grintoso e drammatico Giuda, compito non facile che a mio avviso ha pienamente assolto, soprattutto nei duetti con Gesù.

Jesus Christ Superstar - King Herod's Song
Ed eccolo lì, sul palco, la figura minuta e delicata come ricordavo, forse ancora più carismatico a causa dell’età, fragile, con la stessa tunica grezza del film. Piccolissimo vicino a Shapiro e Pau, ma è bastato intonasse What’s the buzz per essere catapultati indietro di 40 anni e capire che la voce – quella meravigliosa, calda, vibrante voce – stava ancora tutta là. Non si è risparmiato Ted Neeley. Sulle spalle il peso di una vita vissuta e le esperienze di un uomo ormai anziano gli hanno permesso di reinterpretare alcuni brani in modo più intimista rispetto a quando aveva trent’anni, ma tutti gli appuntamenti con i famosi acuti rock che tanto lo avevano caratterizzato sono stati onorati. Magistrale e da brivido la sua performance di Gethsemane, a mio avviso il pezzo più bello e intenso del musical (e del film), dove parole, Storia e musica trovano il massimo equilibrio espressivo. Con una felice intuizione, Piparo ha rielaborato in modo più moderno le icone rappresentanti la crocifissione che si vedevano nel film durante la parte culminante del brano, ottenendo un effetto ugualmente dirompente e drammatico.

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Un pubblico entusiasta e commosso – ci sono state parecchie standing ovation – ha accolto in modo più che caloroso l’attore mentre passava tra le file, ricevendo abbracci, strette di mano, vinili ingialliti dal tempo da firmare e ringraziamenti. Ma la cosa più bella è stata vedere negli occhi di chi era accanto a me la stessa passione, lo stesso sbrilluccichìo, gli stessi ricordi di chi, accomunato da un imprinting, ha ricevuto una precisa educazione musicale che non potrà mai dimenticare.

Al teatro Sistina di Roma, fino al 5 giugno potrete vivere questa intensa esperienza, da non perdere assolutamente.


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