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Jethro Tull: l’ultimo vero album di Natale

Creato il 29 dicembre 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

Ogni anno, assieme ad addobbi e regali, il periodo dell’avvento è accompagnato dagli ormai immancabili album di Natale. In contemporanea alle festività, sugli scaffali dei negozi di dischi compaiono compilation natalizie di ogni genere, ma pochissime di queste si possono considerare degne di nota. La tendenza a ripercorrere gli arrangiamenti dei grandi classici (Frank Sinatra, Nat King Cole ecc.) ha fatto si che chiunque provi a produrre un disco a tema natalizio finisca per riproporre gli stessi brani all’infinito, applicando la propria cifra stilistica ma senza uscire dagli schemi imposti dai grandi nomi del passato. Ragionando in questi termini, per poter finalmente apprezzare un album di Natale unico nel suo genere bisogna fare un salto nel passato: 11 anni fa, i Jethro Tull, leggendaria prog band britannica, diedero alla luce l’ultimo disco di Natale degno di questo nome, nonché il loro ultimo lavoro in studio.

Un anno prima, nell’inverno del 2002, Len Fico (CEO della Fuel 2000 Records) propose a Ian Anderson di tornare in studio per lavorare a un nuovo disco: secondo Fico sarebbe stato interessante unire le sonorità tipiche dei Jethro Tull con le tematiche natalizie attraverso una serie di riarrangiamenti e magari qualche pezzo inedito. La proposta venne accolta con entusiasmo da Anderson, che si mise subito al lavoro: il Natale seguente esce The Jethro Tull Christmas Album.

Oltre ai classici Christmas Carols inglesi, il disco contiene brani inediti come Birthday Card At Chrismas, dedicato da Anderson alla figlia Gale che compie gli anni proprio il 25 di Dicembre. Anche Last Man At The Party risulta un brano eccellente, con un mandolino che si intreccia al flauto magico di Ian Anderson, tessendo trame davvero notevoli. Piacevole anche la strumentale A Winter Snowscape, brano esclusivamente firmato da Martin Barre, preso in prestito dall’album solista “Stage Left” e arrangiato con numerosi fraseggi di flauto.

Un po’ meno significativi i grandi classici natalizi, che nonostante i pittoreschi arrangiamenti non riescono ad uscire dagli schemi tradizionali. Stessa sorte vale per la rivisitazione dei brani storici della band, quali A Christmas Song, Another Christmas Song, Jack Frost And The Hooded Crow, Weathercock, Fire At Midnight, Ring Out Solstice Bells e Bourée. In questo caso, oltre ad occupare uno spazio non indifferente in termini di minuti, Anderson e i suoi non riescono a riportare in auge i loro vecchi capolavori: si sentono chiaramente i segni del tempo, sia nella voce che nell’esecuzione di ciascun componente della band.

Il risultato finale è un album che, nonostante le numerose tracce di poco peso, conferisce ai Jethro Tull un’ennesima nota positiva: non è facile proporre qualcosa di innovativo quando si tratta di scrivere un album a tema. Prendendo come metro di giudizio i brani inediti contenuti in questo disco, possiamo però affermare che anche in questo contesto Anderson e i suoi sono riusciti  a ricreare delle atmosfere all’altezza di qualunque disco precedente: tutto sommato un’ottima prova, dati gli standard molto bassi che inevitabilmente accompagnano qualunque album a tema natalizio.

A distanza di 11 anni, The Jethro Tull Christmas Album resta l’ultimo disco di Natale degno di nota, sia per la qualità dei brani, sia per le sensazioni legate ad essi: un disco che fa del natale un avvenimento magico ma soprattutto mistico, nulla a che vedere con i format mondani e plastificati che risuonano nei centri commerciali durante le feste: un chiaro sintomo di quanto il significato del Natale stia mutando, spingendosi verso un’inclinazione sempre più consumistica e sempre meno umana.

 QUI potete consultare la pagina wikipedia dei Jethro Tull.

Tags:articolo,christmas album,jethro tull,musica,natale,progressive,rock

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