Forte di Bard. Valle d’Aosta. 18 maggio – 1° novembre 2011
«Ce n’est pas la vie réelle d’un homme, celle que les autres connaissent, qui est vraie. C’est l’image qu’ils s’en font. Le vrai Miró, c’est autant celui que je suis, tel que je me connais, que celui que je suis devenu pour les autres, et peut-être aussi pour moi» (J. Miró)
Joan Miró, Poème è il titolo della mostra allestita dal 18 maggio al 1° novembre 2011 negli spazi espositivi del Forte di Bard, imponente piazzaforte della prima metà del XIX secolo, situata all’imbocco della Valle d’Aosta, polo culturale d’eccellenza, meta ogni anno di oltre 250 mila visitatori. Curata da Sylvie Forestier con il contributo organizzativo di Isabelle Maeght e Gabriele Accornero, l’esposizione è organizzata dall’Associazione Forte di Bard, con il sostegno della Regione Autonoma Valle d’Aosta, della Compagnia di San Paolo, della Fondazione Crt e della Finaosta Spa e usufruisce di prestiti concessi dalla Fondazione Maeght di Saint-Paul-de-Vence (Provenza) con la quale il Forte di Bard ha firmato un importante accordo di collaborazione. I prestiti hanno permesso di riunire un insieme di 188 opere particolarmente significative: 17 oli, 58 sculture, 91 opere grafiche, tra disegni, incisioni e litografie originali, 17 ceramiche e 6 libri illustrati, un makemono, un immenso arazzo e la maquette per la ceramica murale dell’Unesco a Parigi.
Realizzate fra il 1947 e il 1980, le opere occupano gli spazi severi e nobili del Forte per dare vita ad un’eccezionale rievocazione della rivoluzione plastica che caratterizzò quel periodo e che ebbe in Miró uno dei maggiori interpreti. Il visitatore potrà cogliere la sua importanza nell’arte del Novecento, immerso in un percorso fatto di continue sorprese: quelle che gli riserva il genio e la poetica di questo artista, certamente uno dei più sconcertanti e sottili della modernità.
Le sale espositive non seguono un ordine cronologico. Privilegiano l’opera, talvolta nella sua unicità, talvolta nei suoi rapporti di convergenza e di opposizione. Se i temi che lo ispirano – la donna, l’uccello, la stella, il cielo, le costellazioni, il sole o la luna – hanno l’anonimato dei grandi miti fondatori, trovano nell’immaginario dell’artista, espressioni sempre diverse.
La mostra presenta opere che documentano la diversità delle tecniche e degli stili di Joan Miró: dipinti, sculture, disegni, incisioni, litografie, ceramiche e un considerevole numero di libri illustrati. Capolavori realizzati nel periodo in cui l’artista lavorò presso Aimé Maeght, il suo gallerista, incontrato a Parigi nel 1947. I due uomini saranno legati da una profonda amicizia che si protrarrà con il comune progetto della Fondazione Maeght, inaugurata nel 1964 e per la quale l’artista immaginerà un giardino di sculture e di ceramiche monumentali, Il Labirinto.
Tra le opere in mostra, gli straordinari oli su tela Naissance du Jour I, II, e III, in cui il blu intenso del punto centrale e il nero spesso del tratto creano la tensione dello spazio pittorico. La sala che accoglie le tre tele è caratterizzata da opere che rappresentano la luce del primo mattino, come Femme Oiseau I e II, e Vol d’Oiseau à la première étincelle de l’aube. Due le opere di grande impatto cromatico, Poème e Le Chant de la prairie. In mostra inoltre, Monument, bronzo monumentale affiancato alla ceramica L’Oeuf de Mammouth, opera simbolo di uno dei più vecchi miti dell’umanità, quello dell’origine del mondo.
Miró il mirabolante – così lo definiva il suo amico poeta Robert Desnos – ha sfidato l’arte. Quest’artista nato da un padre orafo ha praticato da artigiano rigoroso, da colorista affermato e da disegnatore visionario, pittura, scultura, ceramica e incisione. Ha ereditato dalla sua terra catalana una lingua, una tradizione e il gusto per la libertà. Qui attinge il suo slancio creatore nutrito da un lavoro incessante e da un’insaziabile curiosità verso la natura e il mondo che lo circonda.
Man mano che il suo percorso artistico evolve, il suo occhio diventa più penetrante, la sua mano si fa sempre più precisa per trasporre in forme o in volumi, il ricco paesaggio interiore che gli ispirano sia i vecchi quartieri di Barcellona sia i paesaggi, visti o sognati, aspri o dolci della campagna catalana. Miró sarà sempre alla ricerca di un suo universo che conquista di opera in opera, di quadro in scultura, di disegno in ceramica, di incisione in arazzo. «Il quadro deve essere fecondo, deve far nascere un mondo. Che si vedano fiori, personaggi, cavalli, poco importa, purché riveli un mondo, qualcosa di vivo» diceva l’artista.
Miró, principe della Metamorfosi, Miró il cui nome, predestinato, significa «vedere» o «meravigliarsi».
La mostra verrà inaugurata martedì 17 maggio 2011, alle ore 18.00.
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Orari: martedì/venerdì dalle 10.00 alle 18.00 – sabato/domenica e festivi dalle 10.00 alle 19.00 – chiuso il lunedì
Dal 25 luglio al 28 agosto aperto tutti i giorni dalle ore 10.00 alle 19.00
Il 13, 14 e 15 agosto aperto dalle ore 10.00 alle 21.00