jodorowsky...IL PENSIERO TAROLOGICO

Da Colorefiore @AmoreeDintorni
Nessun tarologo può dire la verità. Può soltanto dare la propria interpretazione della verità. Quando si leggono i Tarocchi, non si può sapere. Poiché legge per capire, il tarologo deve continuare a leggere anche se non capisce quello che vede. E poiché ogni interpretazione è frammentaria, l'abbondanza di interpretazioni fa sì che il consultante si avvicini alla conoscenza... Non esistono domande insignificanti. Le domande superficiali e quelle profonde, le intelligenti e le sciocche hanno la stessa importanza: dato che le interpretazioni di ogni Arcano sono infinite, il valore della domanda non dipenderà dalla sua qualità ma dalla qualità della risposta del tarologo.
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Essendo impossibile cogliere la totalità dell'altro, sarà dunque impossibile giudicarlo. La positività o la negatività di un evento non appartengono al fatto stesso; sono soltanto interpretazioni soggettive. Per riguardo verso il consultante, sarebbe meglio cercare sempre l'interpretazione positiva.
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Un tarologo non deve paragonare il consultante ad altre persone che gli assomigliano fisicamente. Fare dei confronti, in quanto modo di definire, è una mancanza di rispetto verso la sostanziale differenza di ciascun essere.
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Qualsiasi generalizzazione è illusoria. Gli eventi non sono mai simili...Quando si prende qualcuno come esempio, chi lo cita emette sempre un parere personale. Per ciascun individuo, l'altro è diverso.
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In un mondo infinito non si può affermare: "Tutto è così". Sarebbe più corretto dire: "Quasi tutto è così". Se il novantanove per cento viene considerato negativo, non si può escludere la positività dell'uno per cento. E quell'uno per cento positivo diventa più degno di definire la totalità del restante novantanove per cento negativo. Una piccola positività può redimere  una grande negatività.
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Non bisogna definire il consultante attraverso le sue azioni, ma bisogna definire le azioni che il consultante ha compiuto.
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L'esattezza e la precisione, in una realtà di perenne mutamento, sono due ostacoli alla comprensione. Il desiderio di perfezione, di esattezza, di precisione, di ripetizione di ciò che è conosciuto e prestabilito, sono manifestazioni di una mente rigida che teme i cambiamenti, la diversità, l'errore, la permanente impermanenza del cosmo. Tale atteggiamento ostinatamente razionale si contrappone al pensiero tarologico, che è assimilabile al pensiero poetico. 
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Dopo che un Arcano è stato interpretato in un certo modo, si può in un secondo tempo modificarne l'interpretazione. Le interpretazioni non sono l'Arcano, lui non può cambiare ma il tarologo sì, in quanto essere che si trasforma. Non cambiare mai interpretazione è sinonimo di cocciutaggine. Qualsiasi messaggio ottenuto tramite la lettura di alcune carte può venire contraddetto da una seconda lettura delle stesse carte. I messaggi non si estraggono dalle carte ma dalle interpretazioni
che si danno a queste carte. Rispondere "no" a un'affermazione è un errore. Nulla può essere negato nella totalità. È meglio dire "È possibile, ma sotto un altro punto di vista si potrebbe dire il contrario". La malattia è sostanzialmente separazione, vale a dire convinzione di essere separato.
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La salute è la Coscienza divina. Il cammino per giungervi è l'informazione, considerando l'informazione non come un insieme di parole ma come esperienze di una conoscenza che
sta iscritta nel corpo e si presenta come una richiesta di quello che ci manca. E quello che
ci manca è l'esperienza dell'unione  con il Dio interiore. La sofferenza è ignoranza.
La malattia è mancanza di coscienza. Il consultante, essendo totalmente relazionale,
per ottenere la salute deve ricevere l'informazione sostanziale. Per curare un malato occorre 
metterlo in relazione con il suo Dio interiore.
Se il mondo è infinito, nessun ordine è reale. Può essere ordinato soltanto ciò che ha limiti ben precisi. Si può ricercare l'utilità momentanea di un ordine ma non la sua veracità. Il mondo è una rappresentazione soggettiva che può venire ordinata in un'infinità di modi. È opportuno cercare l'ordine che ci fa soffrire di meno.
La chiave magica che consente al consultante, così come al tarologo che gli rivolge la domanda, 
di organizzare positivamente il proprio passaggio per il mondo è:
 "La mia vita mi rende felice? 
Queste persone, questo lavoro, questa città, questo paese, questa casa, questo mobile, 
mi rallegrano la vita?".
Se non mi rallegrano la vita, significa che non sono adatti a me come compagnia, ambiente, territorio, attività. E questo mi invita a non incatenarmi a essi.


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Ciò che il consultante non sa fa parte della sua vita come ciò che sa. Ciò che non ha fatto 
è altrettanto importante di ciò che ha fatto. Ciò che un giorno potrà fare fa parte di ciò che sta
già facendo. Ciò che è stato e ciò che non è stato, ciò che è e ciò che non è, ciò che sarà e ciò
che non sarà costituiscono in eguale misura il suo mondo.
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Ciascun Arcano appartiene al medesimo mazzo di Tarocchi. Ecco perché due carte osservate
insieme, anche se paiono contenere significati totalmente diversi, presentano alcuni dettagli
in comune. Di fronte a qualsiasi mazzo di carte si deve sempre cercare il maggior numero di particolari in comune.
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Il cattivo tarologo che confonde ''pensare" con "credere" enuncia interpretazioni capricciose
per poi cercare negli Arcani i simboli che possano confermare tali conclusioni. Per lui la
verità è un a priori, seguita a posteriori dalla ricerca della verità.
Per scegliere una conclusione, occorre esaminare gli Arcani sotto il maggior numero di punti 
di vista. Quindi si scelgono le interpretazioni che meglio si addicono al livello di coscienza
del consultante. E infine bisogna trarre le conclusioni dal confronto delle interpretazioni 

che sono state scelte, lasciando perdere le altre. Qualsiasi conclusione è provvisoria e 
si applica soltanto a un momento della vita del consultante: infatti è stata estratta da
interpretazioni che, essendo punti di vista del tarologo, sono per definizione limitate.
Le testimonianze, per quanto importanti possano essere, non sempre sono interpretazioni
personali di un evento e per questo motivo non bisogna attribuire loro la qualità di prove
assolute. Dare consigli a un consultante (''Devi fare questo", "Non devi fare quello") è un abuso
di potere. Il tarologo deve offrire le possibilità di azione, lasciando che sia il consultante a scegliere.
Il tarologo non deve neppure fare minacce ("Se non fai così ti succederà questo''), perché i gesti compiuti per obbedire a un obbligo, pur sembrando positivi, agiscono come maledizioni.
da Alejandro Jodorowsky e Marianne Costa "La via dei Tarocchi"
CONSULENZE DI TAROCCHI

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