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Gary riesce a farsi assumere a giornata da Joe, ex detenuto con grossi problemi con poliziotti e giustizia di cui non riconosce l'autorità ( anche se è amico con lo sceriffo del paese in cui abita) che ora con la sua squadra guadagna disboscando alberi. Assume anche il padre di Gary ma essendo totalmente inaffidabile finisce per licenziare entrambi.
A Gary dà però una seconda possibilità e da quel momento scatta un qualcosa in più , un rapporto di amicizia tra i due che potrebbero essere benissimo padre e figlio.
Il padre di Gary , ubriacone molesto , ruba i soldi al figlio e arriva a concedere la figlia a due malviventi locali per un pugnetto di dollari.
Gary chiede aiuto a Joe....
E alla fine a Venezia del 2013 ti vedi spuntare il film che non ti aspetti: si presenta un giovane regista che nel suo curriculum ha tra gli altri due film come Strafumati e Lo spaventapassere, quindi non un fine dicitore, ha per protagonista Nicolas Cage che non ha bisogno di presentazioni anche se suscita sospetto per frequentare spesso e volentieri pessimi film, e ti tirano fuori , con la preziosa
collaborazione del giovanissimo e bravissimo Tye Sheridan, una dolorosa ballata sudista , tra lirismo e disperazione che arriva a lasciare il segno.
Joe, un barbuto Nicolas Cage, è un uomo senza radici a cui piace sfondarsi il fegato di birra e alcool in genere e non disdegna dolci compagnie nel suo capiente lettone.
Ma detesta legami affettivi a lungo termine, troppo egoista per pensare a una relazione stabile.
Probabilmente l'unico a cui è capace di dare un po' di affetto è il suo cane, un bulldog americano.
E' rispettato ma ha anche nemici in città e deve stare attento al suo temperamento focoso che spesso lo fa andare in gattabuia per delle scemenze, tipo guida in stato di ebbrezza o resistenza a pubblico ufficiale.
Perché lui non sopporta l'autorità precostituita e non fa altro che rimarcarlo, a costo di pagare un prezzo piuttosto alto.
Ma Joe ha avuto, o meglio, si è creato la sua seconda possibilità.
Quella che vuole crearsi Gary, un quindicenne molto più grande della sua età anagrafica che sente il peso e la responsabilità di difendere la madre e la sorella da un padre ubriacone , scansafatiche e violento che arriva anche a macchiarsi di un tremendo crimine per pochi spiccioli e i rimasugli di una bottiglia di liquore.
Gary e Joe si trovano: uno trova il padre che vorrebbe avere, l'altro il figlio che non ha mai avuto.
Ma il destino si frappone tra di loro e torna a presentare il conto.
Il film di David Gordon Green è un apologo sulle seconde possibilità che si hanno nella vita.
Possibilità che la vita non sempre ti offre e che spesso bisogna crearsi da soli.
Un po' come ha fatto Joe, un inno all'individualismo, l'epitome dell'insofferenza alle regole ma con un suo preciso codice d'onore.
Questo lembo di Texas non è un posto confortevole per vivere, la violenza regna sovrana così come la grettezza d'animo e Joe quasi risalta come un gigante tra i nani per il suo codice d'onore personale che applica sempre e comunque..
Stupisce la potenza espressiva della regia di Gordon Green alle prese con una natura bruta e ingenerosa e si conferma ancora una volta la bravura del giovane Tye Sheridan, già presente in Mud dove duettava con Matthew Mc Conaughey, film affine per tematiche e per stile.
Cage si sforza , riesce comunque a dare forza a un personaggio affascinante e ribelle, uno che vorrebbe lottare contro il mondo intero battendosi a mani nude, a costo di essere bastonato a sangue.
Joe è un film, certo, è tratto da un romanzo e quindi narra vicende di fantasia.
Ma da qualche parte del mondo storie come questa sono all'ordine del giorno.
E fa venire i brividi anche solo per questo....
PERCHE' SI : ballata sudista tra lirismo e disperazione, Cage sopra la sua media, Tye Sheridan bravissimo
PERCHE' NO : qualche accenno di violenza gratuita ( la lotta tra cani per esempio), una storia non lineare , forse un po' troppo lungo.
( VOTO : 7 + / 10 )
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