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Joe Vescovi. Quella pietra colorata brilla ancora...
Creato il 29 novembre 2014 da ScrittoreprogressivoApro Facebook, come ogni mattina, e la giornata inizia subito male. Pino Sinnone annuncia che, proprio stanotte, Joe Vescovi ci ha lasciato.
Senza parole, incapace di dare senso a qualsiasi saluto da battere a chiare lettere sulla tastiera. Intanto, la sua, di tastiera, ha smesso di suonare, ma continua comunque, in qualche modo, a vivere tra i solchi di quei vinili che hanno dato il La alla stagione progressive degli anni Settanta. Cerchiamo semmai di creare una voce che sia in grado di raccontare un'eredità artistica: ne vale la pena (sì, perchè in questi momenti valgono solo due cose. o il silenzio o la sua musica).Il maggiore merito di Vescovi è stato sicuramente quello di essere stata una figura centrale e determinante nella transizione dal beat al prog. E non semplicemente perché era il leader di The Trip. Attraverso la band (nata a Torino dall'incontro di Pino Sinnone e altri musicisti, ma vivacizzata soprattutto dalla presenza di questo ligure salito dalla natia Savona) il suo Hammond arriva sui palcoscenici nazionali, si eleva dalle balere ai festival pop. Si infiamma, a poco a poco, grazie a sperimentazioni effettistiche che trovano complici in altre tastiere quali il piano elettrico, il mellotron e "l'ultimo nato", ovvero il sintetizzatore Moog. I traguardi - espressivi e tecnici - raggiunti dal parco keyboard di Vescovi vanno di pari passo con quelli contemporanei dei fratelli Nocenzi (Banco), Flavio Premoli (PFM), Maurizio Salvi e Vittorio De Scalzi (New Trolls), Patrizio Fariselli (Area), Tony Pagliuca (Le Orme), Oliviero Lacagnina (Latte e Miele) e altri. Un novero di personalità musicalmente forti, capaci di distinguersi dagli "ipse dixit" d'Oltremanica. Il tastierista al centro ed in The Trip Joe è pure frontman, agitatore di proteste a Viareggio nel '71 e spettacolare wizard - tra pirulini e bottoncini, leve e levette - che cresce disco dopo disco. Vediamola un po' questa crescita. Nel 1970 il primo The Trip è portatore sano di una psichedelia che vorrebbe dire di più, un vestito colorato (come la pietra... ), sgargiante ma un po' stretto. Così nel '71 Caronte inaugura il progressive italiano, insieme ad altre pietre miliari (cito L'uomo degli Osanna, In the beginning della Nuova Idea, Collage delle Orme e Dolce Acqua dei Delirium), prima dell'arrivo delle corazzate Banco e PFM. Consolidamento quasi classico in formazione triadica con Atlantide un anno più tardi: un po' E.L. & P., un po' Quatermass ma soprattutto The Trip, compagine decisa a lasciare il segno nell'epopea prog anni Settanta. Il capolavoro nel '73 con il sublime Time of Change, canto del cigno di una compagine prossima allo scioglimento: Rhapsodia occupa un'intera facciata e resta una delle suite più riuscite del progressive rock europeo. Vescovi - in tutta questa storia - è centrale: non è solo il carismatico leader on stage, ma anche l'attento studioso delle forme e dei suoni, con una tecnica alle spalle fatta di studi eterogenei e, per questa ragione, più aperti a soluzioni innovative, nonché personali. Da qui - dopo una breve parentesi con gli Acqua Fragile - Joe Vescovi è chiamato in studio dai Dik Dik e da Umberto Tozzi. Con il nuovo millennio con gli Shout di Franz Dondi (già Acqua Fragile) si dedica a cover beatlesiane, mentre nel 2010 avviene la reunion dei Trip, ricordata durante la Prog Exhibition di quell'anno. Ultimo cameo di rilievo, il passaggio hammondistico nel bellissimo lavoro di Paolo Siani Castles, Wings, Stories and Dreams (sempre nel 2010), dove presta le sue dita in MadreAfrica.
Pino Ballerini (Il Rovescio della Medaglia) ha scritto queste sagge parole sul profilo Facebook di Guido Bellachioma: "Ragazzi il tempo passa inesorabilmente: noi musicisti non ce ne rendiamo conto perché la musica ti mantiene giovane dentro, ma la signora nera non ci dimentica e quando arriva il momento non fa sconti. Niente paura: ritorneremo più belli e più forti che mai! Ciao Joe! Quante serate passate nello stesso posto in quell'anno di quel Cantagiro? Non siamo tristi, tanto prima o poi lo rifaremo, tutti insieme."
Eh già... (Riccardo Storti)
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