Noi italiani siamo sempre così passionali e faziosi che soprattutto quando si parla di calcio non abbiamo dei veri e propri miti condivisi universalmente. Ci sono pochissimi personaggi che tendono a mettere d’accordo tutti e spesso sono stati anche bistrattati, vedi Baggio e Maldini. Gli olandesi invece, anche se adorano parlare dei bei tempi di Gullit-Van Basten-Rijkaard, non hanno assolutamente dubbi su chi sia l’eroe nazionale in fatto di pallone: Johan Cruijff.
Sarà il ricordo che addolcisce la realtà o forse semplicemente la storia di Cruijff è troppo bella e significativa per essere dimenticata. E’ il racconto di un ragazzo nato e cresciuto nell’estrema periferia di Amsterdam, diventato uno dei più forti calciatori di tutti i tempi.
La storia di Cruijff è intrecciata profondamente con quella di Betondorp, un quartiere ormai inglobato all’interno del Ring dalla fervente urbanizzazione cittadina, ma che fino agli anni ’70 era l’estremo avamposto di Amsterdam, là dove di canali non c’è neanche l’ombra. Il Middenweg separava questa specie di incubo di cemento (Betondorp significa appunto “Villaggio di cemento”) dall’ormai defunto stadio De Meer, storico palcoscenico dell’Ajax, dove lavorava la mamma del piccolo Johan come donna delle pulizie.
Come in ogni favola l’inizio è molto duro: a 10 anni entra a far parte dell’Ajax, ma a 12 perde il padre per un attacco cardiaco. I 500 metri che separano la sua casa in Akkerstraat dallo stadio sono il percorso di una staffetta quotidiana, percorsa con la convinzione che il calcio potrebbe essere la via del riscatto da una situazione economica difficile. Johan promette bene e a soli 17 anni inizia a mantenere le sue promesse: ancora minorenne fa l’esordio in prima squadra. L’Ajax perde 3-1 ma il piccolo Johan mette a segno il primo dei suoi tanti gol in maglia biancorossa.
Nel giro di pochissimi anni le straordinarie doti tecniche e fisiche di Cruijff unite alle rivoluzionarie idee tattiche del suo maestro Rinus Michels, portano l’Ajax e l’Olanda ai massimi livelli mondiali. Michels è il profeta del Calcio Totale, un sistema di gioco innovativo in cui tutti i calciatori sono in grado di coprire tutti i ruoli, di cui ovviamente Cruijff è il migliore interprete in assoluto.
L’Ajax inizia a vincere campionati e coppe d’Olanda, nel segno di Cruijff. Nel campionato 1965/66 segna 25 gol in 23 partite, l’anno successivo chiude la stagione segnandone 33. Nel 1969 disputa la sua prima finale di Coppa dei Campioni ma dall’altra parte ci sono gli italiani (una delle bestie nere storiche dell’Olanda a livello calcistico) in particolare il Milan di Rocco, che vince la finale per 4-1.
Fermiamoci un attimo. Ricapitoliamo le coordinate spazio/tempo. Siamo alla fine degli anni ’60 ad Amsterdam, in piena rivoluzione beat e masse di giovani invadono Vondelpark e piazza Dam piantando le loro tende e predicando l’amore libero. Arrivano da tutto il mondo, molti scappano dagli Stati Uniti per evitare l’arruolamento ed hanno un solo obiettivo: divertirsi. Non stiamo parlando esattamente dell’ambiente ideale per venir su come atleta.
Ai Mondiali del 1974 l’Olanda è fra le outsider, c’è molta curiosità intorno al calcio totale, dopo che gli arancioni avevano saltato l’edizione del ’70. I mondiali, soprattutto quelli del 1974, sono la metafora delle metafore per capire miti e frustrazioni (eterne) degli olandesi, non solo a livello calcistico. Durante il torneo l’Olanda stupisce tutti attraverso il gioco corale, i capelli lunghi dei giocatori e le minigonne delle loro mogli in tribuna. E’ una rivoluzione e come al solito gli orange sono in prima fila. 4-0 contro l’Argentina, 2-0 contro la Germania Est, 2-0 contro l’immancabile Brasile. E’ una marcia trionfale verso la finale di Monaco di Baviera, avversari i “nemici” di sempre, l’allora Germania Ovest padrona di casa. L’Olanda batte il calcio d’inizio e costruisce la sua prima azione. Vi prego di guardare il video anche se non vi piace il calcio. Bastano 90 secondi ed è un capitolo importante della storia di questo sport. Dopo un minuto e mezzo la Germania è già sotto di un gol e non ha ancora toccato palla. Controllate. Il fatto che Cruijff detti prima i tempi da ultimo difensore e poi sia l’artefice di una serpentina micidiale che causa il rigore è solo una casualità…
http://www.youtube.com/watch?v=B2AY6kOZbAk
Il problema è che i tedeschi non muoiono mai e quella partita finirà 2-1 per la Germania. Stessa cosa nella finale del 1978, dove l’Olanda perse di nuovo contro i padroni di casa dell’Argentina. Ma anche nel 2010 in finale contro la Spagna. Gli olandesi arrivano sempre a un centimetro dal trionfo, ma anche quando lo meritano falliscono. Forse gli manca l’istinto killer.
Se venite in vacanza ad Amsterdam potete evitare di farvi un giro a Betondorp, non ci trovereste neanche lo stadio De Meer, quello dove Cruijff ha vinto tutto. E’ stato abbattuto nel 1996. Al suo posto c’è tanto verde e campi di ogni tipo. Le strade hanno i nomi di stadi significativi per la storia dell’Ajax: Anfield Road, Wembleylaan e anche Delle Alpihof. Dal 1996 l’Ajax gioca all’Amsterdam Arena, lo stadio “di casa” per eccellenza quando si parla dell’Olanda. Peccato che anche questo sia stato dissacrato da un italiano. Nel mezzo di una simpatica discussione di calcio nominate TOLDO a qualsiasi olandese e vedete come cambia la sua faccia.