John Cantlie: finché Isis mi consente di vivere, bacchetterò i nostri ingannevoli governi

Creato il 14 febbraio 2015 da Maria Carla Canta @mcc43_

Il nuovo magazine Isis è comparso in rete il 12 febbraio: Dall'ipocrisia all'apostasia è il titolo. Anche questa volta si chiude con un lungo articolo a firma di John Cantlie: The Anger Factory, la fabbrica della collera. L'originale in inglese si può leggere o scaricare dal pdf allegato: alla pagina 76.

( original article in english also here )

Nella prima parte Cantlie tratta delle tragiche giornate di Parigi e dell'atteggiamento assunto dalle autorità francesi. Libertà a tutto tondo per le posizioni "CharlieHebdo" e repressione per il comico Dieudonné. "Quindi è lecito offendere l'Islam e dileggiare il Profeta Muhammad, ma è reato difendere l'Islam esprimendo supporto per i mujahidin." La seconda parte dell'articolo di Cantlie è dedicata alla situazione degli ostaggi britannici, la sua in particolare, detenuti dallo Stato Islamico. Come fatto per i suoi articoli precedenti, ne pubblico la traduzione. Per marginale che sia il blog Maktub, almeno idealmente ripara all'ingiustizia denunciata da Cantlie: la superficialità che si ferma ai dati ovvi e ignora l'aspetto umano di una detenzione dal sempre più incerto futuro nel gelido disinteresse del mondo politico, e dei media che ne sono la voce. scrive Cantlie e sottolinea la doppiezza del dipingere l'insorgenza armata come terrorismo, sorvolando, sia i media e sia i Governi, sul sostegno che in Siria si dà ad alcune di queste formazioni.
Le argomentazioni di Cantlie sono simili a quelle di molte altre fonti al di fuori del mainstream: "I governi stanno fomentando crescente rabbia con la loro linea dura e una visione che non funziona nel mondo reale. Si rifiutano di adeguarsi a una situazione complessiva in via di sviluppo e, invece di affrontarla in modo intelligente e diverso, utilizzano pesanti strumenti di polizia e quegli stessi interventi militari all'estero che già avevano peggiorato la situazione negli ultimi decenni".
Come si vedrà più avanti, Cantlie valuta in positivo il controcanto dei social media al mainstream circa l'arroganza dell'Occidente e la conseguente pavloviana risposta militare; in questo blog se ne era già parlato nell'articolo "La presunzione dell'Occidente, origine e sostegno del jihad terrorista".
Chi sembra porre domande intelligenti e prova a guardare il quadro complessivo è il pubblico. Col cambiamento dei media negli ultimi dieci anni, il pubblico non deve basarsi su quegli stessi media diventati così debosciati nel corso degli anni e genera da sé [ "L'ISIS sta giocando al gatto e al topo con #JohnCantlie? "chiede un tweet del 3 gennaio.Ho visto decine di video in cui Cameron dice quanto egli tiene alla vita dei cittadini britannici, ma le azioni a volte dicono più delle parole e non è quello che constato quando si tratta delle famiglie dei cittadini britannici detenuti in Siria.
L'articolo in inglese di un'amica della famiglia Cantlie Petizione #freejohncantlie http://epetitions.direct.gov.uk/petitions/72323 E' tutto strano e dà spazio a un'autentica rabbia nei confronti del proprio governo. Per me è una sensazione nuova, la politica non mi aveva mai toccato, prima avevo vissuto beatamente fuori dalla portata del segnale radar. Non avevo mai nemmeno votato in vita mia, pensavo che tutti i politici sono, per natura, della scuola di pensiero della menzogna, del dire quello che è necessario dire per arrivare al potere, poi fare esattamente come quelli di prima, tranne indossare la cravatta di un colore diverso. Ora, essendo stato esposto in prima persona alla loro gelida indifferenza e a quanto possono essere assolutamente spietati quando le carte sono sul tavolo e occorre prendere una decisione, mi rendo conto di quanto prima avevo visto giusto.
Pur essendo un prigioniero, sono stato trattato con il rispetto e l'educazione che non ho ricevuto dal mio governo. Anche se ne avessi la possibilità, onestamente potrei tornare a vivere in un paese che ha disconosciuto gli altri cittadini britannici, tutte le loro famiglie, e me stesso in modo così sprezzante?
Non credo.
"Gioca e si fa beffe del prigioniero fino a quando lo ucciderà? Spero di no, ma lo temo. "Gli account ISIS in Twitter non ne hanno mai abbastanza di #JohnCantlie" dice un altro. "Ci si dimentica che è un ostaggio su cui pende uno sgozzamento" è il mio commento preferito, anche questo del 3 gennaio. "Buffo come un prigioniero dello Stato Islamico sembra più felice e libero della maggior parte di noi in Occidente! " Interessante, roba che stimola la riflessione, la gente fa domande difficili e diffonde idee che non si trovano da nessuna parte nel mainstream. contenuti], spesso molto tempestivi, sempre più interessanti, talvolta più affidabili. La gente comune ha la mente più aperta per quello che accade in un mondo che cambia e in quello che leggono sono meno controllabili da intromissioni dei governi. Per molti versi, i social media sono diventati un più potente strumento rispetto ai media "reali", perlomeno fin quando non ci si fa ipnotizzare dalle tendenze illusorie che gli stessi social media possono a volte erroneamente trasmettere. Oggigiorno è il pubblico che raccoglie le notizie e i giornalisti le leggono.

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[...] "Mi è stato possibile prendere visione di un certo numero di tweet che riguardano la mia situazione e l'unica cosa che so per quanto riguarda me è che il Foreign Office ha dichiarato "Sappiamo della pubblicazione dei video e stiamo studiando il suo contenuto ".
Bel lavoro! Famiglie e amici hanno fatto molto di più per gli ostaggi britannici e per me. So di una petizione online promossa da alcuni vecchi amici che chiede al governo di prendere iniziative per la mia liberazione. Grazie ragazzi, spero che abbia qualche effetto, ma in realtà chiedere ai governanti di aiutare, mentre sono proprio loro a stabilire le regole, può risultare inutile.
Nel mio caso, il governo britannico deve essere stato soddisfatto di vedere un uomo di 81 anni supplicare per la mia liberazione dal suo letto d'ospedale, e poi morire per non vedere il figlio giustiziato. Era mio padre.
Si son sentiti bene vedendo la mamma di tre bambini chiedere allo Stato Islamico "riprendete contatto diretto" e loro non fare niente. Era mia sorella.
Si sono sentiti bene quando una donna parlava con i media per chiedere di far prendere consapevolezza della situazione, e non aver fatto niente. Era la mia fidanzata, che spero ora mi abbia dimenticato e sia andata oltre.
A tutti loro dico grazie, grazie per i vostri instancabili sforzi. Ma lasciate perdere. Lasciate, andate avanti con la vostra vita, tutti voi.
Cosa può sperare di ottenere una famiglia, anzi quel che ne resta, agendo da sola mentre il governo, i suoi agenti segreti, think tank, ed eleganti quanto pomposi funzionari siedono impassibili senza fare nulla? E' con questa inazione che Cameron e soci hanno spedito me nelle fabbrica della collera, per tutta la sofferenza che la mia famiglia ha dovuto sopportare. Mio padre non stava bene, ma se la cavava l'ultima volta che l'ho visto. Considero l'evidente mancanza di sostegno politico alla mia famiglia, e quindi il governo, in parte responsabile della sua morte.

Sia chiaro per favore, non crediate che queste parole significhino "povero me ". Detesto l'autocommiserazione. Sto solo usando me stesso come esempio. Se non rientri nei parametri predisposti dal governo, sei fuori dalla tela della società regolare, il tuo nome sarà messo all'indice e sarai stoicamente ignorato, così come la situazione impone.
Non è solo l'atteggiamento del mondo politico, anche i media, purtroppo, sanno avere un approccio notevolmente indifferente. Questo si spiega se si tien conto che la maggior parte della stampa è di destra oggi, anche nel Regno Unito (Telegraph, Times, Daily Mail, Sunday Times, il Sun sono schierati con i Conservatori ). Pochissimi gli articoli che tengono conto del quadro più ampio o che pongono domande del tipo "Dovrebbe il governo aiutare di più? ". Oppure "Come evitare che ciò accada di nuovo? ". O anche "Cosa si può fare per aiutare le famiglie in questa situazione? "
Prendendo ancora ad esempio la mia situazione, semplicemente si limitano a dire che è stato pubblicato un altro video, non fanno il minimo sforzo per penetrare sotto il livello superficiale. "John Cantlie, 43enne, interpreta il ruolo di reporter televisivo nel video girato a Mosul in quello che sembra essere un tentativo da parte dei militanti di mostrare che la vita è "normale" nelle città controllate dall'ISIS nel nord Iraq" secondo Mashable del 3 gennaio. "Vuole dimostrare che la vita scorre normalmente a Mosul sotto controllo jhadista ed è girato secondo lo stile televisivo di quelli prodotti per pubblicizzare i viaggi vacanza " ha scritto il Telegraph del 3 gennaio. "Mr Cantlie dice di aver accettato da tempo che il suo destino è 'estremamente probabile' sarà lo stesso di altri prigionieri " ha detto l'Express del 4 gennaio.In molti report c'è poco o niente che sia commento o analisi, solo "Cantlie fa un altro film e parla di questo e quello". E' utile che i media commentino la mia situazione se si danno la pena di far riflettere il pubblico oltre l'ovvio, perché compito del giornalista - e ce ne sono di ottimi in giro - è andare sempre un po 'più a fondo rispetto al livello superficiale. (vedere in questo blog l'articolo " ISIS, le domande che i media non (si) pongono" )
Lo spettro della mia morte compare sempre nei servizi e l'ho letto talmente tante volte che ho il vago sospetto che i media siano impazienti che avvenga la mia esecuzione. Un sito internet , Newsday 24/7, era così ansioso che io morissi da pubblicare il 13 dicembre una storia, in pessimo inglese: "Fonti all'interno dello Stato islamico hanno dichiarato a Newsday 24/7, che il giornalista britannico, John Cantlie viene giustiziato" detto così, piattamente, senza effettuare qualsiasi tipo di controllo su una dichiarazione così grave. Inconcepibile. Un hacker dovrebbe bloccargli il sito, per tutta l'angoscia che hanno causato alla mia famiglia.

La verità di tutta la questione, per chi lo vuole sapere, è che sto facendo del mio meglio in questa mia situazione. Nel lontano settembre avevo detto che avrei continuato a parlare contro i nostri ingannevoli governi fin tanto che i mujahidin mi avessero permesso di vivere, ora nel mese di febbraio è ancora così. Se i mujahidin mi chiedono di girare un video o scrivere un articolo che in qualche modo bacchetta un sistema politico che semplicemente non si cura dei suoi cittadini - nonostante l'incessante ripetere il contrario - io prendo al volo l'occasione.

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