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John De Andrea e la natura umana

Da Straker
John De Andrea e la natura umana
Oggi i “giornalisti” sono gli alfieri della disinformazione.
Qualcuno continua ad indagare sull’ormai nota fotografia che ritrae un bambino curdo (o siriano?) esanime su una spiaggia. A proposito di questo scatto, il filosofo Diego Fusaro si esprime nel modo seguente: “Direi che c'è un uso selettivo delle immagini, cioè il mondo della manipolazione organizzata va a vedere solo frammenti scelti per riconfermare sempre l'ordine simbolico dominante. Di conseguenza del bambino non gliene fregava nulla al finto buonismo del potere, interessava, invece, usare quelle immagini per preparare al bombardamento della Siria in nome dei ‘diritti umani’”.
Si può solo concordare: i media sono la cassa di risonanza delle decisioni prese dagli apparati e dei loro brutali progetti. Aggiungerei che dei bimbi non interessa un fico secco pressoché ad alcuno, non solo al potere. In una realtà ridotta a teleromanzo, le emozioni forti, sebbene effimere, sono quelle che spingono l’opinione pubblica a schierarsi, a muoversi proprio nella direzione voluta da infernali governi.
Alcuni (o molti?) tra coloro che hanno accolto calorosamente i profughi in Germania, sono mossi solo da ostentazione, dal desiderio di esibire il loro spirito umanitario, proprio come Donna Prassede nei “Promessi sposi”. Donna Prassede, infatti, si picca di fare il “bene” non per reale altruismo, ma per vanità, per dimostrarsi filantropa. Costoro che sono oggi tanto disponibili verso gli immigrati sono gli stessi che ignorano i Tedeschi indigenti ed altri derelitti.
Stando così le cose, non ha alcuna importanza se l’istantanea immortali un piccolo naufrago in carne ed ossa o sia un’opera iperrealistica di John De Andrea. Oggi, in modo paradossale, ci si commuove per il destino di un personaggio fittizio piuttosto che per una vera tragedia, a meno che la sciagura non ci tocchi più o meno da vicino. L’empatia, la sensibilità, la fratellanza, la comprensione non appartengono più ad un genere umano degenere. Le sventure e la morte sono esorcizzate e nascoste dietro la rutilante scenografia delle carabattole tecnologiche; la capacità critica ed il ragionamento avulso dal pericoloso influsso degli organi mainstream sono azzerati.
E’ indubbio: è stato operato un uso selettivo, capzioso ed indegno delle immagini, ma qualora fossero stati esibiti i bambini palestinesi ustionati dalle bombe al fosforo o un fanciullo pallido, malato di leucemia, anche senza i secondi fini tipici delle testate ufficiali, ad esempio raccogliere fondi che poi gonfiano le tasche dei soliti noti, sarebbe cambiato e cambierebbe qualcosa? Quanto sarebbe durata la partecipazione al dramma? Esistono le persone veramente solidali, ma esse operano in silenzio, evitando clamori e senza lasciarsi condizionare da un’icona vera o falsa che sia, il cui effetto è comunque temporaneo.
Riconosciamo che purtroppo i rapporti interpersonali sono oggigiorno deteriorati non di rado anche in ambito familiare o all’interno del vicinato, senza dimenticare gli ambienti di lavoro, spesso sentina di invidie e di maldicenze. Quando non siamo capaci di vivere in sufficiente armonia con gli altri neppure in piccoli contesti sociali, crediamo di poter affrontare sfide ben più difficili e ci sentiamo in diritto di indignarci per le ingiustizie? Ormai abbiamo perduto la nostra identità, a causa dell’egomania ed è illusorio pensare di superare ostacoli, di valicare muri che sono stati eretti dentro di noi.
John De Andrea, con le sue sculture in materiali sintetici, veramente finte, ci mostra in maniera impietosa che cosa quasi tutti sono diventati.

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