Tutti sanno che secondo John Elkann i giovani italiani non trovano lavoro perché stanno bene a casa o non hanno ambizione. Fa riferimento a molti lavori ai quali i ragazzi non sembrano interessati e quindi ‘liquida’ sostanzialmente l’emergenza occupazione e futuro come una questione di scarsa o cattiva volontà e assenza di bisogno.
Diego Della Valle ha pensato prontamente a dargli dell’imbecille, presumo interpretando il desiderio e il pensiero collettivo. Inutile ripetersi. Solo un privilegiato può essere tanto avventato, sgraziato e improvvido.
La crisi più drammatica la vivono gli adulti, in realtà. A 40 o a 50 anni (per non dire oltre) sei un fantasma nel mondo del lavoro eppure non hai una pensione a portata di mano e magari hai una famiglia da mantenere. Forse per i giovani la predica non sarebbe dunque sbagliata al 100%: è talvolta impossibile per un 20enne che non si chiami Elkann o giù di lì trovare il mestiere dei sogni, esercitare l’agognata professione, collocarsi nel posto che piace ma sono invece percorribili strade alternative. Ci sono settori e mansioni dove l’offerta è continua e talvolta pure consistente eppure la gioventù non li trova appetibili e soddisfacenti.
E’ il pulpito che francamente fa prudere le mani. John Elkann ha perso una buona occasione per tacere. Gli imprenditori che potrebbero fare lezioni o dare bacchettate sono anni luce diversi da lui.
Eppure ho l’atroce sospetto che per uno nato John Elkann sia davvero difficile capirlo. Mi pare un guaio peggiore dell’imbecillità espressa. Non per lui, per noi tutti, che proseguiamo a non affrontare seriamente tutto il nostro costume beota e decadente.
16 febbraio 2014 - Autore: Irene Spagnuolo